Kids with Guns – Tribe di Capitan Artiglio | Recensione

Pubblicato il 15 Marzo 2019 alle 11:00

«Sarà davvero difficile eguagliare il lavoro compiuto da Capitan Artiglio, forse solo lui potrà farlo con i capitoli successivi di questa coinvolgente storia a base di cowboys & dinosauri!» (recensione di Kids with Guns vol. 1)

E infatti solo lo stesso Capitan Artiglio riesce a eguagliare i meravigliosi artifici grafici, a distanza di un anno dal suo esordio con Bao Publishing. Il secondo volume di Kids with Guns continua la saga techno-western, dalle sonorità vaporwave e dai personaggi “dinopunk”.

I tre fratelli Doolin sono ancora divisi e, dopo il disastro di Yuco, ognuno di loro viene raggiunto da uno dei membri de Il Mucchio Selvaggio, una potente banda di fuorilegge. Mentre Dan viene intercettato da Hana, che lo coinvolge nella bonifica e conquista di una città, Dave viene catturato da Bill “La Morte”, che lo terrà al suo fianco e gli spiegherà il mistero dei tre teschi della Dea Madre. Allo stesso tempo, dopo un breve scontro con il Reverendo, Duke si proietta verso un piano astrale parallelo alla realtà, dove si sono rifugiati gli Xyantu, una popolazione costretta a fuggire in un’altra dimensione per scampare allo sterminio operato dagli umani. Grazie a questi saggi esseri, Duke inizia un percorso di formazione spirituale per gestire al meglio i pregi e i difetti del potere acquisito dal teschio della Dea Madre.

In un’altra parte del mondo, la bambina senza nome viene fermata da una piccola gang di strada: la sua fama di abile pistolera la precede, e i ragazzi della gang chiedono di creare una nuova banda per fare razzie di banche, negozi e avere supremazia sulle bande di Palanka City. Tra uno sparo e un assalto, la bambina stringe un leale rapporto di amicizia con il suo gruppo, che sta per subire una leggera scossa in seguito all’ingresso del Cherubino, ex membro del Mucchio Selvaggio.

Dopo un volume introduttivo al mondo dinopunk di Capitan Artiglio, la trama adesso inizia a sbrogliarsi e avviarsi verso la risoluzione. I momenti narrativi colmi di balloon sono intervallati da pagine completamente mute: queste ultime sono talmente pregne di significati che non hanno alcun bisogno di appellarsi alle parole. Tavole che sono magnifiche illustrazioni che, prese a sé stanti, riescono a comunicare sia la storia di base che tutta un’altra storia, diversa ma ugualmente valida. Artiglio disegna diorami, vetrate di chiese, quadri, pupazzi 3D di dinosauri volanti e chi più ne ha ne metta: una goduria per gli occhi prima ancora che per la mente.

Degni di nota sono i colori brillanti e gli sfondi minuziosamente dettagliati, in cui perdersi per leggere a pieno tutto il mondo di Kids with Guns. Continua a emozionare e coinvolgere la piccola Bambina Senza Nome, che risulta essere in sintonia con la parte migliore di Capitan Artiglio, ovvero la narrazione per immagini mute. Come una piccola Eleven di Stranger Things, coinvolge ogni essere umano intorno a sé con la sua semplicità e la sua ricerca infinita del padre. Il suo rapporto con il suo fedele carnotauro è emozionante e cattura fino alla fine del volume, quando… qualcosa sconvolgerà i piani della banda di piccoli delinquenti, così forti da scalzare lo sceriffo della città ma non abbastanza per affrontare problemi più grossi di loro.

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