The Equalizer 2: Senza Perdono di Antoine Fuqua | Recensione

Pubblicato il 14 Settembre 2018 alle 20:00

Arriva in Italia The Equalizer 2: Senza Perdono, nuova collaborazione fra il regista Antoine Fuqua e il due volte premio Oscar Denzel Washington.

Da che passava il tempo a leggere Il Vecchio e il Mare di Ernest Hemingway nel primo film The Equalizer – Il Vendicatore (2014), il Robert McCall di Denzel Washington in questo sequel The Equalizer 2: Senza Perdono è passato alla filosofia de Alla Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust. Ma non ha neanche un minuto di tempo da perdere il nostro vendicatore un po’ autistico, che di notte imita il Travis Bickle di Robert De Niro in Taxi Driver e se ne va per la strade a fare l’uber driver e ad aggiustare i torti dei suoi clienti, mentre di giorno prova a tenere lontano dalla vita di strada e quindi dalla criminalità un ragazzo scapestrato ma volenteroso che abita nel suo condominio.

Sempre diretto da Antonie Fuqua (alla quarta collaborazione con Washington dopo Training Day, il primo The Equalizer e lo scoppiettante remake de I Magnifici Sette) il film prosegue il filone dell’eroe vendicatore interpretato dalla star un po’ attempata di turno riportato in voga dal Liam Neeson di Io Vi Troverò, che ha avuto il merito di generare tante pellicole simili (nel concetto di base, ma differenti in tutto il resto) come John Wick, Jack Reacher e anche il recente Il Giustiziere della Notte: ultracinquantenni che vestono i panni di personaggi fondamentalmente buoni ma dai metodi a dir poco ruvidi che, stanchi dei tanti torti che vedono ogni giorno per le strade delle loro città, decidono di farsi giustizia da soli, o perché le istituzioni non sono in grado o perché sono addirittura corrotte.

E’ un tipo di cinema politicamente molto schierato che sotto a un mare di botte e coreografie action sempre molto riuscite e divertenti nasconde una morale reazionaria che viene più o meno sfumata dal personaggio protagonista di riferimento: in questo caso Robert McCall ha un cuore e una filosofia tutta sua e il regista non mette mai in discussione né il personaggio né tanto meno quei metodi, anzi li accompagna dall’inizio alla fine condividendoli e senza permettere a niente e nessuno di scalfirli.

La sensazione è un po’ questa mentre si guarda il film, e cioè che i cattivi cui McCall dà la caccia (e quelli che daranno la caccia a lui) non possono mai realmente metterlo in pericolo, e tutte le sequenze d’azione (dirette sempre con classe e chiarezza da un Fuqua ormai espertissimo) non servono mai per mettere in pericolo l’eroe, ma per permettergli di trionfare, di comunicare allo spettatore che la sua filosofia è giusta e non ammette repliche o sconfitte.

E così questo ronin solitario, spesso taciturno e votato alla giustizia, che però usa la violenza solo quando strettamente necessario, fa quel che deve fare fino a che non arrivano i titoli di coda, con Mr. Washington come sempre votato al cento per cento al progetto (si vede che ama questo franchise, questo personaggio e soprattutto questo regista). Un progetto mai noioso e sempre riuscito (a volte più che riuscito, come la sequenza del combattimento in auto) e che non vediamo l’ora torni per un terzo, auspicabile capitolo.

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