Un Cielo Radioso di Jiro Taniguchi | Recensione

Pubblicato il 17 Gennaio 2019 alle 15:00

Coconino Press ripropone in una nuova edizione una delle opere più intime e personali del sensei Taniguchi, Un Cielo Radioso.

Coconino Press inizia il suo 2019 riproponendo due delle opere più apprezzate di Jiro Taniguchi già appartenenti al suo catalogo ovvero il “poliziesco” La Ragazza Scomparsa – trovate la nostra recensione della precedente edizione QUI – e il riflessivo Un Cielo Radioso.

Le nuove edizioni vantano oltre ad una nuova veste grafica con copertina inedita, anche una revisione della traduzione ad opera di Vincenzo Filosa. Revisione necessaria tenendo conto di qualche passaggio eccessivamente legnoso così come è stato evidenziato nella recensione citata poco sopra.

Un Cielo Radioso inizia con un terribile incidente: Kazuhiro, un padre di famiglia 42enne, e il giovane motociclista Takuya si scontrano in una calda notte d’estate. La corsa in ospedale è inutile, entrambi finiscono in coma e dopo qualche giorno l’uomo muore mentre Takuya si risveglia ma in realtà nel suo corpo ora alberga la coscienza di Kazuhiro!

Disorientato e inquieto a causa di questa incredibile circostanza Kazuhiro inizia ad osserva la vita del giovane Takuya mentre prende coraggio per incontrare nuovamente la moglie e la figlia piccola nella speranza di dar loro un ultimo saluto: la coscienza-memoria di Takuya sta lentamente riaffiorando.

Man mano che passano i giorni infatti i due protagonisti iniziano a confrontarsi portando a galla un sommerso che evidenzia le mancanze delle loro rispettive vite, vite all’apparenza ordinarie nei loro contrasti e difficoltà, ma soprattutto i loro “segreti”: da un lato i genitori di Takuya e la sua testarda ragazza Kaori, dall’altro Kazuhiro soverchiato da un lavoro che lo stava provando fisicamente come scoprirà la moglie.

Quando entrambe le coscienze verranno a patti con le rispettive vite potranno quindi congedarsi con Takuya che riprenderà la sua vita più sereno e meno arrabbiato e Kazuhiro che avrà salutato moglie e figlia non serbando più loro nessun segreto e con un ultimo inaspettato regalo.

Jiro Taniguchi confeziona una storia intima, personale a tratti dolorosa in cui i due protagonisti sono giocoforza costretti a dare uno sguardo “dall’esterno” alla loro vita che risulta apparentemente ordinaria ma non priva di crepe. E’ proprio qui che il sensei si insinua allargando la prospettiva della sua narrazione da singolare a generale.

Da un lato c’è uno dei temi più controversi della società giapponese ovvero quella cultura del lavoro sfiancante e spersonalizzante mentre dall’altro c’è quello della l’incomunicabilità, della chiusura che sfocia in patologie e fenomeni documentati come quello dell’hikkikomori.

In questo i due protagonisti – messa in secondo piano una lettura meramente romantica/onirica della storia – sono complementari e catalizzatori di una riflessione che riacquista poi solo nei capitoli finali quella dimensione intima e personale che si concretizza nell’idea della estrema ricchezza dei rapporti personali, dei sentimenti e della vita in generale e che per questo non deve essere sprecata perché troppo breve.

Dal punto di vista grafico Taniguchi è meno concentrato sulle anatomie, con alcune tavole più stilizzate del solito, mentre è peculiare il lavoro fatto nella costruzione della tavole soprattutto nella prima metà del libro che corrisponde alla fase di “spaesamento” di Kazuhiro nel suo nuovo corpo. Qui il sensei predilige riquadri verticali, spezzettando la tavola in molti riquadri più piccoli disposti in un apparente disordine che aumenta il senso di inquietudine del protagonista. Nel corso dei capitoli la verticalità cede il passo ad una orizzontalità che sembra quasi voler mettere finalmente sullo stesso piano i due protagonisti facendo loro acquisire una prospettiva più chiara delle rispettive vite.

Un Cielo Radioso è una storia intima che farà felici i lettori del Taniguchi più riflessivo ma è anche consigliato a coloro i quali, pur non masticando né il manga né il sensei, apprezzano questo tipo di atmosfere e di narrazioni che trovano spazio anche ad altre latitudini con declinazioni differenti seppure simili.

Questa nuova edizione Coconino Press è per formato identica alla precedente, un solidissimo brossurato con carta spessa e ruvida. Effettivamente è evidente la revisione in fase di traduzione che risulta scorrevole in tutti i suoi passaggi, volendo cercare il proverbiale pelo nell’uovo l’adattamento poteva essere curato in maniera meno colloquiale in alcuni passaggi, facezie che non inficiano la lettura sia ben chiaro. Da segnalare anche la post-fazione firmata dallo stesso sensei Taniguchi che si apre fornendo al lettore un inedito sguardo all’ispirazione dietro quest’opera.

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