Il Cavaliere Oscuro – “Lui non è un eroe. É un guardiano silenzioso.”

Pubblicato il 7 Settembre 2011 alle 18:01

Prima ancora dell’uscita di Batman Begins, lo sceneggiatore David Goyer scrisse il trattamento per due sequel che prevedeva in entrambi la presenza del Joker. Nel terzo capitolo della saga, la folle nemesi di Batman avrebbe sfigurato il procuratore distrettuale Harvey Dent in tribunale trasformandolo in Due Facce. Il 31 luglio 2006, un anno dopo il trionfo di Batman Begins, la Warner annunciò il sequel stanziando un budget di 185 milioni di dollari. A Goyer si unì Jonathan Nolan, fratello del regista Christopher con il quale aveva lavorato in The Prestige, uscito nel dicembre 2006. Jonathan è anche l’autore di Memento Mori, racconto breve da cui il fratello trasse Memento, il suo secondo film.

Jonathan e Christopher Nolan

Poiché la figura del Joker sarebbe stata fondamentale per la riuscita del film, Jonathan Nolan e Goyer studiarono in maniera approfondita tutto il materiale sul personaggio e decisero di basarsi soprattutto sulla versione delle prime apparizioni risalenti al ’40. Consultarono così Jerry Robinson, co-creatore del Joker insieme a Bob Kane e Bill Finger. Presero spunto anche da The Killing Joke, acclamata graphic novel dell’88 scritta da Alan Moore che raccontava le origini del villain e ne approfondiva la perversa filosofia. Continuarono a rifarsi anche a Il Lungo Halloween che aveva già fornito materiale per Batman Begins e nel quale si raccontava la corruzione di Dent in Due Facce.

Gli sceneggiatori decisero di voler tenere al centro della storia Harvey Dent, dall’apice come eroico procuratore distrettuale di Gotham City alla sua caduta, per questo motivo non era necessario approfondire le origini del Joker. Preferirono renderlo più misterioso e concentrarsi sul suo ruolo di nemesi perfetta di Batman. Lo script raccontava soprattutto di un’escalation di follia e criminalità annunciata nel finale del primo film e causata dalla presenza di Batman a Gotham. Al regista piacque molto l’idea di intitolare il film The Dark Knight (Il Cavaliere Oscuro) senza usare la parola Batman perché legittimava l’opera come sua visione personale del supereroe.

Locandina

I personaggi principali della storia sono quattro. Naturalmente c’è Batman che, secondo alcuni, sarebbe solo una figura secondaria nel film. Niente di più falso. L’intera storia ruota attorno a Batman, alla sua figura ispiratrice, all’influenza che ha sugli abitanti di Gotham, al suo ruolo di vigilante in contrapposizione alla carica istituzionale di Dent e, soprattutto, alla sua importanza come difensore dell’ordine contro il caos e l’anarchia scatenate dal Joker. Tutto riconduce a Batman e, al contrario di quanto accadeva in altre pellicole dedicate al supereroe, è l’argomento principale anche nelle scene in cui è assente.

Batman

Christian Bale, che aveva lavorato con Nolan anche in The Prestige, tornò nel ruolo di Bruce Wayne. Venne approfondita la componente investigativa del personaggio che, nel fumetto, è noto per essere il più grande detective del mondo. Bale dovette calarsi ancor di più nella psiche di Bruce Wayne ed identificarsi con il senso di sacrificio che lo porta a mettere a rischio la propria incolumità e a rinunciare agli affetti per portare avanti la sua crociata, conclusa la quale potrebbe tornare a condurre una vita normale esorcizzando la propria ossessione. Bale intensificò gli allenamenti di keysi conferendo alle mosse maggior potenza e precisione. Nolan era entusiasta dell’estremo coinvolgimento di Bale nel personaggio e nella storia e del modo che aveva di trasformarsi da uomo comune in combattente proprio come accade a Bruce Wayne.

Il problema che Bale aveva con il costume, troppo rigido e pesante, divenne parte integrante della trama. Bruce chiede al fido Lucius Fox di procurargli un’armatura più comoda e che gli permetta di voltare la testa. La costumista Lindy Hemming si ispirò alle divise dei motociclisti e alle placche in kevlar usate nell’esercito ridisegnando il costume in modo più sottile, moderno ed arioso. É composto da 200 pezzi in gomma e fibra di vetro separati da zone flessibili in nylon e maglia metallica con il cappuccio staccato dal torace. Nel film, Batman è dotato di un maciullatore che gli permette di divellere la lamiera con le mani, di un fucile assemblabile spara bombe appiccicose e di un paio di guanti in grado di sparare le appendici acuminate. Per gli abiti di Bruce Wayne venne realizzata una linea apposita da Giorgio Armani.

