Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini – Recensione

Pubblicato il 1 Marzo 2015 alle 10:00

DUE squadre di artisti di talento, sotto la regia sapiente di uno sceneggiatore vulcanico, non sono troppe per dare corpo e voce ad un fumetto dalle potenzialità sconfinate.

Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini

Nel cuore della laboriosa e pragmatica Milano, c’è un’agenzia investigativa dall’aspetto trasandato. Sulla porta reca un nome che solletica qualcosa nelle nostre memorie, senza che riusciamo a capire il perché. È il nome del suo proprietario: Carlo Lorenzini; professione: investigatore privato. Se un passante curioso o un possibile cliente in cerca di aiuto suonasse a quel campanello, sarebbe ricevuto da un’affascinante segretaria dai capelli azzurro cielo e lo sguardo malinconico dietro gli occhiali sottili.

Pensateci bene, però, prima di presentarvi al cospetto del suo principale, quel Carlo dal passato così misterioso, e di sottoporgli il vostro caso: le sue specialità non sono i tradimenti d’amore, né le frode assicurative, bensì vigilare affinché il Mondo degli Umani rimanga all’oscuro dell’esistenza del Mondo delle Storie. Ciò che i comuni mortali ignorano, infatti, è che, ogniqualvolta un genio letterario compone un capolavoro degno del titolo di “classico”, i suoi indimenticabili personaggi appaiono tra noi. Ma è un prodigio tutt’altro che privo di inconvenienti.

Essi, pur conservando parte dei loro tratti caratteristici, si trovano privati delle loro prerogative più strabilianti, sono costretti all’anonimato e si aggirano spaesati e confusi nel frenetico mondo moderno, immortali finché ci saranno lettori capaci di appassionarsi ai libri da cui provengono. Taluni riescono ad inserirsi nella nostra società, inventandosi un nuovo posto da cui condurre vite “normali”: è il caso eclatante di Cthulhu, da tempo impiegato statale, o dell’Innominato manzoniano, che gestisce il celeberrimo pub delle storie “Gli Sconosciuti” assieme al Capitano Nemo, o Sandokan, pirata in “upgrade”, trasformatosi in hacker informatico.

Altri personaggi, tuttavia, non riescono ad accettare questa nuova natura, sospesa sul confine tra empireo e umano. È a loro che Carlo Lorenzini, alias Pinocchio fattosi adulto e naufragato fuori dal piatto mondo delle pagine, deve prestare più attenzione, per mascherarne le avventatezze, risolverne le paranoie e sventarne le macchinazioni più efferate. Il suo incarico proviene nientemeno che dalle Nove Muse e la giustizia a cui fa riferimento è quella del Tribunale delle Storie, l’aurità suprema che preserva la pace e l’Equilibrio su cui si fondano gli universi gemelli del Fantastico e del Reale.

Carlo Lorenzini Season2Quando Banca Antonveneta chiese a Manfredi Toraldo di collaborare con la redazione del periodico gratuito Clubba per riempire alcune pagine con strisce a fumetti, l’autore di origini londinesi sorprese tutti, realizzando, invece che brevi sketch umoristici autoconclusivi (come era plausibile), un vero e proprio filone narrativo serio e intrigante. Vedeva per la prima volta la luce Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini. Dimostrando una dote di sintesi drammaturgica fuori dal comune, Manfredi Toraldo fu capace di ammaliare il proprio lettore in poche pagine a scadenza bimensile con le indagini del Custode delle Storie. L’esperienza di Clubba durò solo pochi anni, ma furono sufficienti per entusiasmare pubblico e autori. Ora, finalmente, Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini riapre i battenti, cresciuta, arricchita e perfezionata nel corso del tempo, con una nuova veste grafica, in quest’imperdibile edizione pubblicata da ManFont, la casa editrice fondata dallo stesso Toraldo. Come si suol dire: se la montagna non va a Maometto…

Dodici sono le avventure narrate in questo compendio, sei ambientate nella Milano del suo protagonista, sei più “internazionali”, giocate tra i suggestivi panorami urbani di Granada e Londra, fino al ritorno in patria, con il gran finale nella magica Torino. Tanti sono gli eroi ed antieroi dell’immaginario letterario che Carlo Lorenzini incontra nel corso delle sue missioni per conto delle figlie di Zeus: amici, inattesi alleati, ma anche ostili fuggiaschi e traditori. Altri ancora, semplici passanti, persi nelle loro battaglie alla ricerca di un’identità che è insieme perduta ed immutata, una vita che non è né completamente umana, né completamente fittizia.

Ciò che rende Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini una vera e propria scommessa vinta (stravinta) è il potenziale illimitato del suo intreccio narrativo: quest’opera, infatti, può fare ricorso alle vertiginose risorse dell’intera produzione letteraria, dagli albori della scrittura fino al maghetto con la cicatrice a forma di saetta, sfuggendo, al tempo stesso, ad ogni possibile accusa di plagio e copiatura. Così come Fables di Bill Willingham, la Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore, la serie televisiva Once Upon a Time, ma anche il capolavoro di animazione Shrek, AICL non solo è autorizzata a trarre spunto da tutti i suoi antenati letterari, ma, addirittura, glielo si chiede con insistenza.

