Roberto Recchioni: “David Murphy racconta quest’epoca buia” | Intervista

Pubblicato il 29 Luglio 2019 alle 12:00

Roberto Recchioni ha sempre amato giocare con la cultura pop, e diversi dei suoi personaggi sono nati grazie a questo gioco postmoderno, che in realtà ha alimentato molte idee e storie degli ultimi decenni. E David Murphy è una di queste invenzioni.

Il personaggio è nato nel 2008, quando è stato protagonista di una miniserie edita da Panini Comics. La base del character si regge su due elementi principali: gli action hero dei film anni Ottanta, e le leggi di Murphy, ovvero quel complesso di paradossi pseudo-scientifici secondo i quali “se qualcosa può andare male, andrà male”.

David Murphy è ritornato a giugno (qui la NOSTRA recensione del primo numero), con una nuova miniserie mensile di sei albi edita sempre da Panini Comics intitolata Make America Great Again (vi ricorda qualcosa questo motto?), e che è arrivata attualmente alla sua seconda uscita. Abbiamo intervistato lo sceneggiatore e creatore del personaggio Roberto Recchioni per saperne di più su David Murphy, e su tutto ciò che vive dentro e fuori la nostra società che ne sta alimentando le storie.

Ciao Roberto, benvenuto su Mangaforever. Com’è nata l’idea di far tornare David Murphy per una nuova miniserie?

Ciao, e grazie. Il piano esisteva sin dall’origine, visti i buoni esiti della miniserie originale. Poi io e la Panini abbiamo avuto una differenza di vedute che si è protratta per qualche tempo. Quando abbiamo appianato le divergenze io ero però in un turbine di lavoro e quindi ho dovuto rimandare. Alla fine, sono passati dieci anni ma… Eccoci qui.

Ti ha stimolato l’attuale situazione politica mondiale e americana per scrivere le nuove storie del personaggio (visto che questa season two è ambientata nell’America del Presidente Trump)?

Assolutamente. Ma anche quella italiana visto che i moti populisti e sovranisti sono geograficamemte trasversali. La filosofia di David, il suo modo di essere eroe, come già nella prima miniserie, mi è sembrata perfetta per raccontare il tempo presente.

Secondo te l’attuale situazione politica e sociale sta aiutando a livello creativo, nei fumetti, nel cinema, nelle serie tv, a produrre dei contenuti forti? Se sì, quali ti sembrano i più rilevanti.

I tempi cupi hanno un solo vantaggio: generano migliore narrativa. Prendi gli horror, per esempio. Quando il mondo è (relativamente) tranquillo, è un genere che vivacchia ma quando le cose vanno davvero male (come durante la crisi energetica americana dei primi anni ’80 o il terrorismo italiano dei ’70) ecco che risorge. Oggi il mondo ci pone davanti a uno scenario apocalittico. Risorgono le destre estremiste, il sovranismo spopola, il clima è un disastro, i temi inclusivi sono aspramente criticati… Ci sono spunti narrativi da tutte le parti.

David Murphy è un personaggio post-moderno. Quanto fa parte del tuo modo di scrivere il citazionismo, ed il piacere di giocare con la cultura pop?

All’epoca in cui ho creato David Murphy, molto. Ma è stato anche il canto del cigno di quel tipo di approccio, da parte mia. Successivamente ho cercato altre strade e un rigore diverso. Sono diventato molto serio (penso alle mie storie di Samurai, per esempio). Ultimamente mi sta tornando la voglia di giocare con il pop, mescolandolo con la narrativa di alta. I risultati si vedranno con Dylan Dog e nel mio nuovo libro per Feltrinelli, Roma Sarà Distrutta In Un Giorno.

David Murphy è una sintesi degli action hero anni Ottanta. Secondo te questi tipi di personaggi sono da rivalutare, o sono stati già rivalutati?

Io credo che non se ne siano mai realmente andati, non del tutto almeno. Adesso poi,tra i ritorni di Rocky, Terminator, Rambo e Maverick (tacendo di Stranger Things), viviamo in un periodo che è più ’80 degli ’80. Ed è buffo perché nei veri anni ’80, si viveva di nostalgia dei ’50 (pensa a Ritorno al Futuro).

Lo vedresti bene David Murphy in una serie o film dedicato? Quale sarebbe l’attore più adatto ad interpretarlo?

Come serie sarebbe una cosa in stile Jarod il Camaleonte o il vecchio telefilm di Hulk. Nulla meno di Michael Bay. L’attore sui cui era stato inizialmente modellato oggi è forse troppo vecchio (Kiefer Sutherland) e ci vorrebbe qualche faccia relativamente nuova (perché nemmeno David è più così giovane). Channing Tatum?

Quale dei personaggi da te creati è più vicino ad un adattamento per il grande o piccolo schermo?

Ci vorrebbe un indovino. Molte proprietà intellettuali che ho creato, in vari momenti, sono state opzionate per il cinema ma adesso ti rivelo un segreto: non significa niente. Solo qualche soldo in tasca e dei produttori che portano in giro il tuo personaggio cercando di trovare i soldi per costruire un progetto. Cosa che non riesce quasi mai. Quando vedi un autore che dice orgoglioso “il mio libro è stato opzionato per il cinema e diventerà un film!” significa solo che una cifra tra i mille e i cinquemila euro è passata di mano a fondo perduto e che qualcuno sta facendo dei pranzi, di solito in un bar di Roma Nord. Un film esiste quando esiste, cioè quando arriva in sala. Nemmeno averlo girato ne garantisce l’esistenza. Detto questo, Garrett è opzionato da vari anni da Wild Side che, stando alle ultime notizie  che ho avuto (non recentissime), ne stava parlando con FX. Alcune opere più recenti che ho realizzato sono state attenzionate da grosse realtà italiane, ma non mi faccio alcuna illusione.

Bene Roberto, grazie per la tua disponibilità.

Grazie a voi.

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