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Per il Joker venne scelto il trentenne Heath Ledger, interprete tra l’altro de I Segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee, film premio Oscar per il quale aveva ricevuto una nomination come miglior attore protagonista. Ledger riconobbe nel Joker un assassino psicopatico, schizofrenico e disempatico volto a rovesciare l’ordine sociale attraverso il crimine. L’attore si isolò per sei settimane in una stanza d’hotel per immedesimarsi nel personaggio e registrò i suoi pensieri “da Joker” in un diario. Perfezionò una postura ingobbita che lo rendeva aggressivo ed una voce iconica ispirandosi a Malcolm McDowell in Arancia Meccanica, al cantante inglese Sid Vicious e, a quanto pare, al Corvo di Brandon Lee, attore col quale avrebbe condiviso la triste sorte. Oltre ai graphic novel sopracitati, Ledger trasse spunto anche da Arkham Asylum di Grant Morrison e Dave McKean.

Nel Batman di Tim Burton, il Joker di Jack Nicholson è uguale solo superficialmente a quello del fumetto, un delinquente che impazzisce in seguito alla caduta in un vascone d’acidi, uccide usando lo Smilex, un veleno che lascia un ghigno sul volto delle vittime, ed usa armi camuffate da giocattolo, ma è molto diverso nei contenuti, considera Batman un semplice ostacolo ai suoi piani e s’innamora di Vicki Vale. Il Joker di Ledger è invece più fedele ai contenuti dell’opera originale anche se risulta esteticamente più moderno e realistico, semplicemente truccato e con un ghigno fatto di prosaiche cicatrici. Questo Joker agisce in funzione di Batman, lo riconosce come sua controparte complementare col quale dovrà confrontarsi in eterno. Non vuole ucciderlo, vuole farlo abbassare al suo livello e vuol tirare fuori il peggio dei gothamiti.

É la versione di Alan Moore in The killing Joke che afferma che tra la sanità mentale e la follia c’è solo una giornata storta. Come dice il Joker nel film: “La follia è come la gravità. Basta solo una piccola spinta.” Ed è convinto che, spingendolo oltre il limite, anche Batman possa cadere. Nel fumetto, ci prova con il commissario Gordon. Nel film, come vedremo, ci riesce con Harvey Dent. Anche la battuta “Why so serious?”, “Perché sei così serio?”, divenuta una frase iconica del film, si rifà all’opera di Moore. In una vignetta il Joker chiede a Batman: “Why aren’t you laughing?”, “Perché non ridi?” sottolineando la fondamentale dicotomia tra i due personaggi

La natura schizofrenica del Joker emerge quando racconta le vicende del suo passato. Afferma che le cicatrici sul suo volto gli sono state inflitte dal padre, poi cambia versione dicendo che se le è procurate da solo. Curiosamente è un’interpretazione che richiama Mad Love, numero speciale di The Batman Adventures, collana ispirata alla serie animata. La storia, vincitrice di un Eisner Award, racconta di come il Joker abbia spinto alla follia Harleen Quinzel, giovane psichiatra del manicomio di Arkham, facendola innamorare di lui e trasformandola in Harley Quinn. Durante le sedute psichiatriche, il folle la impietosisce raccontandole di come venisse maltrattato dal padre quand’era piccolo. Alla fine della storia, Batman chiede ad Harley: “Quale ti ha raccontato, Harley? La storia del padre che lo maltrattava o quella della mamma alcolizzata? Anche quella dell’orfano in fuga è abbastanza toccante.” Le somiglianze col film, magari anche involontarie, appaiono evidenti.

Nel film, il Joker minaccia di morte il commissario Loeb, di nuovo interpretato da Colin McFarlane, e, nonostante la sorveglianza della polizia, riesce ad ucciderlo con del veleno. Il rimando alla prima apparizione del Joker sullo storico n. 1 di Batman è palese. Nel fumetto, il folle annunciava la morte di alcuni miliardari per rubar loro delle pietre preziose beffando puntualmente le forze dell’ordine che si mobilitavano per proteggerli. Anche il travestimento da poliziotto che il Joker adotta nel film durante il funerale di Loeb è ispirato alla stessa storia. Riuscitissima la gag nella quale il Joker conficca una matita nel cranio del gangster Gambol, cha ha il volto di Michael Jai White (protagonista del cinecomic Spawn). In Arkham Asylum di Morrison, Joker fa credere a Batman di aver accecato una dottoressa scavandole appunto nell’orbita con una matita.

