La Vetta Degli Dei vol. 4 di Jiro Taniguchi – Recensione Rizzoli Lizard

Pubblicato il 7 Aprile 2014 alle 17:00

Nel penultimo volume del fumetto di Jiro e Baku Yumemakura il fotografo Fukumachi dovrà fare appello a ogni stilla della propria forza per cercare di fare luce sul mistero di Mallory e Irvine: l’Everest, infatti, non perdona, e lui sta per affrontarlo insieme all’alpinista “eretico” Habu Joji.

vetta4_prima-1La Vetta degli Dei – Volume 4 di 5

Autori: Jiro Taniguchi (manga), Baku Yumemakura (romanzo originale)

Casa Editrice: Rizzoli Lizard

Provenienza: Business Jump, Shueisha, Giappone, 2000

Target e Genere: seinen, avventura, drammatico

Prezzo: € 18.00, 17×24, B con alette, 319 pp, b/n

Data di Pubblicazione: 26 Febbraio 2014

Avevamo lasciato il fotografo Makoto Fukamachi in una situazione difficile: la macchina fotografica appartenuta a Irvine e Mallory, gli scalatori inglesi scomparsi nel 1924 mentre tentavano la scalata all’Everest, faceva gola a molti avidi cercatori di gloria (e denaro) pronti a tutto per impadronirsene e svelare il mistero dei due alpinisti: riuscirono o no a raggiungere la vetta più elevata nel mondo per primi?

vetta degli dei 4Dopo un inizio thriller questo penultimo appuntamento con La Vetta Degli Dei sposta l’attenzione del lettore sullo scalatore solitario Habu Joji e sul suo obbiettivo: un’ascesa di tre giorni senza bombole d’ossigeno per arrivare sulla cima dell’Everest. Fukamachi seguirà Habu nella sua temeraria impresa? Troverà altre tracce dei due inglesi?

Temeraria è anche la sfida che affrontano Jiro Taniguchi e Baku Yumemakura (autore dei libri sui quali si basa il manga) in questo volume: lasciandosi alle spalle le sottotrame dalle tinte gialle, i due hanno il difficile compito di far provare a chi legge la sensazione di trovarsi con i personaggi del fumetto a migliaia di metri sopra il livello del mare, impegnati in un’impresa in cui ogni passo sbagliato su rocce innevate o chiodo mal piantato su una parete di ghiaccio può portare, se si è fortunati, a una rapida morte per la caduta; altrimenti, a una lunga e tormentata agonia in attesa del decesso per congelamento. L’atto della scalata e la montagna, infatti, occupano tutta la seconda metà del volume. Nella prima parte viene approfondito il personaggio che, non ce ne voglia il protagonista Fukumachi, rimane più impresso nella memoria: Habu Joji.

Vero e proprio gigante la cui forza (anche morale) e imponenza rivaleggiano con quelle dello stesso Everest, Habu è, per continuare il parallelo con la montagna, un uomo che solo persone fortemente motivate possono avvicinare. Tuttavia accompagna a uno spirito e una forza di volontà incrollabili la razionalità e la coscienza dei propri limiti; per lui scalare con successo significa tornare indietro vivi perché “Se muori non vali nulla”.

Tornando alla sfida dei due autori, non si può che constatarne il successo. Del resto pochi disegnatori hanno dato prova negli anni di saper coinvolgere i lettori nelle azioni dei loro personaggi come Jiro Taniguchi. Basta leggere L’Uomo che Cammina per accorgersi di come con ogni piccolo movimento e espressione facciale l’artista giapponese sia in grado di catturare la nostra attenzione, che si tratti di sdraiarsi tra i petali di un ciliegio o di saltare un crepaccio a 7000 metri d’altezza. La fatica che traspare dal volto di Fukumachi e la potenza di Habu sono trasmesse alla perfezione, così come la sensazione di straniamento del ritrovarsi soli in mezzo a distese di roccia e ghiaccio.

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Se questa abilità di Jiro è ben presente ne La Vetta Degli Dei, purtroppo a volte è “annacquata” da un eccesso di didascalie, spesso pleonastiche nel descrivere in modo dettagliato le azioni che i personaggi compiono nella vignetta. Una selezione più stretta dei passi tratti dal libro di Yumemakura messi ad accompagnare le immagini avrebbe giovato alla scorrevolezza della lettura.

Peccato anche per i problemi (già riportati anche nelle recensioni dei precedenti volumi) legati ai retini e alla resa del ghiaccio: in qualche vignetta la montagna sembra trasparente e i personaggi galleggiano letteralmente nell’aria.

LA Vetta Degli Dei si avvicina alla fine. Come in una scalata, questi sono i momenti più ricchi di tensione ed emozioni. Fatevi coinvolgere anche voi, ne varrà la pena.

Voto 8

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