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La Barriera Corallina è stata dichiarata morta

Matteo Regoli 22/03/2017

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La notizia choc è stata resa nota in mattinata.

Qualche mese fa, nel documentario di Fisher Stevens Before the Flood (qui trovate la nostra recensione in anteprima dal Festival di Roma), Leonardo Di Caprio ci avvertiva dei pericoli che l’ambiente correva a causa del surriscaldamento globale.

E oggi eccoci qui, a riportare la triste notizia: la Grande Barriera Corallina australiana è stata dichiarata morta. La causa è imputabile ad un improvviso aumento della temperatura dell’acqua, che salita oltre i 4 gradi ha causato lo sbiancamento del 90% dei coralli, uccidendone oltre il 20%.   Il calore dell’oceano, che continua ad aumentare, in pratica sta uccidendo gli organismi viventi e/o le alghe che vivono all’interno dei coralli, causando lo “sbiancamento” della barriera.  

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature, che ha evidenziato come, a causa del surriscaldamento globale, non sia più sufficiente proteggere le barriere coralline soltanto dalla pesca.

“Il riscaldamento globale è la minaccia numero uno” ha dichiarato David Wachenfeld del Parco Marino della Grande Barriera Corallina, co-autore della ricerca. “E’ strettamente necessario iniziare a limitare il cambio climatico causato dal surriscaldamento, come è stato deciso dai leader mondiali negli Accordi di Parigi.”

Intervistato dal New York Times, Terry Hughes, professore capo dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies,  ha spiegato che la situazione è molto grave: “Non si tratta di una minaccia futura, il surriscaldamento globale sta colpendo la Barriera Corallina da 18 anni. Questo è stato il peggior colpo subito dalla Barriera, dopo quelli del 1998 e del 2002. E presto ce ne sarà un quarto, perché le cose non stanno migliorando affatto.”

Qualche giorno fa Greenpeace Australia aveva avvisato che la Barriera Corallina sta “letteralmente cuocendo viva”. Nel 1981 l’Unesco aveva dichiarato la Grande Barriera Corallina patrimonio dell’umanità (tra l’altro, è anche la principale meta turistica australiana, con un reddito annuale 5 miliardi di dollari) ma è molto probabile che entro luglio le Nazioni Unite la dichiareranno in “via d’estinzione”.

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