Per il look, Lindy Hemming voleva qualcosa di più giovane e trendy rispetto alle versioni cinematografiche precedenti e optò per un misto di frivolo e grunge, un abito che doveva riflettere la personalità di un uomo a cui non importa nulla di se stesso. La squadra di Peter Robb-King si occupò del make-up creando le protesi per le cicatrici. Il semplice colore bianco per il volto venne giudicato insufficiente così si aggiunse del nero e si bagnarono i capelli dell’attore che, gocciolando, sbavava il trucco rendendolo inquietante.

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Per il ruolo di Harvey Dent, Nolan scelse Aaron Eckhart che ha la mascella quadrata, i capelli biondi e gli occhi azzurri del classico eroe americano. Ma Eckhart ha anche interpretato personaggi corrotti in The Black Dahlia, Nella società degli uomini e Thank you for smoking. Dent è l’altra faccia della medaglia di Batman. É l’eroe pubblico, lo shining knight, cavaliere senza macchia, non ha bisogno di una maschera. É la stessa differenza che intercorre tra Superman e Batman, luce ed oscurità, eroe ed antieroe. Questo dualismo è rappresentato dalla moneta truccata di Dent che ha due facce assolutamente identiche ma che simboleggia anche una schizofrenia latente dell’eroico procuratore distrettuale. Il soprannome “Due Facce” gli è stato infatti affibbiato quand’era nella disciplinare. Il momento in cui Dent, Gordon e Batman stringono un patto sul tetto del dipartimento di Gotham di fronte al bat-segnale appare identico ne Il Lungo Halloween.

Com’è noto, nel fumetto Harvey Dent viene sfigurato in tribunale dal boss Maroni con una fiaschetta di acido. All’inizio del film troviamo Dent in tribunale, Maroni è in aula per essere incriminato. Ci si aspetta che stia per accadere quanto sappiamo. In effetti qualcosa accade. Un teste al banco degli imputati estrae una pistola per sparare a Dent ma il p.d. lo stende con un pugno. Qualcosa scatta nella testa del pubblico che conosce il fumetto. Il mondo è senz’altro quello di Batman ma le cose filano in modo lievemente differente, come se fosse una delle Terre parallele dell’universo DC. É tutto uguale e diverso al contempo.

Questa scelta stilistica e narrativa crea la giusta imprevedibilità negli eventi e il film non risulta un semplice “copia e incolla” dal fumetto come accade, seppure in modo legittimo, in Sin City o 300. Ci sono altri momenti del film in cui avvertiamo questa sensazione di familiarità all’interno di dinamiche narrative del tutto nuove. Un esempio è la scena in cui il Joker brucia una montagna di denaro in un magazzino del porto per continuare a perpetrare il suo messaggio di anarchia e dimostrare che il suo scopo non è la ricchezza. Ne Il Lungo Halloween, Batman e Dent entrano in un magazzino del porto in cui è stipato il denaro sporco del boss Falcone e lo bruciano. Stessa immagine, contenuti differenti.

Lanciare dell’acido da una fiaschetta contro il volto di qualcuno e sfigurargli esattamente metà della faccia era assolutamente improbabile e improponibile per un maestro del realismo come Nolan. Dent viene legato ad una sedia in un magazzino pieno di barili di benzina con un detonatore. Si rovescia a terra insieme ad un barile e metà della faccia gli resta schiacciata sul pavimento allagato di benzina. Batman giunge a salvarlo ma l’esplosione incenerisce metà della faccia del procuratore. Robb-King e il responsabile degli effetti digitali Nick Davis elaborarono il volto devastato di Dent prima sulla carta, poi con delle sculture d’argilla e infine con la computer grafica mediante i sensori posti su metà della faccia di Eckhart.

