Recensione: Parque Chas – Ricardo Barreiro, Eduardo Risso

Pubblicato il 28 Febbraio 2011 alle 16:04

Parque Chas

Autore: Ricardo Barreiro (testi) Eduardo Risso (disegni)
Casa Editrice: 001 edizioni
Provenienza: Argentina
Prezzo: € 15,00, 24 x 17, 160 pp., b/n


Uscito a puntate sulla storica rivista Fierro a partire dal numero 36 del 1987, Parque Chas prende il nome da uno dei quartieri di Buenos Aires, il suo più piccolo e anomalo barrio, che per la sua contorta urbanistica è nettamente in contrasto con gli altri distretti (a griglia) della città. Parque Chas negli anni ha visto crescere la sua fama di un luogo misterioso, nel quale ci si può perdere anche per sempre, tanto che alcuni tassisti rifiutano di addentrarvisi. È l’esperienza che ha vissuto in prima persona anche Ricardo Barreiro, il quale è partito da qui, da quest’aura di ignoto e leggenda, per creare queste strane e magiche storie. Abbandonata la fantascienza cyberpunk degli inizi carriera, e lasciatosi il regime militare alle spalle, il grande sceneggiatore argentino ha realizzato un’opera stratificata, in bilico fra realtà e fantasia.

Il protagonista è un suo alter ego, uno sceneggiatore di fumetti di nome Ricardo, che va ad abitare in un appartamento a Parque Chas dove conosce la bella e seducente Aitana, la padrona di casa, la quale gli proibisce di aprire una finestra chiusa a chiave. Questo è solo il primo dei tanti misteri che Ricardo vivrà in prima persona, o che gli verranno raccontati nel corso degli episodi. Molti dei capitoli infatti, mostrano il suo incontro con i testimoni degli incredibili avvenimenti che hanno avuto luogo nel quartiere, riproposti agli occhi del lettore tramite dei flashback. Sono tutte brevi e intensi parabole, che riguardano agghiaccianti sparizioni nella metropolitana, guerre di bande fra bambini di un altro mondo, macchine stregate che seminano morte, mostri prodotti dall’uomo che abitano le fogne, e fastosi palazzi dai quali si accede ad altri luoghi e altri tempi. C’è persino un incontro in una biblioteca fra Ricardo e un trio composto dal Giuseppe Bergman di Milo Manara, Corto Maltese di Hugo Pratt, e l’Eternauta di Oesterheld e Solano Lopez. Per non parlare di “figure” come Giacomo Casanova, il capitano Achab, e lo scrittore Alejandro Dolina. In tutto questo Ricardo continua a cercare ed inseguire Aitana, che conosce la risposta ad ogni domanda, ma che è vittima di un gruppo di pericolosi uomini.

Nell’ultimo capitolo viene svelato perché Parque Chas sia il teatro prediletto per questo genere di straordinari eventi, e la storia si impenna verso direzioni action e fantasy. Una tendenza che continua e viene amplificata nella seconda parte dell’opera, narrativamente vicina alla prima, ma stilisticamente molto distante. L’onirismo raffinato e moderato abbandona ogni verosimiglianza per entrare in una dimensione pulp di fantascienza estrema. Ogni sottile sfumatura corale lascia il posto ad una serrata avventura in un mondo parallelo, in cui i soli Ricardo e Aitana si trovano a fronteggiare un’invasione aliena. Nella scrittura di Barreiro, oltre ad un sottostrato di erotismo, non manca mai l’elemento politico. Qui viene rappresentato dal fatto che per eliminare la razza umana, gli invasori decidano di creare dei leader politici ostili e guerrafondai, per far sprofondare ogni paese nel conflitto. Ma per quello argentino viene addirittura considerato che l’originale stia servendo al meglio questo scopo. Altra caratteristica dei testi di Barreiro è il citazionismo, e anche in quest’opera non mancano riferimenti ai grandi maestri della fantascienza, o ad autori come Stephen King e Luis Borges.

Una vera sorpresa è invece l’apporto dato da Eduardo Risso, qui alla sua prima prova nel mondo dell’historieta. Chi lo ha conosciuto solo all’opera su 100 Bullets della Dc/Vertigo, o comunque in altre collaborazioni con lo scrittore Brian Azzarello, faticherà a riconoscerlo qui, dove fa sfoggio di un sapiente uso della mezzatinta. Lontanissimo dalla definizione scolpita dalle sue linee d’inchiostro, Risso crea un’ammaliante atmosfera noir, densa di lievi sfumature di grigio che sono uno spettacolo per gli occhi. È davvero un peccato che in seguito abbia del tutto abbandonato questo tipo di rappresentazione. In queste pagine si possono comunque ben individuare le future caratteristiche della sua arte, ovvero un’estrema attenzione ai dettagli e alle espressioni dei personaggi, le prospettive ed i punti di vista inconsueti, ed il virtuosismo di alcune soluzioni come le soggettive.

Alla fine di Parque Chas i due autori ci conducono ad un’uscita, un approdo dove l’alone di mistero si dissipa e si rivela, mentre forse avremmo preferito continuare a vagare al suo interno, nell’infinito labirinto di illusioni, bugie, e improbabili incontri. Non sempre si resta affascinati di fronte a queste storie, ma in molte occasioni si rimane ad ammirare una vignetta, una tavola, o una sequenza di Risso, oppure la direzione visionaria e impossibile presa dalla mente di Barreiro.


voto: 8,5

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