La fine dell’amore – una recensione

Pubblicato il 16 Gennaio 2015 alle 10:15

Un’orchestra di eccellenti disegnatori, diretti da Ilaria Bernardini, esegue il requiem La fine dell’amore…Preparate i fazzoletti, le risate e le camomille!

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Sul finire dell’estate del 2006, Isbn Edizioni sceglieva di racchiudere in un unico volume tredici storie firmate da Ilaria Bernardini, sceneggiatrice e scrittrice tra le più emozionanti e versatili del nostro paese. Tredici racconti brevi sgorgati dalla stessa fonte comune: lo squarcio che si forma nell’anima alla fine di un amore. Per amplificare il successo di quel piccolo scrigno di gioielli, ma soprattutto per dare nuova terra e una nuova linfa ad un tema che, come un’edera lussureggiante, è capace di diramarsi e fiorire fino all’orizzonte, Hop! Edizioni ha deciso di tradurre i tredici racconti di Ilaria nella lingua straordinariamente diretta della graphic story.

La fine dell’amore rinasce così sotto una veste inedita grazie all’impegno e alla passione di dodici disegnatori d’eccezione, chiamati a raccolta da Hop! Edizioni per interpretare le opere di Ilaria Bernardini, autori a cui si è aggiunta Chiara Leardini, vincitrice del contest appositamente organizzato per completare la rosa degli “autori straordinari”. Ciascuno di questi maestri della matita ha condensato in poche vignette la propria personale visione del raccono a lui o a lei assegnato, nonché del messaggio dell’opera, la fine di quella forza che è rovina e gioia del mondo i cui viviamo.

Ilaria Bernardini, già nota al grande pubblico per i suoi romanzi, tra cui Non è niente (Baldini & Castoldi), Corpo Libero (Feltrinelli), Domenica (Feltrinelli), e per aver ideato programmi di successo come Ginnaste-Vite parallele, Very Victoria e Victor Victoria, infonde la sua grande dote creativa in questo progetto, di cui regge le redini con maestria, spronandolo al galoppo su sentieri mai battutui.

La prima, innegabile verità riguardo a questa strepitosa raccolta è la rapidità con cui il lettore la divora. Ciascuna storia, mai troppo breve, mai troppo lunga, ha il ritmo e la densità perfetti per soddisfare, ma non saziare mai, per lasciare sospesi domande e dubbi, così che si è subito tentati di assaggiarne un’altra ed un’altra ancora fino a quando non si arriva, quasi senza accorgersene, alla pagina vuota della copertina.

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Tredici autori riuniti sotto lo stesso tetto, sotto lo stesso titolo. Se fosse un invito a cena e se credessimo nelle superstizioni ci sarebbe da rabbrividire per il fosco presagio. Akab, Marta Baroni, Monica Barengo, Matteo Farinella, Marco Galli, Chiara Leardini, Amalia Mora, Mabel Morri, Matteo Pederzini, Silvia Rocchi, Sylvia K., Elena Triolo, Jacopo Vecchio, un gotha di campioni del fumetto con la missione tutt’altro che semplice di ammaliare il lettore con storie dal protagonista più antico del mondo, l’amore. Chi di loro si alzerà per primo da tavola? Quale racconto ci amareggerà, ci infastidirà o ci lascerà freddamente indifferenti, uscendo per primo dalla nostra memoria? Quale, invece, rimarrà nel nostro cuore per ore, giorni e settimane anche dopo aver terminato la lettura? Questo è forse il vero valore aggiunto delle raccolte di racconti brevi: il loro lasciare spazio alla libertà del lettore di valutare, di giudicare, di terminare egli stesso le storie non concluse, di immedesimarsi in quei personaggi apparsi per così poche pagine e poi sfumati negli aloni dell’acquerello, come in Stile Libero, storia delicatamente interpretata da Jacopo Vecchio, o nei tratti morbidi e malinconici dello struggente Mariolina Mia, di Mabel Morri.

Cosa succede quando ci si innamora? E cosa quando si smette di farlo? E c’è differenza tra l’amore per un ex compagno di scuola, per un gatto rabbioso, per l’acqua clorata o per l’omicidio gratuito? Queste e tante altre sono le domande lasciate senza risposta da La fine dell’amore, che, con grande saggezza, non si presenta come uno stereotipato compendio degli struggimenti di un’amata/amato non più corrispostra/o. Ma, molto più originalmente e umilmente, ci serve con tono ora malinconico, ora surreale, ora macabro, un assoritimento di alcuni degli infiniti volti della passione umana e del suo riproporsi, sempre uguale, sempre nuova.

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Un’opera agile, eclettica, imprevedibile, insieme conclusa in se stessa, ma anche sempre aperta. Un insieme di tredici stili differenti, tra cui scegliere il prediletto, ma anche da apprezzare nel loro insieme, nella loro tensione ad identificarsi il più possibile con i sentimenti sottesi alla storia che raffigurano. Una vera e propria scuola di talento pittorico e grafico da parte di una truppa d’elite di eccellenti autori.

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