Mission: Impossible – Fallout di Christopher McQuarrie | Recensione

Pubblicato il 26 Luglio 2018 alle 20:00

Abbiamo visto in anteprima il nuovo, attesissimo film di Christopher McQuarrie, Mission: Impossible – Fallout.

Mission: Impossible – Fallout sarebbe rimasto un capolavoro anche se i baffi di Henry Cavill fossero stati realizzati in CGI.

Nel sesto film del franchise creato nel 1996 da Brian De Palma, Christopher McQuarrie scrive e dirige un’opera monumentale che innalza agli estremi gli standard del cinema action mentre contemporaneamente li paracaduta (letteralmente) verso un livello di abissale realismo tanto impensabile quanto stupefacente, sgomitando per avere un posto in prima classe fra Il Cavaliere Oscuro di Nolan e Mad Max: Fury Road di George Miller. Un posto che gli spetta di diritto.

Due anni dopo gli eventi di Rogue Nation (McQuarrie diventa il primo regista a dirigere due film della saga), Ethan Hunt (Tom Cruise) è ancora scosso dalla minaccia rappresentata da Solomon Lane (Sean Harris) e la sua organizzazione terroristica, il Sindacato. La spia dell’IMF, perseguitata da orribili incubi sulla sua ex moglie (Michelle Monaghan), dovrà individuare la misteriosa figura nota con lo pseudonimo di John Lark, che ha ereditato le attività del Sindacato dopo la cattura di Lane e che sta progettando un fallout nucleare.

Ethan, coadiuvato dai colleghi Benji Dunn (Simon Pegg) e Luther Stickell (Ving Rhames), dovrà riuscire ad  impedirlo, ma l’equilibrio della squadra sarà disturbato dal brutale agente della CIA August Walker (Henry Cavill), che si unirà a loro quando il trio fallirà un’importante missione a Berlino. Le cose si complicheranno ulteriormente con l’ingresso in scena della femme fatale White Widow (Jessica Kirby) e soprattutto con il ritorno della spia Ilsa Faust (Rebecca Ferguson), che si frapporrà ad Ethan a causa di direttive completamente opposte rispetto a quelle dei colleghi americani.

La sceneggiatura articolata e complessa di McQuarrie (primo regista a dirigere due film del franchise) è un mosaico che ripercorre tutta la storia della saga, prendendo i migliori elementi da ciascuno dei film precedenti e mescolandoli a sequenze d’azione girate con una maestria che ha del divino. Per quanto la minaccia sia la più esagerata rispetto a quelle passate (bisogna sventare una guerra nucleare che rischia di sterminare un terzo della popolazione della Terra) il film rimane credibile e vero dal primo all’ultimo minuto grazie al realismo della regia di McQuarrie, che trasforma situazioni implausibili in dati di fatto che accadono davanti ai nostri occhi: merito di un Tom Cruise affamato di adrenalina che rischia la sua stessa vita in almeno sei diverse sequenze (il montaggio finale della scena del salto da un palazzo all’altro ha mantenuto il ciak in cui l’attore si è slogato la caviglia), e che conferisce al suo Ethan Hunt un’umanità spesso lasciata un po’ in disparte nelle precedenti iterazioni del franchise.

Un Ethan Hunt che si definisce “tempesta” all’inizio del film, quando accetta l’ennesima missione, presentatagli in gran segreto all’interno di una copia de L’Odissea di Ulisse. E in più di un senso Mission: Impossible – Fallout diventa una vera e propria odissea per il protagonista, un’avventura epica su un viaggio di ritorno verso la propria amata irto di pericoli e colpi di scena. Il ritmo è così implacabile che la durata del film (147 minuti) non sembra mai eccessiva – è meraviglioso e folle come ogni scena accumuli gradi elevatissimi di tensione, solo per poi rilasciarla tutta insieme – ma nel seguire la folle (rin)corsa a perdifiato del protagonista ci sembrerà di percepire la sua fatica, di rischiare insieme a lui, di soffrire con lui.

Il film non ha molto da dire a livello tematico, ma quando un prodotto audio-visivo è girato in questa maniera non deve dire altro. Raramente l’arte cinematografica ha usato degli effetti pratici in modo così efficace, sorprendente e sbalorditivo: che si tratti del lunghissimo inseguimento in moto per le strade di Parigi, o del salto da un’aereo in volo da oltre 25.000 piedi girato in long-take (e ripreso grazie al fotografo aereo Craig O’Brien, con un obiettivo IMAX legato al casco) o del folle inseguimento in elicottero ripreso in tempo reale (lo script prevede un countdown di 15 minuti, e il montaggio di quella determinata scena dura 15 minuti) semplicemente Mission: Impossible – Fallout fa cose che nessun altro film ha mai fatto prima, in special modo nella maniera in cui protagonista e attore diventano la medesima cosa: Ethan Hunt rischia la vita come Tom Cruise rischia la vita; lo fanno per ragioni diverse (Hunt deve salvare il mondo, Cruise è semplicemente un folle che probabilmente morirà sul set di Mission:Impossible 125) ma il risultato è ugualmente spettacolare.

E soprattutto è assurdo il modo in cui questo franchise continua a migliorarsi di film in film. Lo fa da oltre vent’anni,  e adesso ha finalmente raggiunto la perfezione. Fallout è talmente bello che è impensabile che un settimo capitolo possa riuscire a fare meglio e McQuarrie, dopo aver dimostrato impareggiabile maestria, dimostrebbe invidiabile saggezza qualora decidesse di non tornare. Abbiamo visto tutti cos’è successo con Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, e la sua prossima missione, se deciderà di accettarla, potrebbe davvero risultare impossibile. Perfino per lui.

Ma con questi soggetti non si può mai dire.

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