Il lettore, infatti, non solo è spronato a leggere con voracia ogni pagina per la meravigliosa freschezza dei dialoghi, per la dinamicità delle vicende, per il fascino romantico delle ambientazioni, ma anche per la pungente curiosità di sapere se, girato l’angolo della strada, Carlo incontrerà proprio quel personaggio che occupa un posto così importante nel nostro cuore, quella storia che ci ha fatto tanto sognare.

Certo, non basta realizzare un mosaico, cucinare un minestrone dei ritagli di tutte le opere del passato per raggiungere l’alchimia perfetta che incanta il lettore. Ci vuole abilità nel cucire tra loro i vari pezzi e una pari dose di rispetto e spregiudicatezza: i personaggi (ri)chiamati sulla scena da Manfredi Toraldo, infatti, sono splendidamente arricchiti nelle loro personalità; mantengono solo alcune, basilari linee guida dei loro profili, aprendosi poi ad un’opera di rinnovamento, che, di fatto, li rende completamente diversi da quelli che ci ricordavamo. Difficile, infatti, è riconoscere dietro l’aspetto dinoccolato e trascurato di Carlo il burattino che cantava allegramente sulla strada per il Paese dei Balocchi. Ancor più dopo che se ne impara a conoscere l’animo tormentato e mesto.

Manfredi Toraldo ha spalancato le porte di una lussureggiante giungla di possibili scenari, sviluppi emozionanti ed esplorazioni attorno alla figura dell’investigatore che era un bambino di legno. Viaggi che ci auguriamo davvero di intraprendere al più presto e che tutti coloro che si sono gustati queste prime dodici avventure attendono con il fiato sospeso.

Notevole, poi, è stato anche il lavoro di coordinamento svolto dallo stesso Toraldo sulle varie equipe di disegnatori e coloristi che si sono avvicendati nella composizione di questo piccolo, grande affresco poetico. Della prima squadra, composta dalla disegnatrice Laura Spianelli (Mondadori, Rizzoli, Da Vinci Editrice, Asterion Press) e dal colorista Davide Amici (Disney, Rainbow, Marvel, Soleil), possiamo apprezzare il tratto fitto, intrecciato, scuro delle chine, ma alleggerito dalla quasi perenne luce da pomeriggio estivo, che ci presenta un primo Carlo più maturo, serio e posato.

Differente, invece, è lo stile delle altre sei storie, che vedono l’ingresso in campo di giovanissimi talenti scaturiti dalle aule della Scuola Internazionale di Comics di Torino e pupilli del maestro Toraldo: Jacopo Tagliasacchi ai disegni, Virginia Chiabotti e Alessandro Anghini alle chine e Giorgia Lanza ai colori. Questo secondo team, a mio parere, riesce a far compiere ad AICL quel piccolo, prodigioso passo in avanti che lo separava dal raggiungimento della sua forma più vera e calzante, del suo ritmo più gustoso e serrato.

Le nuove linee, più fresceh e morbide, senza perdere di autorità, donano ancora più “umanità” ai personaggi frutto della fantasia, li fanno apprezzare meglio al loro lettore, che si sente ancor più partecipe dei dubbi d’amore di una più giovane e seducente Fata Turchina, così come delle pensierose riflessioni di quel nuovo Carlo che si è lasciato crescere i capelli e che ha definitivamente eletto la giacca sportiva e la felpa con cappuccio come sua tenuta da lavoro.

La scorrevolezza delle vignette è ora perfetta, senza ostacoli, grazie anche ai nuovi colori ben più vivaci e “liquidi”, come il blu mercurio che pervade le scene d’ombra e il bianco abbagliante delle passeggiate nei centri di Londra e Granada, in compagnia di insospettabili miti della penna e calamaio come Sherlock Holmes e Don Giovanni.

Ben percepibile, poi, è il grado di maturazione di questa seconda parte della raccolta: pur composta sempre da episodi brevi, non si tratta di frammenti distaccati l’uno dall’altro, bensì vicende unite dal filo della macrotrama, fino all’incontro culminante dell’ultima avventura, le cui radici affondano nei motivi stessi per cui Pinocchio ha abbandonato definitivamente il suo passato di fiaba per diventare tutore dell’ordine del Fantastico.

Non c’è nulla di più elettrizzante, per il lettore, del gustare tali collegamenti, rimandi con le storie precedenti e svelare intrighi per lungo tempo ignorati.

C’è solo un modo per misurare il successo di un’opera, a vignette come in prosa: se il lettore è sempre più euforico ad ogni pagina e, giunto all’epilogo, si sofferma per ore ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere e cosa accadrà in un ipotetico sequel, allora significa che quella storia, quei personaggi, gli sono entrati nella stanza più intima del cuore e gli terranno compagnia finché proverà amore per la lettura e la fantasia. Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini, non solo produce questo meraviglioso effetto, ma fa divampare il desiderio bruciante che esca presto un nuovo numero, perché si ha come la sensazione di aver appena pagato il biglietto per un lungo, straordinario viaggio, ancora tutto da vivere e da gustare.

Trovare pecche in questo geniale fumetto sarebbe come analizzare al microscopio un guscio d’uovo alla ricerca di uno spigolo: sterile e macchinoso. Perciò, l’invito è quello di godersi le avventure di questo nuovo, moderno, cresciuto, ma sempre caro Pinocchio e di lasciarsi sbalordire dal mondo che i ragazzi di ManFont ci hanno regalato.

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