Il Joker raggiunge Dent in ospedale e gli fa il suo discorso sull’equità del caos spingendo facilmente verso la follia il rabbioso e ormai squilibrato procuratore. É una scena bellissima, l’unica in cui vediamo il Joker e Harvey\Due Facce insieme ed è infinitamente più intensa e profonda di tanti team-up tra villains visti in altri film su Batman. La dinamica ricorda la story-arc a fumetti Un posto solitario dove morire, nella quale viene introdotto Tim Drake, il terzo Robin. Nella storia, Due Facce commette una serie di crimini spronato dal Joker che dà voce al lato oscuro e perverso del procuratore parlandogli attraverso una radio. Ne Il Lungo Halloween, Due Facce tradisce la sua carica istituzionale e i propri principi ergendosi a giudice, giuria ed esecutore quando uccide Falcone. Nel film, in maniera molto simile, la vendetta di Due Facce verso i criminali e i poliziotti corrotti. Per decidere se uccidere o no le sue prede, lancia la sua moneta che ora ha un lato sfregiato come il suo volto. Il 50% di possibilità di vita o di morte. Metà e metà. L’esatta filosofia di Due Facce e l’equità del caos secondo il Joker. Il percorso di Dent è stato sviluppato talmente bene e portato a compimento in modo così perfetto che gli sceneggiatori si sono potuti permettere di ucciderlo alla fine del film. Il personaggio ha ormai detto tutto.

Dunque, Batman, Joker e Harvey Dent. Il quarto personaggio fondamentale del film è Gotham City. Come detto, il Joker vuole dimostrare che gli esseri umani sono solo opportunisti disposti a sbranarsi tra loro mentre Batman ha fede nei gothamiti. Come il Joker dice nella sua ultima scena, è per “l’anima di Gotham” che lui e Batman si affrontano. Così abbiamo i cittadini che accusano Batman di essere responsabile dell’escalation di morte e terrore, abbiamo poliziotti corrotti come Anna Ramirez, l’inflessibile sindaco Garcia, interpretato da Nestor Carbonell, un gruppo di imitatori di Batman mal equipaggiati, l’impiegato della Wayne Enterprises che scopre l’identità segreta di Bruce e decide di ricattarlo, infine i civili e i detenuti sui traghetti che vengono sfidati dal Joker a farsi saltare per aria a vicenda detonando dell’esplosivo prima che sia lui a farli esplodere entrambi. Questi sono gli abitanti di Gotham e il differente impatto che Batman, Joker e Dent hanno su ciascuno di loro ed è in fondo il significato ultimo e l’importanza dell’eroe, dell’antieroe e dell’icona.

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Gary Oldman torna nel ruolo del tenente Gordon e, rispetto a Batman Begins, viene maggiormente esposta la sua famiglia. Gordon si spinge al limite decidendo di fingersi morto per non mettere in pericolo l’incolumità dei suoi cari. Vediamo così tutta la rabbia e la disperazione di Barbara che accusa Batman per l’accaduto. Nel finale, la famiglia di Gordon, divenuto commissario, viene invece rapita da Due Facce che vuol vendicare la morte dell’amata Rachel causata dalla corruzione nel dipartimento di polizia. Gordon viene qui messo sotto pressione, costretto a scegliere il membro della sua famiglia che più ama. É l’eroe umano, fallibile, il grigio tra il bianco di Harvey Dent e il nero di Batman. A proposito della familiarità visiva di alcune situazioni, il momento in cui Gordon si traveste da agente SWAT per catturare Joker ricorda Il Lungo Halloween dov’è invece Batman a camuffarsi per catturare il killer Festa.

Tra i personaggi secondari di questo sequel, da sottolineare due new entry ispirate al fumetto. Il detective Gerard Stephens, interpretato da Keith Szarabajka, richiama nel carattere rude e nel fisico corpulento il più trasandato Harvey Bullock dell’opera originale, caduto nel vortice dell’alcolismo e più volte in conflitto con Batman. Curiosamente, Szarbajka ha doppiato numerosi videogames e serie animate DC e Marvel. La detective corrotta Anna Ramirez, interpretata da Monique Gabriela Curnen, ricorda nell’etnia latina e nella contraddittoria integrità morale Renee Montoya, amatissima dai fans del fumetto, omosessuale, anche lei finita in una spirale autodistruttiva per poi diventare, in tempi recenti, prima del grande reboot DC, la vigilante Question.

Anche Michael Caine ha lavorato in The Prestige prima di tornare a vestire il ruolo di Alfred. Il maggiordomo continua a rivelarsi saggia figura paterna per Bruce con una sottile punta di humour inglese particolarmente apprezzato da Nolan che ha dichiarato di non aver mai lavorato con un attore più divertente. Nel ruolo di mentore di Bruce, il racconto di Alfred sul ladro in Birmania che ha rubato dei gioielli solo per divertimento è particolarmente significativo per comprendere la mentalità del Joker. Come angelo custode, invece, Alfred brucia la lettera in cui la defunta Rachel afferma di voler sposare Dent. Bruce non conoscerà mai l’amara verità.

