Recensione: 51 modi per salvarla vol. 1 (di 5)

Pubblicato il 15 Dicembre 2010 alle 11:20

Autore: Usamaru Furuya.
Casa editrice:
Ronin Manga.
Provenienza:
Giappone.
Prezzo:
5,90 Euro.
Note: 192 pagine, b/n.


Abbastanza deludente questo fumetto “docu-fiction” sui terremoti, che vanterebbe un background preparatorio invidiabile oltre che un tema reso di scottante attualità anche da noi, dopo i recenti eventi che hanno colpito la città dell’Aquila l’anno scorso; il risultato, almeno per questo primo volume, è a voler essere buoni abbastanza ordinario e senza rilevanti elementi di particolare interesse, sia nella caratterizzazione dei personaggi che a livello di trama e intreccio.

La storia si concentra sui due protagonisti principali, il giovane dinamico e ottimista Jin Mishima, in cerca di lavoro presso un’emittente televisiva, e la “gothic lolita” Nanako Okano, fan del gruppo musicale dei Sodom e ormai finita relegata in un mondo di fantasia dove vive in funzione dei suoi idoli; ci penseranno le sue invidiose amiche e un improvviso terremoto, nonché l’incontro con Jin, che si scoprirà suo vecchio compagno di scuola, a scuoterla dal suo torpore interiore rimettendo in discussione tutta la sua vita.

Se questa fosse stata una storia intimista, che mirava a coinvolgere il lettore nella sviluppo della maturazione personale della protagonista, poteva essere giudicata diversamente; essendo invece questo solo un tassello, e forse l’unico veramente degno di nota (almeno per quanto visto finora), di un’opera che ha ben altre mire, come quella di documentare aspetti tecnici ma anche sociologici di un evento catastrofico come un terremoto, e che vanterebbe pure “più livelli di lettura” (ma dove?), allora verrebbe da dire che l’intento è stato abbastanza mancato.

Probabilmente un giudizio più equo e meno netto dovrebbe essere dato a opera conclusa, una volta letti tutti e 5 i volumi, ma c’è anche da dire che se si rimane a quanto visto solo in questa prima parte, grandi motivi per spingersi oltre nella lettura sono ardui da trovare; anche se inizialmente sono mostrati diversi quadretti raffiguranti oltre una ventina di personaggi, che saranno poi coinvolti nel terremoto (ma almeno per ora non si sono visti), coi loro nomi e cognomi, età, aspirazioni e quant’altro, la scena si fissa fin da subito sui due Jin e Nanako concedendo poco spazio agli altri (seppure i due siano circondati da morti, feriti e altri profughi come loro).

A livello narrativo viene infatti mostrato poco (o molto poco) di veramente interessante delle diverse interazioni tra i personaggi, sia prima che soprattutto dopo la catastrofe, viene da segnalare solo un tizio che, in quanto celebrità, si ritiene puerilmente superiore a tutti e pretenderebbe di essere portato via in elicottero (il classico, “lei non sa chi sono io”, già visto e stravisto); dal punto di vista sociologico quindi al momento grosse novità non sembrano esserci, se non normalissimi dialoghi tra persone comuni seppure in circostanze tragiche e di emergenza.

Dall’aspetto descrittivo invece, dell’evento sismico e relative conseguenze, apprendiamo solo che la particolare zona colpita, Odaiba (una sorta di quartiere situato sulla baia di Tokyo e costruita su terreni artificiali ottenuti da bonifiche su vecchie discariche), data la particolare consistenza del terreno fa scivolare gli edifici verso la costa; c’è poi il riflusso delle acque fognarie che mescolandosi con la sabbia genera una sorta di sabbie mobili, per il resto, la storia non mostra nulla che fondamentalmente, purtroppo, non ci sia capitato di vedere a un qualsiasi telegiornale dopo un evento simile.

A questo va aggiunto che sicuramente per il pubblico giapponese, costretto a convivere con un pericolo del genere molto più costantemente che in altri paesi, l’argomento sia più familiare e ci sia ragionevolmente più interesse ad esserne informati e documentati, ma non è detto che sia così per tutti; da noi infatti, all’opposto, sono eventi eccezionali, che colpiscono così duramente il nostro immaginario collettivo sia per quanto sono disastrosi, ma soprattutto per quanto giungano improvvisi e inaspettati, inoltre qui in Italia le ripercussioni hanno generato, come tutti sappiamo, delle notevoli polemiche a livello politico (chissà perché!).

Premesso ciò, si può anche pensare che andarsi a cercare una storia di questo tenore, e proprio a distanza di poco tempo da un terremoto reale, non sia il massimo della vita (per quanto fatto tecnicamente bene); è veramente auspicabile che nei volumi successivi si approfondiscano diversi aspetti (i tanto millantati molteplici livelli di lettura, magari anche lì ci saranno delle conseguenze politiche nella generale marea di reazioni) e partendo da una comunque solida ricostruzione del contesto, l’autore riesca a intrecciare una trama e delle interazioni tra i diversi personaggi coinvolti che vadano decisamente oltre ai due protagonisti, rendendo anche più verosimile l’incipit iniziale (altrimenti perchè sorbirci le schede di decine di personaggi che poi compaiono solo di sfuggita o non si vedono nemmeno?).

Ad ora resta solo Jin, che dopo aver aiutato più persone possibile si rende conto che non può salvare tutti e realizza, in maniera anche un po’ assurda, che l’unica sua vera missione è portare in salvo la ragazza (ormai sembra quasi destino si fidanzino), di qui il titolo sui “Cinquantuno modi per salvarla: 1 ”; disegni infine tutt’altro che gradevoli, funzionali magari nella descrizione degli effetti della catastrofe, e dei morti e feriti (insomma, abbastanza), ma con qualche incertezza qua e là sulle espressioni dei volti, oltre al fatto che danno l’impressione di una certa piattezza e bidimensionalità.

Ottima invece l’edizione, come al solito, della Ronin; le pagine finali di approfondimento sull’argomento contano alcune schede “tecniche” dell’autore e anche un breve resoconto su quanto accaduto all’Aquila.


Voto: 6

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