Mi Ameranno Quando Sarò Morto di Morgan Neville | Recensione

Pubblicato il 11 Novembre 2018 alle 17:00

E’ disponibile su Netflix  Mi Ameranno Quando Sarò Morto, documentario dedicato a L’Altra Faccia del Vento e agli ultimi giorni di Orson Welles.

Dopo L’Altra Faccia Del Vento, l’ultimo film girato da Orson Welles e montato da Peter Bodnanovich oltre quarant’anni dopo, arriva su Netflix il documentario dedicato alla mitologica e sfortunata produzione del film. La mossa commerciale della compagnia streaming in pratica non si è limitata a rilasciare un film su un film nel film, ma addirittura a compendio del primo è stato prodotto anche un film sul film su un film nel film. Chiaro?

Il documentarista premio Oscar Morgan Neville (20 Feet From Stardom) si lancia nell’impresa di riassumere la carriera del leggendario regista, che è probabilmente l’autore più importante della storia del cinema, estrapolando l’essenza del profilo umano e del profilo artistico attraverso la travagliata lavorazione del suo film incompiuto: come ne L’Altra Faccia Del Vento abbiamo una ricostruzione dettagliata del protagonista attraverso le esperienze soggettive delle persone che lo circondano (cosa che accadeva anche in Quarto Potere), Mi Ameranno Quando Sarò Morto mette insieme i pezzi dei tanti puzzle forniti dagli amici intimi e dai collaboratori più stretti di Welles per fornire un quadro generale della sua figura gigantesca, metaforicamente e non.

Anche Welles stesso, tramite ovviamente filmati di repertorio, sopraggiunge spesso e volentieri per raccontarsi e spiegarsi, e il più delle volte viene sbugiardato dalle testimonianze di chi gli è sopravvissuto: il regista non voleva che il suo film fosse considerato un prodotto autobiografico, e ha continuato a sostenerlo fino all’ultimo, ma tutti i membri della troupe concordano sul fatto che il film parlasse senza alcun dubbio di Welles e di Welles soltanto, enfatizzando il rapporto di amore-odio con quella Hollywood che l’aveva osannato e poi depennato da un giorno all’altro (coi produttori che tagliarono e rimontarono a proprio piacimento L’Orgoglio degli Amberson e criticarono a muso duro L’Infernale Quinlan). Ne esce un Orson Welles triste, malinconico, spregiudicato, commovente e sempre energico, innamorato del cinema più che di ogni altra cosa. E soprattutto emergono tantissimi dettagli relativi alla lavorazione del suo ultimo complesso, ambizioso progetto, le paure di un autore che da sempre ha dovuto misurarsi con se stesso e con l’ombra infinita di Quarto Potere, che per la maggior parte dei critici e degli studiosi di cinema è il più grande film mai realizzato ma che lui definì “la mia maledizione”.

E’ una lettera d’amore ad Orson Welles e al suo cinema (e quindi di riflesso al cinema TUTTO, perché Orson Welles è stato ed è tutt’ora il CINEMA) e si tratta di un’opera ancora più bella de L’Altra Faccia del Vento, perché rispetto al film incompiuto e completato da altri qui abbiamo il regista di fronte alla sua più grande sfida, che non è stata quella di riuscire a completare il suo ultimo progetto ma quella di riuscire a superare se stesso.

Il film di Neville include filmati inediti di Welles durante la produzione del film (uno dei tanti rimasti incompiuti, come Il Mercante di Venezia e Don Chisciotte, progetto evidentemente maledetto visto quello che è capitato a Terry Gilliam), e attraverso la narrazione di Alan Cumming e gli interventi di Frank Marshall, la figlia del regista Beatrice Welles, il suo amico, discepolo e attore co-protagonista de L’Altra Faccia del Vento Peter Bogdanovich, il figlio di John Houston, l’attore Danny Houston e tanti, tantissimi altri, Mi Ameranno Quando Sarò Morto risulta sia incredibilmente malinconico che profondamente stimolante; racconta il rifiuto di Welles di arrendersi di fronte all’ostracismo di Hollywood e del destino stesso, e ci spiega che mentre la fine si avvicinava il regista trovava qualcosa di ancor più grande del suo ego e del suo nome: l’amore per il cinema.

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