Divenuto direttore esecutivo della Waynecorp. alla fine del primo film, Lucius Fox, ancora interpretato da Morgan Freeman, ha ora un rapporto più esplicito con Bruce e continua a fornirgli armi ed equipaggiamento. Fox dimostra tutta la sua integrità morale opponendosi all’ausilio di un dispositivo sonar con il quale si possono spiare i gothamiti attraverso i cellulari e tracciare così una mappa della città. Per questo motivo, Bruce decide che Fox sarà l’unico a poterlo utilizzare e, dopo la cattura del Joker, fa in modo che venga distrutta. La situazione ricorda quella che avviene nel fumetto con il Progetto Omac. Batman crea un satellite con il quale è possibile spiare ogni singolo essere umano del pianeta scatenando le reazioni etiche dei compagni della Justice League.

Katie Holmes non tornò nel ruolo di Rachel preferendo prendere parte alla pessima commedia Mad Money. Venne sostituita da Maggie Gyllenhaal che offrì un’interpretazione più matura del personaggio. Ancora assistente del procuratore distrettuale, qui intreccia una relazione sentimentale con Dent che nel fumetto è invece sposato con Gilda. Rachel è il personaggio che riesce a capire meglio Bruce, sa che non abbandonerà mai l’identità di Batman perché Gotham avrà sempre bisogno di lui e quindi una loro eventuale relazione è impossibile. Uccisa dalla criminalità di Gotham, Rachel lascia una lettera a Bruce, che lui non leggerà mai, nella quale lo invita ad “avere fiducia nella gente”. Ed è esattamente quello che Batman farà alla fine, sicuro che civili e detenuti sui traghetti non si uccideranno a vicenda.

Salvatore Maroni, erede dell’impero criminale di Gotham dopo Falcone, è interpretato da Eric Roberts, esperto in ruoli da gangster. Nel fumetto è Maroni a sfigurare Dent con l’acido in tribunale. Nel film è la causa più o meno indiretta della sua trasformazione e della morte di Rachel. Alla fine, infatti, non viene rivelato chi sia stato davvero a catturare il procuratore distrettuale e la compagna e tutti fanno a scaricabarile. Il concetto è che la corruzione di Gotham ha portato alla caduta del cavaliere senza macchia. Il momento in cui Batman interroga Maroni sul Joker richiama ancora una volta Il Lungo Halloween. All’inizio del film c’è anche un cameo di Cillian Murphy che torna nel ruolo dello Spaventapasseri per riallacciare subito il discorso con il primo film.

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Per la regia, Nolan fu fortemente influenzato dal cinema di Michael Mann e dal suo Heat – La sfida in particolare. La struttura narrativa di The Dark Knight risulta esattamente l’opposto di quella di Batman Begins. Nel primo film, infatti, si raccontavano le origini del protagonista e i villain avevano un piano preordinato. Si seguiva un filo narrativo logico. Nel sequel, invece, la presenza del Joker che scatena il caos e, a tratti, improvvisa, rende i vari momenti della storia molto slegati ed imprevedibili, si ha quasi la sensazione di saltare di palo in frasca. Il film funziona perfettamente e il pubblico resta costantemente spiazzato. A Nolan piace ingannare il pubblico con semplici espedienti, è un maestro in tal senso, lo fa in tutti i suoi film. In The Prestige l’arte dell’inganno è il tema principale della storia. In Batman Begins ci fa credere che Ra’s Al Ghul sia morto quando non lo è, qui fa lo stesso con Gordon. Il Joker, poi, è una fucina di sotterfugi e il regista lo sfrutta abilmente.

Le riprese ebbero inzio il 18 aprile del 2007. A conferire un’atmosfera diversa al film fu anche la scelta di girare molte più scene a Chicago anziché nella fittizia Gotham City ricostruita in interni del primo capitolo. Ne risulta un film visivamente meno claustrofobico ma non meno oscuro. Inoltre, Nolan volle girare alcune scene in IMAX, un formato che veniva utilizzato comunemente per i documentari o le telecronache sportive ma non per scene cinematografiche in cui è richiesto il continuo movimento della steadicam, pesante 45 chili.

