Alien vs Predator: Prometheus Conflitto Finale – Life and Death | Recensione

Pubblicato il 11 Gennaio 2019 alle 16:00

Si conclude il ciclo di Life and Death che ha unito l’Alien Universe e portato avanti il percorso iniziato con Fire and Stone.

Ciò che la saga cinematografica iniziata con Prometheus, realizzata da Ridley Scott, ha introdotto ai fan dell’Alien Universe, i cicli fumettistici di Life and Death e Fire and Stone hanno definitivamente consolidato.

Il volume di chiusura di Life and Death vede i membri dell’equipaggio della navicella approdata sul pianeta LV-223 scontrarsi definitivamente con gli xenomorfi, e con gli yautja e gli Ingegneri che non faranno solo da sfondo.

La presenza degli Ingegneri anche all’interno di queste mini-serie ha infatti reso ancora più familiari i creatori degli xenomorfi (e dello stesso genere umano), che stanno sempre più occupando un ruolo di peso nell’Alien Universe.

Leggendo Life and Death, infatti, la presenza degli Ingegneri, ed il loro passato da creatori di esseri viventi, viene ripresentato sotto una nuova chiave di lettura. La sensazione è che quel tassello mancante (sul quale in passato anche nei fumetti si è alimentata tanta fantasia) tra la nascita degli xenomorfi ed il loro proliferare è finalmente stato definito, e si sta sempre di più consolidando.

Il consolidamento della presenza degli Ingegneri non è la sola variante inserita in Life and Death, che come canovaccio di base ripropone la classica lotta per la sopravvivenza tra uomini e xonomorfi, con l’aggiunta della variante Predator. La survival story in questa mini-serie viene arricchita anche da altri fattori: il riproporsi del rapporto fra Galgo e lo yautja Achab, che somiglia sempre di più all’amicizia tra Han Solo e Chewbecca; il rapporto sentimentale tra i due membri dell’equipaggio Jill e Chris; la presenza sul Pianeta LV-223 di un gruppo di xenomorfi “sterili”; e soprattutto lo stato di “maternità” della giovane Chris, la quale tiene in grembo uno xenomorfo regina, bramato dagli Alien del pianeta, e non solo.

Life and Death è infatti il titolo appropriato per questa mini-serie che, tramite il personaggio della giovane Chris, mette al centro il tema della vita e della morte: quello stato vitale che tiene dentro di sé la portatrice dello xenomorfo regina, ed il bisogno di nascite che alimenta il desiderio degli Aliens di LV-223; ma allo stesso tempo lo spettro della morte che accompagna i membri dell’equipaggio rimasti sul pianeta, ed anche gli xenomorfi stessi a forte rischio estinzione.

Dan Abnett ha condensato in queste ultime storie che chiudono Life and Death un messaggio molto più profondo che accompagna i protagonisti e gli xenomorfi. Lo sceneggiatore è riuscito a dare personalità e profondità alla storia, senza appesantire troppo i dialoghi e le didascalie.

Mentre il disegnatore Brian Alber Thies, con il suo tratto irregolare e nervoso, è riuscito a rendere visivamente efficaci, e dal tocco espressionista i tanti xenomorfi, che riempiono le pagine di questo volume. Ottimi anche i colori di Rein Beredo, che sono riusciti a vivacizzare le singole pagine, lasciando però ampio spazio alle pesanti chine di Thies, utili per mantenere un’atmosfera più cupa.

Insomma, Life and Death riesce a perfezionare ciò che era stato introdotto nel ciclo di Fire and Stone, con i personaggi della navicella finita su LV-223 alla ricerca di salvezza, ma anche capaci di diventare tridimensionali e di trasmettere l’empatia giusta per dare efficacia alla narrazione.

Dopo la non convincente conclusione di Fire and Stone, la fine di Life and Death soddisfa maggiormente, e lascia la porta aperta ad un nuovo ciclo di storie che arricchiranno un Alien Universe in grande espansione.

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