Clown con la Pistola – Recensione

Pubblicato il 27 Novembre 2012 alle 11:30

Arriva un trasgressivo fumetto targato 2000 AD ambientato nel mondo distopico di Judge Dredd! Seguite le incredibili vicissitudini dell’agente Jack Point, l’unico pagliaccio in grado di affrontare terribili minacce!
Clown con la Pistola

Autori: Simon Spurrier (testi), Frazer Irving (disegni)

Casa Editrice: Bao Publishing

Provenienza: UK

Genere: Fantascienza

Prezzo: € 18 x 25, pp. 160, b/n e col.

Data di pubblicazione: maggio 2012

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La celebre rivista inglese 2000 AD è stata fondamentale per l’evoluzione non solo del fumetto britannico ma anche americano, considerando che molti degli autori fattisi conoscere su quelle pagine hanno poi avuto successo negli Stati Uniti, rinnovando i comic-book made in USA (un nome tra i tanti: il geniale Grant Morrison). 2000 AD ha avuto inoltre il merito di pubblicare opere spesso trasgressive e iconoclaste, caratterizzate da notevole inventiva, ed è lodevole che Bao Publishing, che può già vantare nel suo catalogo validissime proposte, abbia deciso di tradurne alcune, attingendo alla prestigiosa produzione Rebellion.

E Clown con la Pistola è la prima uscita di tale genere e si può affermare senza tema di smentite che non si poteva immaginare inizio migliore. Originariamente serializzata con il titolo The Simping Detective, è ambientata nel mondo futuribile e distopico di Judge Dredd. Ma il violento giudice appare pochissimo e le avventure si svolgono in un sobborgo di Mega City One: Angel Town. Naturalmente si tratta di un luogo pericoloso e, malgrado non manchino i Giudici, il crimine e la corruzione dilagano.

Ma ad Angel Town agisce pure Jack Point, ex Giudice che lavora come investigatore privato e tende ad andarsene in giro vestito da clown per ragioni che verranno spiegate nelle storie. È violento, rissoso, non ha scrupoli e ha un debole per le belle donne; tuttavia, dal momento che costoro sono di solito pericolose e infide, è facile intuire che Jack si trovi sovente nei guai. In possesso di armi complicate e coadiuvato da un mostro che ricorda il Carnage marvelliano, si confronta con gangsters, femme fatales, spacciatori di sostanze psicotrope, gente senza scrupoli, e deve contrastare le losche macchinazioni dei suoi ex superiori.

L’autore è il bravissimo Simon Spurrier che negli ultimi tempi ha lavorato spesso alla Marvel e che ha ideato un personaggio che sembra un Philip Marlowe fantascientifico finito per sbaglio in una pellicola dei Monthy Python. Ciò che colpisce di Spurrier è l’intensità dei monologhi da lui scritti, contrassegnati da un incedere chandleriano. Malgrado la densità dei testi, il ritmo delle story-line è veloce e sincopato. In poche parole, Spurrier è un talento puro, abilissimo nei giochi di parole, nelle battute fulminanti di impronta cinematografica, nei dialoghi irriverenti e sarcastici, e non vanno trascurate le stravaganti metafore e le similitudini che Jack si concede nelle sue riflessioni che richiamano gli esiti espressivi dei libri di Burroughs e degli scrittori new wave e cyberpunk. Questo è evidente pure nello splendido racconto in prosa conclusivo che arricchisce ulteriormente un volume già  di per sé pregevole.

E se i testi sono ottimi, che dire dei disegni? Il penciler è Frazer Irving che molti ricorderanno per alcuni episodi di Batman & Robin di Morrison o per l’albo dedicato a Klarion facente parte di Seven Soldiers of Victory, sempre scritto dall’autore di Glasgow. Irving svolge un lavoro eccezionale e il suo tratto, impreziosito da intriganti contributi pittorici presenti negli sfondi, è incredibile. Si dimostra sopraffino nella caratterizzazione visiva di ogni personaggio: Jack è sia farsesco che minaccioso; le donne meravigliosamente sexy; le mostruosità evocate dalla mente perversa di Spurrier ributtanti. E la cura certosina dimostrata nella raffigurazione delle architetture di Angel Town, dello squallore dei bassifondi, dell’atmosfera tenebrosa dei club malfamati o di quella oscura di angusti uffici è encomiabile.

Un altro motivo che rende Irving un artista da tenere d’occhio risiede nella sapiente impostazione dei chiaroscuri, mutuati dall’estetica noir, che fanno pensare ai vecchi film con Bogart o a certe sequenze di Blade Runner. Irving usa in prevalenza il bianco e nero ma in alcune tavole ci sono piccoli particolari a colori che rendono visivamente imprevedibile la lettura. Se amate quindi i fumetti di area British e se volete scoprire un’opera di qualità, tenete d’occhio questo volume.


Voto: 8 ½

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