La prima scena ad essere girata in IMAX fu il prologo nel quale il Joker e la sua gang rapinano una banca della mafia, ricostruita all’interno dell’Old Chicago Main Post Office che venne utilizzato anche per il Dipartimento di Polizia. La sequenza è bellissima. Come pianificato dal Joker, i suoi uomini si eliminano a vicenda dopo aver terminato la loro parte nel furto. Nel ruolo del dipendente troviamo il noto attore William Fichtner che aveva recitato in Heat – La sfida, chiaro omaggio di Nolan al film di Mann.

L’imprenditore cinese Lau, interpretato da Ng Chin Han, è il contabile della mafia e, una volta scoperto, fugge ad Hong Kong, fuori dalla giurisdizione delle autorità americane. Tocca quindi a Batman catturarlo e riportarlo a Gotham. L’International Finance Centre di Hong Kong fu utilizzato per la sede della corporazione di Lau. La scena prevedeva che Batman saltasse da un grattacielo per piombare nell’edificio e fu provata e riprovata a Chicago da uno stunt appeso ad un elicottero. Le autorità cinesi però si opposero per diversi problemi pratici e burocratici. Il salto fu così creato in studio col green screen e la città aggiunta digitalmente. Ma la sequenza che vede Christian Bale in piedi sulla sommità del grattacielo è autentica e girata in IMAX.

La scena più spettacolare del film è certamente quella dell’inseguimento girato sulla Lower Wacker di Chicago. Dent viene trasportato dalla polizia in un furgone blindato della SWAT. Il Joker lo attacca con un lanciarazzi da un tir e Batman giunge alla riscossa a bordo della Batmobile. Un altro furgone della SWAT va fuori strada e finisce nel fiume, un salto spettacolare per il quale fu necessario sparare il veicolo con del nitrogeno ad alta pressione. Il momento in cui la Batmobile carica il camion della nettezza urbana guidato da uno degli uomini del Joker è stato realizzato con dei modellini.

Colpita dal lanciarazzi, la Batmobile viene distrutta. La carrozzeria si apre, le ruote anteriori e posteriori si allineano e il sistema di scarico diventa l’intelaiatura di un nuovo veicolo: il Batpod. Apparentemente una moto, si tratta invece di un veicolo del tutto singolare dotato di cannoni, mitra e lanciarampini. Praticamente impossibile da pilotare, l’unico in grado di governarlo fu lo stunt Jean Pierre Goy, uno dei migliori motociclisti al mondo. Il costume di Batman fu dotato di uno zaino per ripiegare il mantello perché non fosse d’intralcio durante la guida ma non fu necessario utilizzarlo. Appena il Batpod partiva, infatti, il mantello prendeva aria e svolazzava naturalmente. Un effetto scenografico di cui Nolan fu soddisfatto considerando il mantello un elemento fondamentale dell’iconografia di Batman. Seppure inesistente nel fumetto, il Batpod fu in seguito introdotto nelle storie di Batgirl.

Utilizzando i rampini, Batman aggancia il tir del Joker e riesce a farlo rovesciare. Nolan non intendeva usare effetti digitali o modellini. Voleva una sequenza autentica come nel suo stile e fortemente spettacolare da riprendere in IMAX. L’autoarticolato venne così fatto ribaltare con l’uso di un pistone caricato a dinamite. Durante la pianificazione dell’inseguimento, il tecnico maori Conway Wickliffe restò ucciso in un incidente d’auto.

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La scena preferita da Nolan nonché la più intensa del film è senz’altro quella dell’interrogatorio. Gordon permette a Batman di incontrare il Joker nella sala interrogatori del dipartimento per tentare di scoprire dov’è stato portato Harvey Dent, rapito dalla malavita. Da un punto di vista tecnico, la scena fu una bella sfida per il regista, per lo scenografo Nathan Crowley e per il direttore della fotografia Wally Pfister. Quando la sala è illuminata solo da una lampada da tavolo, il trucco del Joker risulta assolutamente inquietante, quando si accendono le luci al neon, invece, è possibile ammirare il costume di Batman fin nei minimi dettagli. La scena fu ripresa con una telecamera a mano. In alcuni momenti, le telecamere riprendevano attraverso i vetri-specchio. Così Christian Bale e Heath Ledger erano soli all’interno della stanza, si guardavano attorno e si vedevano allo specchio con i costumi addosso, un effetto che risultò straniante e totalmente immersivo per i due attori.

