DC Universe di Alan Moore – Recensione

Pubblicato il 15 Giugno 2012 alle 09:55

Arriva un volume che include le storie scritte da Alan Moore imperniate su vari personaggi del DC Universe e illustrate da maestri del fumetto internazionale, per la gioia di tutti i fans del Bardo di Northampton!

DC Universe di Alan Moore

Autori: Alan Moore (testi), Brian Bolland, Klaus Janson, Jim Baikie, Kevin O’Neill, Paris Cullins, Joe Orlando, Dave Gibbons, Bill Willingham, George Freeman (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 18,95, 16,8 x 25,6, pp. 194, col.

Data di pubblicazione: maggio 2012


È necessaria una premessa: se una casa editrice fa un annuncio mi aspetto che tenga fede alle promesse. Ovviamente ci possono essere cambiamenti per varie ragioni ma, se non altro per rispetto nei confronti dei lettori, bisognerebbe avvisare. Perché scrivo questo? Perché il tp oggetto della recensione ha un sommario diverso da quello divulgato prima dell’uscita. Dedicato alla produzione DC del Bardo di Northampton, Alan Moore, avrebbe dovuto includere episodi di Voodoo e di Deathblow: By Blows. Ma al loro posto c’è il pur pregevole The Killing Joke, senza che RW-Lion si sia degnata di dare spiegazioni. Di conseguenza, coloro che come il sottoscritto hanno ordinato il libro in fumetteria sulla base del sommario ufficiale si trovano ora con una parte di materiale già in loro possesso.

Tutti sanno che Alan Moore è considerato il più importante autore di comics a livello mondiale e di solito quando si ragiona sulla sua produzione DC si pensa automaticamente alla celeberrima run di Swamp Thing, ai capolavori Watchmen e V for Vendetta, a The Killing Joke e al massimo a qualche episodio del Superman pre-Crisis. Tuttavia lo scrittore inglese ha fatto altro e DC Universe di Alan Moore è la dimostrazione.

Il tp si apre quindi con The Killing Joke, splendida rilettura delle origini del Joker, illustrata dal bravissimo Brian Bolland. Si prosegue con una storia in due parti tratta da Detective Comics 549-550. Il protagonista, però, non è Batman ma un altro eroe urbano del DC Universe, Green Arrow, che negli anni ottanta era titolare di un mensile curato da Mike Grell caratterizzato da atmosfere for mature readers lontane anni luce da quelle mainstream odierne. In un contesto cupo e angosciante, Moore delinea una vicenda che risente della tendenza revisionista degli eighties, scritta con lo stile lirico e introspettivo che i suoi fan conoscono. Appare anche la bella Black Canary e non manca una dose di sarcasmo che rende intrigante l’episodio, illustrato da Klaus Janson, collaboratore di Frank Miller su Daredevil e Dark Knight, che sfoggia uno stile graffiante senz’altro efficace.

Da tenere d’occhio le storie tratte dai nn. 17-18 di Vigilante che all’epoca furono molto discusse. Vigilante, altro eroe urbano del DCU, è costretto a confrontarsi con una situazione che non ha niente a che vedere con quelle delle tipiche storie di supereroi e che assomiglia spaventosamente alla realtà attuale. Alan, infatti, affronta senza peli sulla lingua la tematica scottante dell’incesto. Un padre pervertito che già aveva abusato della figlia quando questa aveva otto anni intende ripetere l’esperienza ed è disposto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. La story-line di Moore è una sconvolgente denuncia del marciume, dell’ipocrisia e della decadenza del mondo contemporaneo, tra locali malfamati, droga, prostituzione e argomenti che all’epoca non era usuale rilevare nei comic-book generalisti. Dal punto di vista dei testi, Alan utilizza sempre lo stile di scrittura musicale che lo ha reso famoso e i dialoghi di impronta cinematografica; ma a tratti inserisce gli scioccanti monologhi interiori del villain. In poche parole, il lettore, in determinati momenti del racconto, entra direttamente nella psiche di un pedofilo e la lettura non può non suscitare disagio. Da segnalare, inoltre, l’incisiva composizione della tavola del penciler Jim Baikie.

Con i due brevi estratti dai nn. 26 e 27 di Omega Men, invece, le atmosfere fantascientifiche prendono il sopravvento. Ma pure in questo caso Moore dimostra di essere anti-convenzionale e ci propina giganti, bizzarre creature extraterrestri e strane forme di accoppiamento (alludendo in maniera nemmeno tanto velata all’omosessualità, benché di tipo alieno): fantasie curiose e stravaganti, dunque, ottimamente visualizzate da Kevin O’ Neill e Paris Cullins.

La storia di Secret Origins n. 10 è importante e controversa. Avrete modo di scoprire le origini del misterioso Straniero Fantasma che però non tutti accettarono. Secondo la versione di Alan, Phantom Stranger è un angelo che nel momento cruciale della ribellione di Lucifero non ebbe il coraggio di schierarsi. I testi rimandano alla poesia introspettiva di Swamp Thing (e peraltro Alan riprese in parte l’episodio in un numero della Cosa della Palude) e i disegni sono di una leggenda dei comics: Joe Orlando, colui che lo stesso Moore omaggiò in Watchmen (Orlando fu infatti uno dei più apprezzati penciler dei cosiddetti ‘pirate comics’).

Si passa poi ad alcune back-up stories pubblicate su Green Lantern 188 e su Green Lantern Corps Annual 2 e 3, disegnate da Dave Gibbons, Kevin O’ Neill e Bill Willingham. Erano già state proposte da Planeta nel volume Lanterna Verde di Neil Gaiman, Alan Moore e Larry Niven e pure in questo caso rimando all’apposita recensione. In questa sede specifico solo che è evidente l’influenza della new wave fantascientifica inglese e che una delle storie ha ispirato il crossover Blackest Night di Geoff Johns.

Il libro si conclude con un estratto da Batman Annual n. 11, per la gioia di tutti gli estimatori del Cavaliere Oscuro. Il villain Clayface però ruba spesso la scena a Bats. Per l’ennesima volta abbiamo a che fare con una story-line dalle atmosfere schizoidi che fanno pensare ai racconti di Ballard. Il folle criminale è innamorato di un manichino dalle fattezze femminili. Ma Clayface, nella sua mente contorta, ritiene di essere stato tradito e le conseguenze delle sue azioni saranno preoccupanti. Moore affronta il tema della gelosia, usando la figura del supereroe come pretesto per compiere una riuscita analisi dell’alienazione metropolitana, dell’ansia di possesso, dell’incomunicabilità e della difficoltà dei rapporti affettivi. E il penciler George Freeman, pur non eccezionale, si dimostra all’altezza.

In definitiva, per ciò che concerne le storie, il volume è valido e non potrebbe essere altrimenti, data la caratura dell’autore. La qualità della stampa è accettabile, anche se forse avremmo potuto aspettarci di più. Resta però la pecca evidenziata all’inizio della recensione.


Voto: 7,5

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