The Seven Deadly Sins: Prisoners of the Sky | Recensione

Pubblicato il 5 Gennaio 2019 alle 19:00

I Sette Peccati Capitali sono tornati per salvare ancora una volta il regno di Britannia da una nuova minaccia del Clan dei Demoni in questo film di animazione con trama autonoma disponibile fin da subito sulla piattaforma di streaming digitale online Netflix.

The Seven Deadly Sins: Prisoners of the Sky è stato proiettato nei cinema del Giappone a partire dallo scorso 18 agosto 2018, ma grazie a Netflix è disponibile per la visione da parte dei fan di tutto il mondo a partire dal  31 dicembre 2018. Potrete scegliere di guardare il film in diverse lingue, fra cui l’italiano (apprezzabile il lavoro dei doppiatori nostrani, convincente ed espressivo), ma per i puristi è anche disponibile il doppiaggio originale giapponese, oltre che in altre lingue.

Senza svelarvi troppi dettagli della trama, questa prende le mosse quando il Capitano dei Sette Peccati Capitali, il membro del Clan dei Demoni Meliodas, il Peccato d’Ira con il simbolo del Drago, si sporgerà un po’ troppo mentre sarà intento a osservare la riva di un lago alla ricerca di un particolare pesce insieme al maialino parlante e mutante Hawk: i due si ritroveranno così catapultati in un mondo sconosciuto che si erge al di sopra delle nuvole. Qui, un altro personaggio ha avuto la stessa idea di Meliodas: il Celestiale Solaad e il Capitano finiscono così per scambiarsi in una leggera commedia degli equivoci, che scaturisce dalla grandissima somiglianza fra i due:

Un mondo di citazioni

Potremmo parlare di Prisoners of the Sky come di un lungo filler atto a solleticare e rinnovare l’interesse degli appassionati per questa serie di animazione basata sul manga originale del rocker Nakaba Suzuki, il quale, come Hirohiko Araki nel suo capolavoro Le Bizzarre Avventure di JoJo, non fa mistero della sua passione nel momento in cui decide di usare Heavy Metal per una tecnica di Diane e Fight Fire with Fire, titolo di un brano storico dei Metallica, per uno degli attacchi di King/Harlequin.

Anche la location, un’isola nel cielo, riporta alla mente luoghi già visti ad esempio in One Piece. Ma c’è spazio anche per Dragon Ball, e in questo caso (non vi svelerò nel dettaglio di cosa si tratta per non rovinarvi la visione del film) noterete che la citazione sarà davvero esplicita, potremmo dire ai limiti del plagio.

I Sette Peccati Capitali contro i Sei Cavalieri Neri

The Seven Deadly Sins: Prisoners of the Sky è una storia autonoma che cronologicamente si inserisce dopo gli eventi narrati nella seconda stagione dell’anime, la quale si è conclusa nel luglio del 2018: si può evincere la giusta collocazione nel tempo della storia dalla presenza di tutti e sette i Peccati Capitali e dal fatto che i Dieci Comandamenti sono esplicitamente menzionati.

I nuovi nemici appartengono sempre al Clan dei Demoni, ma si tratta della fazione chiamata Sei Cavalieri Neri, considerati perfino più potenti dei Dieci Comandamenti. Per quanto riguarda i combattimenti, vi renderete conto che in realtà sono un po’ troppo sbrigativi, nonostante le premesse: sembra infatti un po’ strano che nemici più forti di quelli che sono stati affrontati con tanta difficoltà nella seconda stagione dell’anime vengano invece sconfitti in tempi a volte troppo rapidi. Naturalmente questo è dovuto alla durata del film, più breve rispetto a quella dell’anime, ma ciò non toglie che si sarebbe potuto lavorare meglio sulla trama e sui combattimenti per non far risultare il prodotto nella sua globalità come un po’ troppo raffazzonato. Tuttavia, gli appassionati di The Seven Deadly Sins saranno felici di poter vedere di nuovo i propri eroi in azione, nell’attesa della terza stagione dell’anime.

Conclusioni

The Seven Deadly Sins: Prisoners of the Sky è un film di animazione ricco di azione e ironia, ed è per questo in linea con lo spirito della serie animata e del lavoro originale di Nakaba Suzuki, il quale ha anche curato e scritto la storia del film.

Piacevole e divertente, il risultato finale è però inficiato da una generale frettolosità nel narrare la vicenda e nel mostrare le scene di combattimento.

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