Uno scontro accidentale sulla strade per andare a scuola può portare a un bacio? – Recensione

Pubblicato il 1 Ottobre 2014 alle 10:30

Da un artista folle, disturbante e geniale come Shintaro Kago arriva in libreria una raccolta di storie brevi che lasciano il segno sul lettore!

Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?

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Autore: Shintaro Kago
Target e Genere: seinen, onirico-grottesco
Provenienza: Giappone
Editore: 001 edizioni – Hikari
Formato:  17×24 cm., 164 pp., b/n e colore, Brossura con alette
Prezzo: 18 euro

Sicuramente l’arte giapponese, anche quella fumettistica, è generalmente associata alla parola “estrema”. Pur volendo in genere sfuggire agli stereotipi, mi trovo pienamente d’accordo nell’indicare questa raccolta di brevi storie, se così si possono definire, di Shintaro Kago: estreme. Estremamente satiriche, estremamente ipnotizzanti, estremamente turbanti, spesso estremamente belle.
Il volume raccoglie vari lavori svolti dall’autore nel corso del tempo su riviste diverse, e quindi troveremo un certo distacco stilistico tra alcune storie proprio per una differenza di target. Target che però deve essere comunque adulto, impressionabile, dallo stomaco forte e dalla mente aperta ed elastica.

Uno scontro accidentale infatti non è un volume di facile fruizione o lettura (pure leggendosi piuttosto velocemente, a dire il vero). Shintaro Kago è una personalità eclettica (guardatevi qualche nome delle altre sue opere) e fuori dagli schemi: le sue storie brevi da una pagina sono satire spietatissime contro la società che spesso sfociano nel grottesco, senza alcun intento moralizzante ma piuttosto ridicolizzante e tragi-comico.
Le prime storie che incontriamo sono appunto vignette da una pagina: per darvi un’idea di quello che incontreremo, troviamo:

  • Un uomo talmente tirchio da vendere pezzi del suo corpo
  • Un suicidio con della carne affumicata
  • Carri armati con le … mammelle

E’ evidente che siamo in un fumetto underground, fuori dagli schemi del mercato tradizionale, ma che comunque può essere letto con un livello di lettura piuttosto semplice limitandosi a ridere beffardamente delle assurdità proposte.
Più complesse sono le storie successive, che permettono all’autore di esibire un virtuosismo grafico e compositivo come, sinceramente, è difficile vedere in giro.

Troveremo storie che fanno della meta-narrativa il loro punto forte: alcune ambientate fuori dalle vignette, che rimangono bianche e delimitano lo spazio di contorno (difficile da descrivere così. meglio leggerlo e vederlo) o storie dal punto di vista…della tavola stessa, con il mangaka che disegna sulla tavola ben in vista dall’alto. Personalmente adoro questo tipo di soluzione, quando gli spazi del fumetto vengono abbattuti e i ruoli invertiti ( e già il maestro Tezuka ne faceva uso) e quindi trovare questo tipo di invenzioni ha fatto acquistare parecchi punti all’opera dal mio punto di vista.

Come già detto, non esiste intento moralizzante: le storie finiscono spesso male, i cattivi vincono senza punizione. Talvolta ogni filo logico viene perso, si sprofonda nell’onirico che ricorda il Katsuhiro Otomo di Memories (autore che il nostro Kago deve aver ben presente dal punto di vista grafico): intestini che escono dalle persone come serpenti, volti bucati, visi e corpi scomposti in maniera geometrica.
L’autore mostra una certa predilezione proprio per questa tecnica, cioè lo scomporre i corpi in ogni parte anatomica, e lo fa con una cura di dettaglio pazzesca che lascia davvero incantati, se si supera quel leggero senso di nausea sempre presente, almeno per me, quando si va sotto la pelle.

Il tratto di Kago è iper-realistico, pulitissimo, forse un po’ rigido e freddo ma davvero notevole: come se ciò non bastasse, l’autore è davvero uno dei più inventivi visti recentemente a livello di inventiva sulla composizione della tavola: flashback di vite intere rese in una splash page, figure che si ritagliano e si ricompongono come marionette e così via.

I riferimenti sessuali sono molto molto espliciti e abbastanza pesanti talvolta, forse arrivando quasi a livelli di morbosità che in punti ho trovato eccessiva, ma qui probabilmente è colpa del gusto occidentale. Comunque, se vi impressionano insetti, denti cariati e amputazioni siate pronti a sfogliare velocemente un paio di pagine che nel loro realismo compiono in effetti il loro dovere, impressionando.

C’è probabilmente un grande sottotesto in quest’opera: l’autore, almeno penso, vuole metterci a nudo in senso non figurato facendoci vedere come siamo dentro, dal punto di vista psicologico e biologico: tutto quello che impressiona non è nient’altro che il corpo umano e la cattiveria umana.
La storia che da il titolo alla raccolta è di una grande crudeltà, una parodia di tutti i manga/anime sentimentali, mentre una storia come La concretizzazione delle leggende metropolitane mediche ricorda un horror più classico, di critica sociale verso la borghesia.
E’ da notare come, almeno per come ho letto io l’opera, non sopraggiungono mai atmosfere tragiche o pesanti: tutte le assurdità splatter si svolgono in un tono di non troppo velata ironia.

E’ complicato dire se si tratta di un’opera di un autore geniale (sicuramente un grandissimo illustratore, questo mi sento di affermarlo) o di qualcuno che si è un po’ perso nel compiacimento del gusto dello stupore e dell’orrido. Di certo, forse a parte un paio di storie, ho trovato arguzia e sottigliezza in ognuno dei capitoli, e un paio mi sono rimasti fissi per un po’ dopo la lettura. Mi sento quindi di consigliare il (bel ) volume a chi vuole provare un’esperienza di lettura diversa, quantomeno per scoprire un autore nuovo e dedicarsi a una lettura che non può lasciare indifferenti.

Voto: 7/8

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