GLOW – Stagione 1 & 2 | Recensione

Pubblicato il 2 Agosto 2018 alle 20:00

Le due stagioni della serie tv comedy dedicata alle Grandiose Lottatrici del Wrestling sono disponibili su Netflix.

Gli scintillanti e ottimistici anni Ottanta sono una continua fonte d’ispirazione per l’incerta e nostalgica seconda decade del Ventunesimo Secolo. E così accade che anche le idee più improbabili possano diventare serie televisive di successo e dall’alto tasso qualitativo se, a fare da contesto di contorno, ci sono gli ’80s e tutto il corollario di cultura pop che li ha influenzati.

Ad esempio: chi avrebbe puntato un paio d’euro su un telefilm dedicato a donne wrestler, ambientato negli anni Ottanta? Probabilmente in pochi. Sta di fatto che GLOW, acronimo di Grandiose Lottatrici del Wrestling, produzione originale Netflix, ha guadagnato sin dalla sua prima stagione una forte fanbase, che si è ulteriormente incrementata con l’uscita della seconda stagione, avvenuta circa un mese fa (anche se tutt’ora non si hanno conferme riguardo ad una possibile terza stagione).

La storia, ambientata nella Los Angeles del 1985, racconta il percorso dell’aspirante attrice Ruth Wilder (interpretata da Alison Brie), la quale un giorno riceve un invito per un’audizione che si rivelerà essere il casting per uno show dedicato a lottatrici di wrestling femminile.

Parallelamente il percorso di Ruth s’incrocerà con quello del regista ed autore dello show Sam Sylvia (interpretato da Marc Maron), e con altre improbabili aspiranti attrici o persone interessate a introdursi nel mondo dello spettacolo, ma soprattutto con quello di Debbie Eagan (interpretata da Betty Gilpin), ex attrice di soap-opera ed ex migliore amica di Ruth, la quale anch’essa prenderà parte a GLOW.

https://youtu.be/gGhKo9G9Nts

Un percorso, questo, che porterà Ruth, e le altre aspiranti lottatrici a coronare il sogno di partecipare allo show che prenderà vita nel finale della prima stagione, e che nella seconda stagione si concentrerà sulla messa in produzione dello show televisivo dedicato a GLOW.

Ciò che questo telefilm targato Netflix è in grado d’insegnare a qualsiasi sceneggiatore, o aspirante tale, è una scrittura pressoché perfetta di ogni singolo personaggio. Ed il merito di tutto ciò va alle showrunner Liz Flahive (Homeland) e Carly Mensch (Orange is The New Black). Mentre i registi, o aspiranti tali, dovranno prendere carta e penna per appuntarsi i dettagli capaci di portare ad una impeccabile gestione del ritmo delle puntate.

Ciò che riesce a rendere perfettamente scorrevole GLOW è, innanzitutto, un abbassamento del minutaggio medio per puntata rispetto allo standard da serie tv (trenta minuti circa, anziché cinquanta). Inoltre il percorso dei protagonisti non è affatto scontato: pur cercando di condurre i personaggi verso quelle che sono le aspettative e gli obiettivi auspicati, la storia li metterà di fronte a continue difficoltà che incontreranno nei loro singoli percorsi di vita, e nello stesso cammino verso lo show.

Magistrale la prova di Alison Brie, capace d’interpretare al meglio Ruth: una giovane donna alla ricerca di un’opportunità da attrice, e le cui improbabili doti recitative andranno a germogliare nel tempo, trasformandola in un iconico character da lottatrice.

Altra prestazione attoriale da segnalare è quella di Betti Gilpin, alla quale spetta il compito di dare peso alle parti più drammatiche del telefilm: Debbie Eagan è infatti una donna alle prese con una durissima crisi matrimoniale, divisa tra il desiderio di vivere una felice vita in famiglia, e quello di ritornare sotto i riflettori del mondo dello spettacolo.

Ultima grande nota di merito va a Marc Maron, l’attore che interpreta il regista Sam Sylvia, uno scorbutico e perennemente conflittuale cineasta di pellicola di serie B,  dalle molte sfaccettature, e afflitto da un’insicurezza cronica. Il personaggio, già ben scritto di suo, viene esaltato dalla performance di un Marc Maron capace di ricordare un character ormai iconico come quello di Bojack Horseman.

La regia di GLOW, pur senza lasciarsi andare a troppi manierismi, riesce comunque a regalare punte di originalità. Come ad esempio nella seconda stagione quando un intero episodio propone una puntata tipo dello show di GLOW. Inoltre le riprese degli incontri di lotta sono impeccabili, e pur essendo inserite all’interno di una comedy, riescono a valorizzare le grandi prestazioni atletiche delle attrici che hanno preso parte alla serie.

GLOW rappresenta quindi una serie imperdibile, ed uno dei migliori prodotti Netflix degli ultimi tempi. Un telefilm dedicato a tutti gli amanti del wrestling, degli anni Ottanta, e delle buone serie televisive, realizzate con il massimo dell’attenzione verso i character, e con una ottima scrittura di base.

Non per niente la serie è candidata agli Emmy 2018 come miglior comedy, e come miglior attrice non protagonista per una serie comedy per la prova attoriale di Betty Gilpin.

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