Recensioni Fumetti
L’Anello dei Ratti – Recensione
Tobia Brunello 05/08/2025

- Autore: Leo Ortolani
- Formato: 18X26, S., 32 p.
- Prezzo: 3,50 euro
- Casa editrice: Panini Comics
- Data di uscita: 1 mag. 2025
Era stato anticipato talmente tanto tempo fa che era diventato una sorta di leggenda, ma finalmente L’Anello dei Ratti è qui! Chiunque abbia amato la dissacrante irruzione di Bolo e compagnia nella Terra di Mezzo de Il Signore dei Ratti, non poteva che attendere con trepidazione il ritorno di Leo Ortolani sulle orme di Tolkien. E con L’Anello dei Ratti, miniserie in sei numeri, l’autore parmense dimostra una volta di più come il fantasy – e soprattutto la parodia di qualità – possano ancora dire molto nel fumetto italiano.
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L’avventura prende le irrinunciabili mosse da una delle mitologie più amate – Lo Hobbit, o meglio, la sua rielaborazione cinematografica di Peter Jackson – ma filtrata dalle lenti deformanti dell’umorismo ortolaniano. Sette nani (rigorosamente «col re incluso») e un giovane ratto della Contea sono chiamati a riconquistare il tesoro custodito dal drago Sfarnir… ma prima bisogna fingersi vivi e rispondere a una chiamata all’avventura che somiglia tanto a uno strano caso di phishing – sì, proprio lo spam online. Un incipit che solo Ortolani poteva pensare, aggiornando i tòpoi fantasy e mescolandoli con ironia alla vita iperconnessa di oggi.
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Dove, nel 2004, Il Signore dei Ratti aveva riletto l’epopea tolkeniana con la consueta miscela di nonsense, battute fulminanti, riferimenti pop e improvvisi lampi di malinconia, L’Anello dei Ratti porta l’élan comico di Ortolani a livelli altissimi. Le pause surreali, le conversazioni assurde e le strizzate d’occhio ai fan delle precedenti saghe sono pane quotidiano per il lettore, il tutto servito nel classico bianco e nero pulito e dinamico a cui l’autore ci ha abituati. Ma c’è di più: le battute sulla contemporaneità – dai social network alle più classiche ansie da “nuova notifica” – impreziosiscono una parodia che sa essere tanto omaggio quanto scherno affettuoso ai miti dei nerd.
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Non è facile parlare di nuove magie in un mondo che “scrolla” compulsivamente su Pittogram, ma Ortolani riesce ancora a sorprenderci: i nani, lo stregone Sedobren, i cattivi orchi con evidenti derive pop moderne, tutto si mischia in un umorismo che non ha paura di sporcarsi di attualità e ironia tagliente. L’effetto? Ridiamo di noi stessi, dei nostri eroi e persino delle nostre paure contemporanee, tra un’epica citazione e una gag che squarcia la quarta parete.
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Un difetto che si nota però è mutuato dall’adattamento cinematografico che lo stesso Ortolani ha criticato: il voler allungare la semplice e lineare storia de Lo Hobbit in una miniserie di ben sei capitoli rende alcuni passaggi eccessivamente diluiti (lo stesso difetto della trilogia cinematografica di Peter Jackson). Le classiche pause comiche di Ortolani sono sì esilaranti, ma in questi albetti da 32 pagine quando si ripetono troppo sembrano “mangiare” vignette preziose.
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Ad ogni modo, L’Anello dei Ratti si conferma la nuova tappa del viaggio del Maestro della parodia italiana: un fumetto irresistibile per chi cerca la risata intelligente, capace di divertire tanto i veterani di Rat-Man quanto chi si avvicina ora al suo universo.
La scelta del formato “spillato” mensile, il ritorno di volti noti e la consapevole modernità dello scenario fanno di questa miniserie un appuntamento imperdibile.
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In breve
Storia
7.5
Disegni
7
Cura editoriale
6.5
Sommario
Una parodia che presenta tanti colpi di genio a cui ci ha abituati Ortolani, ma che nel complesso soffre un po’ di una narrazione troppo dilatata rispetto ad altre parodie. Dal punto di vista grafico Leo riprende un po’ quanto visto ormai 20 anni fa ne Il Signore dei Ratti, ma soprattutto molti volti risultano un po’ inespressivi, anche al di là del voluto effetto comico.


