La Lupa di Lorenzo Palloni | Recensione

Pubblicato il 26 Aprile 2019 alle 11:00

saldaPress ripropone in una nuova edizione rimasterizzata La Lupa, il graphic novel con cui Lorenzo Palloni entra di diritto nel gotha degli autori crime e noir rivitalizzando il genere anche per il mercato italiano.

saldaPress propone in una nuova edizione rimasterizzata e ricolorata da Luca Lenci, La Lupa, uscito originariamente come autoproduzione per il collettivo Mammaiuto, con il titolo Esatto, e andato velocissimamente esaurito, il graphic novel con cui il giovanissimo Lorenzo Palloni – classe 1987 – si è imposto all’attenzione di critica e pubblico, testimoniata dall’invito alla Maison Des Auteurs di Angoulême e dal Premio Boscarato come “Miglior Sceneggiatore Italiano” e aprendogli le porte per i successivi lavori pubblicati fra Shockdom e Rizzoli Lizard.

Ginger si muove in una città anonima fra periferie e immigrati, fra gente disperata e insospettabili professionisti. Ginger fa un lavoro pericoloso e sporco, sporchissimo: recupera crediti per conto di uno strozzino, il dottor Sannicola. E lo fa senza pietà.

Non c’è storia personale che scalfisca “l’etica” professionale di Ginger e i debiti vanno sempre pagati. Il suo è un rapporto schietto con i creditori come testimoniato dai suoi ferri del mestiere, due pesanti guanti rivestiti di piombo. Ma Ginger è anche una madre e una moglie che riesce, incredibilmente a tenere separati questi due aspetti così contraddittori della sua esistenza.

Il turbinio di umanità che Ginger affronta giornalmente ben presto la travolge: uno strozzino concorrente infatti non intende rispettare quelle regole non scritte che vigono fra malviventi scatenando una guerra per il territorio.

Nel bel mezzo di questa guerra iniziamo a scoprire il passato, violento, di Ginger ma soprattutto quello che l’aveva resa “invincibile” – riuscire a separare lavoro e vita privata – si sgretola. Ginger compie qualche leggerezza di troppo, diventa avventata e decide di farla finita: chiudere con il crimine, mandare in pensione Sannicola… ma per farlo dovrà punire un ultimo creditore, una punizione che potrebbe costarle caro proprio davanti agli occhi del figlio.

Come un cazzotto ben assestato alla bocca dello stomaco La Lupa travolte il lettore tenendolo incollato per tutte le 200 pagine del libro in una discesa nei meandri della disperazione umana in un turbinio di personaggi dalla dubbia moralità e di disperati al cui cospetto si palese la protagonista Ginger – giudice, giuria e boia – che a sua volta si sgretola e con lei un modo di vivere basato sulle bugie, sui non-detti e soprattutto – sopra ogni altra legge e dettato etico-morale – sulla violenza.

La Lupa è un graphic novel che affonda le sue radici nella tradizione crime e noir più spinta e lì cuoce a fuoco lento verso un finale tanto imprevedibile quanto scontato.

A dispetto della sua giovane età, Lorenzo Palloni condensa una serie di rimandi precisi passando con agilità dallo Sconosciuto di Magnus ad Alack Sinner di Munoz e Sampayo fino a Richard Stark e agli adattamenti dei suoi racconti dedicato a Parker firmati dal mai troppo compianto Darwin Cooke finendo fino alla scuola americana più mainstream di Brian Azzarello e Jason Aaron mentre al vertice c’è Edward Bunker.

Proprio questo mix, perfetto e riuscitissimo di suggestioni, contribuisce a rendere La Lupa un graphic novel eccezionale.

Palloni non cede infatti alle “lusinghe” di una certa scuola neo-realistica italiana che soprattutto in campo televisivo e cinematografico ha incensato la vita criminale, spettacolarizzandola e sollevandola a “normalità” ma al contrario la interiorizza mettendo sugli scudi proprio il mantra di Bunker: “il crimine non paga”. La vita di Ginger è una illusione costruita sulle menzogne che si disgrega e non ha acluna possibilità di redenzione.

Graficamente il libro trova la sua ragion d’essere nel particolare formato quadrato. Mentre dal punto di vista del tratto il chiaroscuro e il già citato Darwyn Cooke sono le cifre ultime con cui Palloni gestisce il suo racconto, è la costruzione della tavola l’aspetto più interessante da menzionare.

La gabbia a 9 vignette diventa quindi strumento efficace e sotto molteplici punti di vista. E’ utile per le sequenza in analessi – grazie anche ad un sapiente uso dei colori – alternando le vignette in maniera regolare e permettendo una narrazione parallela nella stessa pagina ma fornisce anche un taglio cinematografico quando il particolare di una vignetta si allarga al generale della pagina in un ideale piano sequenza che sembra voler sottolineare come le apparenze ingannano e nulla è come sembra nelle vicende di Ginger.

Ottima la cura carto-tecnica del volume saldaPress che aggiunge come extra due brevi post-fazioni e qualche sketch preparatorio.

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