Una Malattia di Famiglia – Denise Mina – recensione

Pubblicato il 9 Maggio 2011 alle 00:00

Una Malattia di Famiglia

Autori: Denise Mina (testi), Antonio Fuso (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 14,90, 14 x 20,5, pp. 160, b/n
Recensione


Oggi, quando si parla di un’istituzione chiamata ‘famiglia’, la si reputa intoccabile, quasi sacra, e la retorica si spreca. Non significa, ovviamente, che formare un nucleo famigliare sia di per sé un fatto negativo; né che non esistano famiglie stabili e sane. Tuttavia, le complesse dinamiche psicologiche ed esistenziali che si creano all’interno di esse possono spesso dar vita ad attriti, rancori e disarmonie di vario tipo.

Nei casi peggiori, poi, si celano vere e proprie devianze, violenze fisiche e psicologiche e storture che la società ipocrita e conformista non sempre ha voglia di considerare. Ma la narrativa noir, il cui elemento fondamentale è l’evidenziazione delle pulsioni più negative, non si esime dal rappresentare la famiglia (quando questa è il tema fondamentale) come un vero e proprio covo di storture etiche e morali, con forte attitudine eversiva.

E ciò è certamente l’aspetto principale di Una Malattia in Famiglia, graphic novel pubblicata negli Stati Uniti dalla Vertigo Crime e proposta in Italia da Panini Comics per la linea Panini Noir. Scritta dalla scozzese Denise Mina e disegnata da Antonio Fuso, può essere interpretata come l’impietosa descrizione di una famiglia apparentemente qualsiasi.

La Mina, principale esponente del genere narrativo ‘tartan noir’, tipicamente scozzese, autrice di numerosi romanzi, nonché sceneggiatrice di un’apprezzata run di Hellblazer, ci presenta la famiglia Usher. Il nome già rimanda ad Edgar Allan Poe e all’immaginario gotico ed effettivamente gli Usher vivono in una casa dall’atmosfera tenebrosa e intimidente che non sfigurerebbe in una classica pellicola horror della Hammer.

Ci sono i genitori, Ted e Biddy. Lui è un uomo d’affari ricco e arido ma si sforza, comunque, di essere un padre e un marito autorevole e degno di stima; lei è una donna fredda e distaccata e lo tradisce. C’è poi Nonna Martha, di salute cagionevole, colta e intelligente, ma che rappresenta un peso per gli Usher. E poi i figli: William, eroinomane; la cinica Amy, interessata solo ai soldi e alla proprietà; e Sam, protagonista principale della storia, colui che narra le allucinanti situazioni che lo vedono coinvolto, in un interessante struttura testuale basata sui flashback e i flashforward.

Sam, in realtà, è stato adottato. Sente di far parte della famiglia ma i suoi sentimenti, per una serie di motivi, non sono condivisi dagli altri. E’ l’unico che dimostra umanità quando Nonna Martha viene relegata in uno scantinato, per non dare troppo fastidio al genero e ai nipoti. La situazione, quindi, è di per sé già angosciante. Ma lo diventa ancora di più nel momento in cui, misteriosamente, i membri di casa Usher iniziano a morire di morte violenta. Qualcuno li uccide ad uno ad uno, con metodi particolarmente efferati.

C’entra, forse, la stregoneria? Facendo ricerche in rete, infatti, Sam scopre che la casa in cui vivono è stata costruita dove un tempo una strega fu mandata al rogo. Ma la risposta ha davvero a che fare con l’occultismo? O magari la spiegazione è più terrena e agghiacciante?

La Mina realizza un buon lavoro, dimostrandosi abile nella costruzione della suspense e nella descrizione dell’egoismo e del materialismo degli Usher. Una Malattia di Famiglia, intendiamoci, non è un capolavoro ma, in determinate sequenze, suscita notevole impatto nell’animo del lettore e, nel complesso, si rivela un fumetto di qualità. Gli influssi della narrativa horror sono evidenti ma la trama si mantiene su binari legati tendenzialmente al thriller, con un pizzico di critica sociale.

Antonio Fuso è decisamente bravo e il suo tratto grafico aggressivo ben si adatta alla storia. Interessante è l’uso dei chiaroscuri e l’impostazione del lay-out di certe pagine e il penciler dimostra di dare il meglio di sé nei primi piani. Una Malattia di Famiglia è un prodotto onesto, realizzato con professionismo, e piacerà agli estimatori del noir e a coloro che non credono più di tanto alla presunta perfezione della ‘famiglia’.


Voto: 7

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