Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug – Recensione in anteprima

Pubblicato il 12 Dicembre 2013 alle 16:48

Lo hobbit Bilbo Baggins, i tredici Nani guidati dall’eroico Thorin Scudodiquercia e lo stregone Gandalf il Grigio proseguono il loro viaggio verso la Montagna Solitaria per sconfiggere il drago Smaug e rivendicare il perduto Regno di Erebor. Mentre gli orchi agli ordini del misterioso Negromante li braccano, dovranno attraversare il Bosco Atro, dimora di pericolosi Elfi, e giungere a Lake Town con l’aiuto del cupo barcaiolo Bard.

Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug

Titolo originale: The Hobbit – The Desolation of Smaug
Genere: Fantasy
Regia: Peter Jackson
Interpreti: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Cate Blanchett, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Stephen Fry
Provenienza: USA, Nuova Zelanda
Durata: 161 min.
Casa di produzione: New Line Cinema, MGM, WingNut Films
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 12 dicembre 2013 (Italia); 13 dicembre 2013 (USA)


In origine, il progetto cinematografico originale de Lo Hobbit consisteva in due film. La decisione di inserire quest’episodio di mezzo è stata presa dal regista Peter Jackson per non dover tagliare del materiale girato. Ne è venuto fuori un film d’avventura pieno di gag d’azione geniali e divertenti, sostenute dal consueto, maestoso spettacolo visivo sorretto però da una sceneggiatura abbastanza stiracchiata e superficiale.

La storia si concentra meno sul protagonista Bilbo e sui suoi mutamenti interiori dopo aver sottratto l’Unico Anello a Gollum e punta invece i fari sul percorso narrativo di Thorin Scudodiquercia, l’eroe che al pari di Aragorn ne Il Signore degli Anelli è intenzionato a vendicare il fallimento del suo antenato, sconfitto dal drago Smaug, e riprendersi il trono di Erebor che gli spetta di diritto.

Dopo un inizio in salsa lievemente horror-Hammer con l’orso mannaro Beorn, la compagnia giunge a Bosco Atro dove ritroviamo il funambolico elfo Legolas interpretato da Orlando Bloom, assente nel romanzo originale, qui reintrodotto per la gioia dei (e soprattutto delle) fans. Poiché l’assenza di un personaggio femminile nel primo episodio si è fatta sentire, viene qui inserita Tauriel, interpretata da Evangeline Lilly (Lost, Real Steel) al centro di un triangolo romantico banalotto e tirato via alla buona.

Il bravo attore gallese Luke Evans, che sta velocemente entrando nel cuore del pubblico nerd (Scontro tra Titani, Immortals, I Tre Moschettieri, The Raven, Fast & Furious 6, Il Corvo) è il coraggioso barcaiolo Bard che aiuta la compagnia ad entrare a Laketown, la Venezia della Terra di Mezzo, governata dal viscido e opulento Sindaco interpretato dal grande caratterista Stephen Fry (V for Vendetta) affiancata dal vassallo Alfrid che ricorderà moltissimo il Grima Vermilinguo de Le Due Torri.

Meno spazio viene concesso a Gandalf, sempre il grandissimo Ian McKellen, che si separa dalla Compagnia per indagare sul Negromante. Ridotta anche la presenza di Radagast il Bruno, forse il più favolistico dei personaggi di questa nuova trilogia, e dell’orco Azog, stavolta con figlio al seguito, che non ha lo stesso peso dell’episodio precedente come nemesi principale di Thorin e tutto viene rinviato al capitolo conclusivo.

Il film procede tra espedienti narrativi semplici ed ingenui e personaggi scritti con sufficienza, tuttavia regala sequenze altamente spettacolari grazie alla regia sempre dinamica di Peter Jackson che viaggia, vola, s’insinua nella Terra di Mezzo, ricostruita tra sontuose scenografie artigianali e strabilianti effetti visivi che coinvolgono lo spettatore grazie al nuovo 3D high frame rate la cui resa estetica, tra documentario del National Geographic e un episodio di Fantaghirò, non risulta più così straniante come nel primo film.

Due i momenti davvero memorabili della storia. La fuga di Bilbo e dei nani nei barili sul fiume Selva, uno dei momenti più iconici del romanzo, trasformato da Peter Jackson in una scena d’azione mozzafiato, con un numero impressionante di trovate visive e numeri acrobatici. Poi c’è lo scontro finale con Smaug che denota un nuovo apice nel livello degli effetti speciali. Il drago è doppiato in originale da Benedict Cumberbatch (Sherlock, Star Trek into Darkness) e tutta la sequenza conclusiva è mastodontica e trascinante.

Purtroppo la colonna sonora di Howard Shore non regala qui quelle suggestioni e quell’enfasi epica a cui ci aveva abituati. Manca un brano musicale potente com’era la canzone dei Nani nel primo episodio che diventava poi l’avvincente tema portante di tutto il film. Per la prima volta, in una trasposizione tolkieniana di Peter Jackson, la pellicola non ha un suo finale netto (alla fine de Le Due Torri la storia era ancora aperta ma la battaglia al Fosso di Helm nello specifico aveva un suo finale) ma lascia tutto aperto per il sequel.

Dunque un episodio sotto tono rispetto ai fasti a cui ci avevano abituati Jackson e i suoi collaboratori. Il lavoro della Weta Workshop e della Weta Digital nel consegnarci una Terra di Mezzo tangibile è sempre straordinario ma c’è meno coinvolgimento emotivo, i personaggi sono meno approfonditi e appena abbozzati. Tanta gioia per gli occhi ma ci vorrebbe un po’ più di quel cuore che ha reso Il Signore degli Anelli una pietra miliare nella storia del cinema.


Voto: 7,5

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