Cowboy Bebop: recensione della serie live action Netflix

La serie è disponibile sulla piattaforma dal 19 novembre.

Pubblicato il 23 Novembre 2021 alle 17:35

Titolo originale: Cowboy Bebop

Creata da: André Nemec

Cast: John Cho, Mustafa Shakir, Daniella Pineda, Elena Satine, Alex Hassell

Produzione: Tomorrow Studios, Midnight Radio, Sunrise Inc.

Distribuzione: Netflix, 19 novembre

Federico Vascotto
Federico Vascotto
2021-11-19T16:45:53+01:00
Federico Vascotto

Titolo originale: Cowboy Bebop Creata da: André Nemec Cast: John Cho, Mustafa Shakir, Daniella Pineda, Elena Satine, Alex Hassell Produzione: Tomorrow Studios, Midnight Radio, Sunrise Inc. Distribuzione: Netflix, 19 novembre

Era temuto come tutti gli adattamenti live action in generale e ancor di più come tutti gli adattamenti live action di anime di culto da parte di Netflix, trend oramai in corsa (è già successo con Death Note, il prossimo sarà One Piece).

Ma questo Cowboy Bebop in carne ed ossa, disponibile dal 19 novembre sulla piattaforma, pur differenziandosi dall’originale ne mantiene in parte lo spirito e non è da buttare, anzi tutt’altro, ma sembra perdersi nello svolgimento del tema più che nelle sue premesse o nel suo epilogo.

Cowboy Bebop: see you, space cowboy…

cowboy bebop netflix 00

La serie live action ricalca gli elementi che hanno reso Cowboy Bebop un – a tutti i fatti – capolavoro dell’animazione giapponese: un mix di generi, una caratterizzazione dei personaggi da subito forte, una colonna sonora che abbraccia la storia e accompagna lo spettatore nel viaggio con una regia dinamica e rocambolesca. Allo stesso tempo però si allontana da alcuni di questi canoni, senza tradirne lo spirito originale malinconico e jazz. Complice il lavoro di Yoko Kanno, la stessa compositrice delle musiche dell’anime originale, la soundtrack del live action è intrisa di brani blues e di quelli che avevano reso così iconica la serie animata.

La caratterizzazione dei personaggi invece è sopra le righe e cazzona, in linea con il genere pulp e parodistico che lo show sceglie di abbracciare una volta diventato in carne ed ossa, mentre l’originale era più filosofico e malinconico e mischiava western. space opera, commedia e dramma poiché parliamo pur sempre di due cacciatori di taglie che viaggiano nello spazio, forse per sfuggire dal proprio passato. Qui l’incontro fra commedia e dramma, fra risate e emozioni c’è ancora, ma è meno sottile, meno elegante.

Faye Valentine (Daniella Pineda) non è più una femme fatale, piuttosto una nerd che cerca la propria identità e il proprio posto nel mondo; Spike Spiegel (Mustafa Shakir) è lo stesso adorabile bastardo che era nell’anime e Jet Black è meno massiccio ma mantiene il suo appeal da ex investigatore vissuto. I personaggi in generale ma in particolare alcuni dei protagonisti (forse con eccezione proprio di John Cho) hanno un “effetto cosplay” cucito addosso molto pericoloso, perché potrebbe non permettere ad alcuni spettatori di andare oltre. Accanto a loro Julia una meravigliosa Elena Satine forse un po’ troppo eterea nella seconda parte; e Vicious, quest’ultimo il più cosplayer di tutti col volto dell’ex Translucent di The Boys Alex Hassell e un pericolosissimo parrucchino bianco in testa.

Un altro aspetto positivo di questo nuovo Cowboy Bebop è aver raccontato la stessa storia ma in modo e con contenuti differenti a livello narrativo. L’ordine temporale degli avvenimenti e di come si incastrino i vari incontri con Faye, con il cane Ein (adorabile il welsh corgi pembroke trovato) non è lo stesso, i “casi di puntata” che poi sono le taglie da rincorrere sono scelte nel vasto panorama dell’anime originale, alcune sequenze e inquadrature sono riprese ma anche qui in ordine e in contesti a volte diversi, disvelando molto più lentamente il passato dei protagonisti.

Insomma nel complesso chi ha visto l’opera originale non rischia di annoiarsi nel vedere un prodotto tale e quale, ma piuttosto un mix diverso degli stessi elementi, e i nuovi adepti potrebbero essere attirati dal recuperarsi l’originale, disponibile sulla piattaforma da qualche settimana. Anche la CGI – anche se raffazzonata in alcuni momenti – non pare terribile, se non nella seconda metà dove storyline e messa in scena si perdono un po’ per strada, per arrivare a un epilogo che tenta di bilanciare malamente la chiusura con questa stagione, nel caso Netflix decidesse di non proseguire con lo show, e un’eventuale seconda annata.

Il percorso stesso di alcuni personaggi, per quanto provi a ricalcare l’originale, lascia un po’ perplessi. Ben sviluppato e presente è invece il tema dei fantasmi passati dei personaggi, che torneranno a bussare alla loro porta chiedendo il conto. Diciamo che forse l’errore più grande di Netflix con questo Cowboy Bebop è stato mostrare nei suoi teaser e nella sigla (un gioiellino) una serie che ad una visione completa non sarebbe stata così curata nel minimo dettaglio.

In Breve

Giudizio Globale

5

Sommario

Un adattamento che sceglie una via diversa, più parodistica e "caciarona" rispetto all'originale, tradendola, ma ne mantiene anche l'aspetto emotivo-sentimentale, eppure non basta insieme all'effetto cosplay per alcuni dei suoi personaggi e situazioni.

5

Punteggio Totale

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