Io René Tardi Prigioniero di Guerra allo Stalag II B, la recensione

Pubblicato il 13 Dicembre 2013 alle 10:30

Arriva una graphic novel del maestro Jacques Tardi imperniata sulle memorie del padre in un campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale: quando storia, biografia e fumetto si uniscono in un connubio peculiare!

stalagIo René Tardi Prigioniero di Guerra allo Stalag II B vol. 1

Autore: Jacques Tardi (testi e disegni)

Casa Editrice: Coconino Press

Genere: Guerra

Provenienza: Francia

Prezzo: € 28,00, pp. 192, b/n

Data di pubblicazione: ottobre 2013

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In questa recensione è necessario fare una premessa: personalmente ho una vera e propria venerazione per Jacques Tardi, maestro indiscusso del panorama fumettistico di area BD, conosciuto per gli splendidi adattamenti dei romanzi polizieschi di Leo Malet che hanno come protagonista l’investigatore Nestor Burma; oppure per l’acclamata saga di Adèle Blanc-Sec, giusto per citare due delle sue opere più note. Di Tardi adoro la potenza espressiva dei disegni, le figure vagamente grottesche che contrastano con la minuziosità maniacale ed estremamente naturalistica degli sfondi e delle ambientazioni che a mio parere costituiscono l’autentico punto di forza del suo stile.

Ma i testi non sempre mi entusiasmano. Non che Tardi scriva male, tutt’altro. Forse scrive troppo, però, e la sua prosa densa scade in eccessi di verbosità che contribuiscono a rendere lente e prolisse le sue storie. Ci ho pensato pure stavolta leggendo Io René Tardi Prigioniero di Guerra allo Stalag II B, primo volume di due che Coconino Press traduce in Italia. Specifico che l’opera è di grande livello e merita attenzione ma la sceneggiatura è appunto compromessa dalla verbosità e se Tardi avesse optato per un incedere narrativo più stringato e sintetico il risultato sarebbe stato migliore.

L’operazione è comunque intrigante e non banale. Tardi si è concentrato sulla figura del padre René che scrisse centinaia di pagine di diario relative ai suoi ricordi di guerra. L’uomo, sottufficiale fatto prigioniero dai nazisti durante il Secondo Conflitto Mondiale, conobbe gli orrori dei campi di concentramento e in seguito decise di mettere per iscritto le sue esperienze allo scopo di tramandarle al figlio Jacques e fargli comprendere le brutture di quel periodo. Il libro quindi si inserisce a pieno titolo nella categoria delle graphic novel a tematica bellica e in effetti, almeno nella prima parte, abbiamo a che fare con una war story.

René Tardi quindi descrive al figlio la situazione difficile della Francia occupata dai nazisti, la vergogna del collaborazionismo, spiegando le motivazioni che lo spinsero ad arruolarsi e combattere gli esponenti del Terzo Reich. Seguiamo le sue vicissitudini, le difficoltà, i rischi che l’uomo corre fino al momento cruciale in cui viene catturato insieme ad altri soldati e condotto in un lager. E qui, come è facile intuire, la situazione peggiora con i lavori forzati, le continue minacce di morte, il freddo, gli stenti, le privazioni e in generale le umiliazioni che i prigionieri sono costretti a subire dai loro sadici aguzzini.

Se l’argomento è realistico, Jacques Tardi usa però una tecnica narrativa quasi surrealista, inserendo un suo doppio fumettistico e giovanile direttamente nel contesto del racconto, come se si trattasse dello spettatore di un film. E in diversi momenti della storia, Jacques si rivolge spesso al padre, interrompendolo, schernendolo (c’è un evidente divario generazionale tra i due che li spinge a pensare alle cose in maniera diametralmente opposta) e commentando tutto ciò che gli viene raccontato. Di conseguenza, dal libro emerge non solo il ritratto di René ma pure uno dello stesso Jacques e cioè quello di un ribelle antimilitarista che odia i soldati ma che a un certo punto comprende le ragioni che costrinsero una generazione amante della democrazia a prendere le armi contro il Fuhrer.

Nel testo non mancano sarcastici e sferzanti riflessioni sulla religione, considerata fonte di ogni male, sulla mancanza di scrupoli dei potenti incuranti delle vite dei singoli esseri umani, sulla vigliaccheria degli infami pronti a sfruttare le guerre sperando di trarne vantaggi; e si puntualizza, in maniera decisamente anti-conformista, che i nazisti non odiavano solo gli ebrei ma pure polacchi, russi, gente di colore, omosessuali (René parla esplicitamente degli amori omosex nati all’interno dei lager con tanto di giochi maliziosi e travestitismi): categorie incluse nel folle progetto di sterminio hitleriano. I disegni di Jacques Tardi sono impeccabili e si rileva la tipica dicotomia tra l’aspetto in parte grottesco dei personaggi e la maniacalità realistica delle ambientazioni (oscuri carri bestiame stipati di gente, lager circondati da filo spinato, campi di battaglia insanguinati). L’incubo della guerra è enfatizzato dal bianco e nero che con l’ausilio di efficaci giochi d’ombra lo rende spaventoso. In alcune tavole iniziali però c’è il colore rosso, simbolo del sangue versato in ogni conflitto.

Questo è un lavoro di qualità; ma resta il rammarico per la verbosità di tante pagine che rendono un po’ noiosa la lettura. È vero che l’intento non è intrattenere e divertire; ma forse le memorie di René Tardi avrebbero avuto più senso in forma di romanzo e non di fumetto. In ogni caso, il volume è consigliabile e non va assolutamente trascurato.

Voto: 7 ½

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