Sono diversi, nel fumetto, gli incontri tra Batman e il Joker in una cella o in una stanza imbottita di Arkham. Ma questa scena in particolare è chiaramente ispirata all’inizio di The Killing Joke in cui Batman interroga il Joker per poi scoprire che si tratta di un impostore travestito per coprire l’evasione del folle. Nel film, è un faccia a faccia estremo tra i due personaggi. Batman ha una sola regola: non uccidere. Joker vuole che lui la infranga, che si sporchi le mani, vuole dimostrare l’ipocrisia del mondo e lo stuzzica rivelandogli che anche Rachel è stata rapita, intuendo il legame tra i due. Batman supera il limite sfogando vanamente la sua furia sul folle per realizzare l’inutilità dello scontro fisico contro chi prospera nella violenza.

Nella sua opera, Moore ci dice che il Joker e Batman non sono poi così diversi, che entrambi sono diventati quello che sono in seguito ad un trauma e che travestirsi da pipistrello non è in fondo un atteggiamento più sano del travestirsi da clown. Nelle ultime tavole di The Killing Joke, la barzelletta sul folle che segue l’altro folle è quantomai esplicativa. Frank Miller, notoriamente d’ideologie opposte a quelle di Moore, ha sempre tracciato una linea netta tra il suo Batman, duro e violentissimo, e l’anarchia e la perversione del Joker razionalizzando l’atteggiamento del vigilante. Quest’ultima è la versione più convenzionale, sposata dalla maggior parte degli autori DC. Nella scena dell’interrogatorio, sembra quindi di vedere scontrarsi le ideologie dei due grandi fumettisti: il Batman di Miller contro il Joker di Moore. Destinati a scontrarsi in eterno. Perfetto equilibrio. Il vero miracolo degli sceneggiatori del film.

Dopo la distruzione di Wayne Manor in Batman Begins, Bruce si trasferisce nell’appartamento all’attico della Wayne Enterprises, come accadeva nel fumetto durante gli anni ’70. Invece del Chicago Board of Trade Building utilizzato nel primo film, si girò al Richard J. Daley Center.

Coleman Reese, interpretato da Joshua Harto, è un dipendente delle Wayne Enterprises che scopre l’identità segreta di Bruce e viene dissuaso da Fox a ricattarlo. Reese decide allora di rivelare il segreto in tv. Il Joker non vuole, perché significherebbe la fine del suo divertimento nello scontro con Batman, e minaccia di far saltare in aria un ospedale se Reese non verrà ucciso. I cittadini tentano di farsi giustizia da soli. Quando un uomo su un fuoristrada attacca la volante in cui viene trasportato Reese, Bruce usa la sua Lamborghini Murcielago per fare da scudo. Una scena molto complessa per la quale fu necessaria una pianificazione sincronizzata estremamente precisa. Fu girata nella Lake Street di Chicago, richiese la chiusura di quindici isolati e l’uso di tre Lamborghini.

Per l’esplosione del Gotham General Hospital, Nolan voleva distruggere un vero edificio da riprendere in IMAX. Si utilizzò la fabbrica di caramelle Brach in via di demolizione. Ledger diede una delle sue più grandi prove attoriali usando un portamento tra il divertimento e l’indifferenza mentre l’edificio stava davvero esplodendo intorno a lui. La deflagrazione causò allarme in alcune zone di Chicago. Qualcuno pensò si trattasse di un attacco terroristico.

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Il McClurg Building in costruzione fu utilizzato come set per lo scontro finale tra Batman e il Joker. Il folle camuffa alcuni medici rapiti dall’ospedale con delle maschere da clown come i suoi scagnozzi. Batman deve così affrontare la SWAT che, inconsapevole, rischia di aprire il fuoco su degli innocenti. Il caos. Una scena d’azione altamente epica ed esaltante che si conclude con gli agenti della SWAT scaraventati fuori dall’edificio da Batman restando appesi a dei cavi. Una delle evoluzioni più difficili e spettacolari realizzate dagli stunt e valorizzata dall’IMAX. Il piano del Joker è pressoché identico a quello che mette in atto nel finale della saga a fumetti Terra di Nessuno dove a venire mascherati sono gli stessi agenti di polizia.

