Recensione: Scalped vol. 7 – Il Blues della Riserva

Pubblicato il 25 Febbraio 2011 alle 16:15

Scalped 7 – Il Blues della Riserva
Autori: Jason Aaron (testi), R.M. Guéra, Danijel Zezelj, Davide Furnò (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 16,95, 16,8 x 25,7, pp. 144, col.


In questi anni mi è capitato spesso di leggere serie che partivano con il botto, basate magari su un’idea vincente, per poi, uscita dopo uscita, perdere lo smalto iniziale. Scommetto che molti utenti avranno avuto una sensazione analoga alla mia e credo che potrebbero stilare una lunga lista di titoli. Personalmente, però, c’è un serial che finora non solo non mi ha mai deluso; ma mi sconvolge sempre di più ogni volta che leggo un nuovo capitolo.

Si tratta di Scalped, il comic-book che ha fatto conoscere Jason Aaron, a mio parere, uno dei migliori writer attualmente in attività nel comicdom statunitense. Le labirintiche e intriganti vicende di Dashiell Bad Horse, agente dell’FBI infiltratosi nella riserva indiana Prairie Rose, suo luogo di nascita, allo scopo di incastrare il capo Red Crow, coinvolto in loschi traffici, sono uno dei più validi esempi di fumetto noir e hard boiled presenti sul mercato.

Le trame imbastite da Aaron, con intrecci paralleli e innumerevoli collegamenti, hanno il merito di non essere mai noiose e sono ricche di suspense e pathos, con livelli di intensità e di violenza notevoli; tuttavia, mai gratuiti e sempre funzionali e plausibili nel contesto della storia. Non mancano i misteri e gli enigmi e, inoltre, ciò che apprezzo di Scalped sono i continui colpi di scena che coinvolgono i characters.

E in questo tp, che include i nn. 35-40 del mensile originale, di colpi di scena ce ne sono parecchi. Dal punto di vista dei testi, Aaron rivela la sua classe con l’uso di monologhi interiori alternati, specie nel primo episodio che si concentra su una coppia di anziani indiani, e la struttura narrativa di ogni capitolo è caratterizzata dal consueto, intrigante uso dei flashback e dei flashforward che sono il marchio di fabbrica di Scalped.

Ma, come ho scritto, ci sono i colpi di scena. Se nei tp precedenti, avevamo scoperto cose impensabili su Dash, sul mistico indiano Catcher e su altri personaggi, stavolta scopriremo un segreto scioccante riguardante Shunka, il terribile braccio destro di Red Crow; e capiremo qualcosa di Wade, il padre di Dash, che getterà una nuova luce su di lui e sui suoi rapporti con il figlio e con l’intera riserva indiana di Prairie Rose. Senza trascurare Carol, che aspetta un figlio da Dash, e che prenderà una decisione non priva di conseguenze.

Aaron va applaudito per aver affrontato tematiche scottanti, specie nell’ottica di un paese di bigotti come gli Stati Uniti. È pur vero che si tratta di un mensile ‘for mature readers’. Ma in questo volume avrete a che fare con l’omosessualità (in uno stile che è tutto tranne che ‘politically correct’, ve lo assicuro!); l’isteria anti-gay; il fondamentalismo; l’ipocrisia cattolica (e Aaron, quando si riferisce alla Chiesa e alla religione nel complesso, non le manda certo a dire e svolge una profonda disamina dell’omosessualità nella comunità indiana in era pre-cristiana!) e, last but not least, l’aborto.

Con il pretesto di un thriller malinconico e disperato, con indiani ossessionati dal desiderio di una vita ideale, costretti ad affrontare una dura realtà di droga, alcolismo, degrado e disoccupazione, Aaron sta realizzando un’opera che, un giorno sarà considerata uno dei migliori esiti creativi della Vertigo e del fumetto americano.

La parte grafica è notevole: R. M. Guéra, artista regolare della serie, svolge un lavoro di qualità; e i disegnatori ospiti, Davide Furnò, il cui tratto si è decisamente evoluto rispetto agli inizi, e l’eccezionale Danijel Zezelj, non sono da meno. Insomma, lo ripeto: Scalped continua a non deludermi e se ancora qualcuno non lo segue, gli dia una chance. È un fumetto da urlo. E, peraltro, noto con soddisfazione che il volume in questione è privo di refusi e di errori di stampa.


Voto: 8 ½

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