Auschwitz di Pascal Croci – Historica Special | Recensione

Pubblicato il 26 Febbraio 2019 alle 16:00

Mondadori Comics propone un volume dedicato a una delle pagine più tragiche della storia umana! Non perdete Auschwitz, sconvolgente resoconto dell’orribile realtà dei campi di concentramento scritto e disegnato da Pascal Croci!

La tragedia dell’Olocausto è stata spesso affrontata nell’ambito del cinema e del romanzo. Nemmeno il mondo del fumetto ha trascurato una delle pagine più terribili della storia dell’umanità e basta pensare al capolavoro Maus di Art Spiegelmann, giusto per citare l’opera forse più nota in tal senso, per rendersene conto. Mondadori Comics propone ora uno speciale della collana Historica intitolato Auschwitz che, come è facile intuire dal titolo, si occupa dell’atroce realtà del più famoso campo di concentramento nazista.

L’autore dei testi e dei disegni è Pascal Croci che con Auschwitz ha compiuto un’operazione particolare. La realizzazione della graphic novel ha richiesto ben cinque anni ma Croci non si è limitato a documentarsi con qualche libro. Ha invece contattato alcuni sopravvissuti di Auschwitz e si è fatto raccontare ciò che hanno dovuto subire. Si è basato poi su queste storie reali per delineare una vicenda che vede come protagonisti una coppia di coniugi ebrei, Kazin e Cessia.

Si tratta, quindi, di personaggi inventati ma ciò che sperimentano è veramente accaduto a coloro che hanno narrato a Croci il loro orribile passato. In effetti, ciò che si coglie nella storia è proprio l’autenticità. Il realismo è l’elemento dominante di Auschwitz e Croci descrive l’orrore dei lager senza edulcorare nulla. Ci sbatte in faccia un universo di morte e disperazione, popolato da un lato dai nazisti completamente privi di umanità e dall’altro da uomini e donne disperati che hanno l’unica colpa di essere ebrei.

La storia è composta da due narrazioni. In principio, infatti, Croci si occupa delle esperienze di Kazin, raccontate in prima persona, e in seguito di quelle di Cessia, che si sostituisce al marito divenendo la seconda voce narrante. Tuttavia, per quanto concerne i testi, c’è un’omogeneità stilistica. Croci scrive testi intensi, mai retorici, e i dialoghi sono concisi e sintetici. Questa scelta contribuisce a rendere ancora più scioccante ciò che viene presentato al lettore.

Non mancano, tuttavia, elementi metaforici evidenti nello sfondo aspramente realistico della trama. Ci sono, infatti, due figure ricorrenti. La prima è quella degli uccelli neri che simboleggiano la minaccia della morte che opprime in continuazione i prigionieri del lager. La seconda è rappresentata dalla nebbia e dalla foschia che richiamano il gas che ucciderà tante vittime inconsapevoli.

Ciò ci conduce al disegno. Il tratto di Croci è naturalistico ma non mancano influenze dell’espressionismo, palesi soprattutto nelle figure umane, sovente contorte, simili ad anime perdute in un inferno creato dagli uomini. L’autore pone molta attenzione nei confronti degli sguardi. Quelli degli ebrei sono costantemente sbarrati e addolorati; quelli dei nazisti hanno una freddezza agghiacciante. Le tavole incentrate sulle masse di cadaveri ammassati hanno una forza espressiva notevole. Bisogna specificare che, malgrado il disegno sia di indubbia qualità, Croci non concede nulla all’estetica; la sua arte non è fatta per rasserenare l’animo del lettore; piuttosto per sconvolgerlo.

Ricorrendo a un bianco e nero intrigante ma inquietante, Croci raffigura un ambiente in cui, come ho già scritto, dominano il fumo e la foschia. E’ come essere immersi in un oltretomba cupo e claustrofobico. Auschwitz è senz’altro un’opera da tenere d’occhio. Ha il pregio di portare alla luce esperienze vere di uomini che per miracolo sono riusciti a sopravvivere alla macchina di morte del Terzo Reich e di ricordare una delle pagine più vergognose della storia. Da provare.

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