Con lo stesso formato è stato girato anche l’epilogo. Se la scena dell’interrogatorio è la più intensa del film, la sequenza conclusiva è certamente la più importante e simbolica. Nel finale di Batman: Anno Uno, un gruppo di malviventi rapisce Jim Gordon Jr., ancora neonato. Bruce li insegue, il piccolo precipita da un ponte e l’eroe si lancia nel vuoto per salvarlo. Nel film, Batman salva la famiglia di Gordon dall’ira vendicativa di Due Facce e, come nel graphic novel di Miller, acciuffa Jim Jr., qui adolescente, prima che possa precipitare verso morte certa. Due Facce resta ucciso. L’eroe di Gotham è caduto, la speranza della città sta per morire. Batman decide di addossarsi la colpa degli omicidi di Dent. Non importa se la città odierà Batman. É questo il suo dovere, il significato ultimo dell’antieroe. Non la gloria e il riconoscimento che possono spettare ad un pubblico ufficiale o ad un supereroe senza maschera come Superman. Bensì l’ombra, l’oscurità di una sentinella silenziosa, un Cavaliere Oscuro. “Non è l’eroe di cui abbiamo bisogno adesso”, dice Gordon alla fine. “Non adesso”. Ma arriverà il momento in cui Gotham avrà bisogno del suo eroe. Si apre la strada a Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, capitolo finale della trilogia.

Hans Zimmer e James Newton Howard tornarono per la colonna sonora. L’idea che il film sarebbe stato girato in IMAX stimolò Zimmer spingendolo a creare dei temi che evocassero quella grandezza. Per il tema del Joker, il compositore voleva un suono disturbante. Provò 9000 diverse combinazioni finché arrivò a far scorrere delle lamette su strumenti di corda producendo due note che cozzano tra loro. L’effetto sonoro di una tensione crescente, di una tagliente, stridente imperfezione piegata da chitarre suonate con un pezzo di metallo. Il tema epico di Batman si evolve invece in una sequenza musicale più articolata e drammatica. Nella scena dello scontro con la SWAT, il motivo si arricchisce di due note che si ripetono ad intervalli regolari conferendogli una carica eroica e che sembra preludere alla nuova evoluzione del terzo capitolo. Nell’epilogo, seguendo la drammatica fuga di Batman, ferito e barcollante, con la voce fuoricampo di Gordon a mo’ di narratore, la musica ha un suggestivo crescendo di archi e percussioni chiuso dall’ingresso degli ottoni per esaltare l’epico sacrificio del Cavaliere Oscuro.

L’uscita del film fu preceduta da una massiccia campagna virale che, in una sorta di gioco di ruolo, mirava a coinvolgere i fans come cittadini di Gotham ed era basata soprattutto sulla corsa elettorale di Dent con lo slogan “I believe in Harvey Dent” (Io credo in Harvey Dent) e sulle vandalizzazioni del Joker con il suo motto “Why so serious?”. Su uno dei siti ufficiali comparve anche una zucca a citare Il Lungo Halloween. Il 22 gennaio del 2008, a pochi mesi dall’uscita del film, Heath Ledger rimase ucciso da una dose sbagliata di farmaci. Non venne apportata alcuna modifica al film ma la campagna virale subì qualche cambiamento per non scadere nello sfruttamento commerciale del tragico evento. Durante i titoli di coda del film appare una dedica a Heath Ledger e a Conway Wickliffe.

Il film uscì nelle sale il 14 luglio registrando un trionfo assoluto di critica e pubblico, incassò quasi un miliardo e due milioni di dollari in tutto il mondo e si aggiudicò otto nomination agli Oscar vincendone due, per il miglior attore non protagonista ad Heath Ledger e per il miglior montaggio sonoro ad Oscar Richard King. Il Cavaliere Oscuro è ritenuto da più parti non solo il miglior film mai realizzato su Batman ma anche il miglior cinecomic di sempre ed una delle pellicole più importanti nella storia del cinema, consacrazione definitiva per Christopher Nolan che rende un grande onore al connubio tra cinema e fumetto.

La sceneggiatura prosegue in modo perfetto l’approfondita decodificazione e traduzione del materiale originale iniziata in Batman Begins, spingendosi oltre nello sviluppo narrativo di tematiche e personaggi in una dimensione visiva sontuosa e realistica con un ritmo incalzante e uno spirito che oscilla tra il dramma, l’epica e la tragedia. Se la storia esprime equilibrio tra ordine e caos, a livello cinematografico Nolan pone lo stessa perfetta equidistanza tra cinema e fumetto. Nessuno dei due mezzi espressivi si rivela invadente nei confronti dell’altro. Non ci sono stilizzazioni estremizzate, non c’è mortificazione o alterazione del linguaggio fumettistico. Il mito di Batman ne esce più che mai maturo e rafforzato.

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Da bambini la fantasia viaggia veloce e attraverso giochi fantastici che travalicano i limiti della realtà. Ci sono magari...

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