American Gods 2×07 – Treasure of the Sun | Recensione

Pubblicato il 25 Aprile 2019 alle 15:00

La battaglia tra Vecchi e Nuovi Dèi è pronta a scoppiare, dopo gli avvenimenti dei precedenti episodi della nuova stagione.

La seconda stagione di American Gods sta cominciando ad entrare nella fase finale: il sesto episodio, Donar the Great, ha aggiunto altri piccoli (ma importanti ed interessanti) frammenti al grande mosaico che è il mondo della serie, facendo conoscere agli spettatori anche il figlio di Odino, Donar, e approfondendo la psicologia del Dio stesso, il suo rapporto conflittuale col figlio (che potrebbe rivelarsi fondamentale anche per capire al meglio, prossimamente, la relazione di Wednesday con Shadow) nonché la situazione dei Vecchi Dèi prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

E’ il momento ora di scoprire finalmente, con il settimo episodio Treasure of the Sun, le vere potenzialità di Mad Sweeney all’interno della serie, nonché il concreto sviluppo della guerra tra Nuove e Vecchie divinità, ormai alle porte col ritorno agli antichi splendori della lancia di Odino, Gugnir. Quali saranno i prossimi sviluppi? E come reagiranno gli equilibri delle due fazioni, una volta scoppiata realmente la guerra?

IL RE

Tresure of the Sun, come già successo nella prima stagione, risulta essere un episodio tutto incentrato su Mad Sweeney: seppur sullo sfondo troviamo Laura, che chiede consiglio a Mama-Ji sulla pozione del rito voodoo capace di riportarla in vita, le vicende dell’episodio ruotano tutte intorno al Dio irlandese, presente sin dal primo episodio della prima stagione al fianco di Wednesday. Attraversando e riscoprendo, grazie ai ricordi e al confronto con Bilquis, Salim e Mr. Ibis, il suo passato da re e Dio glorioso dell’antica stirpe irlandese dei Túatha Dé Danann , Mad Sweeney (e con lui gli spettatori) comprende finalmente il suo obiettivo, riscoprendo se stesso, ragionando sul  legame con Odino e segnando inevitabilmente, nel finale, il destino suo e anche quello della lancia Gugnir, affidata precedentemente dallo stesso Wednesday a Shadow.

NEL TESORO DEL SOLE

L’episodio, come molti successivi alla premiere amplia, espande ed avvolge completamente lo spettatore con un’unica tematica portante, rallentando sì la narrazione, ma restando comunque entusiasmante grazie alle continue scoperte, mai troppo esplicite e sempre sorprendenti, riguardo ai protagonisti della serie (presentanti al pubblico ma mai “analizzati” a fondo). Questa volta, American Gods decide di focalizzarsi (dopo l’episodio della prima stagione, tutto incentrato sull’arrivo del Leprecauno in America) da una diversa prospettiva e con tutta una caratterizzazione psicologica (e non solo folkloristica, come precedentemente accaduto) sull’emblematica figura di Mad Sweeney il cui ruolo, almeno fino ad ora, non era mai stato ben definito. Tutte le sue azioni cominciano ora ad avere un senso agli occhi dello spettatore, così come il suo atteggiamento beffardo, la sua vita sregolata e la sua presenza nella fazione dei Vecchi Dèi, che nascondo anche un’amara saggezza contenente forse la grande morale di tutto il mondo creato da Neil Gaiman; l’inaspettato sviluppo della trama in questo episodio poi, potrebbe cambiare sostanzialmente non solo il destino di Sweeney, ma anche quello di Laura, di Wednesday e dello stesso Shadow.

Con un focus diretto su Mad Sweeney tra storia, folklore e tanta psicologia, la seconda stagione di American Gods regala ancora una volta un episodio che, narrativamente parlando, aggiunge poco alla storia principale (ma, lo ripetiamo, è una caratteristica di tutta la serie, considerato il ristretto materiale originale dato da Neil Gaiman che, non sapientemente gestito, non avrebbe forse permesso lo sviluppo di una serie in più stagioni) ma intrattiene lo spettatore con un pathos e un incantamento fiabesco unico nel panorama televisivo, nonché con una qualità di contenuti fuori dal comune. Ogni puntata è un immersione unica nell’incredibile mondo di American Gods e, come detto più volte, la vera forza della serie sta proprio qui, più che nello svolgimento della narrazione principale. Un’altra buonissima occasione per godere pienamente della serie, con un colpo di scena finale che non può che aggiungere valore all’intero episodio, nonché dare quella scossa alla stagione a cui i precedenti episodi ci avevano pazientemente preparato.

 

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