Sospeso di Giorgio Salati e Armin Barducci | Recensione

Pubblicato il 15 Luglio 2018 alle 17:00

Leggere la propria adolescenza con gli occhi di chi l’ha superata.

Arriva direttamente dagli anni Novanta, correndo con una mano tesa e con uno schiaffo all’anima già pronto: più indesiderato degli 883, dei lecca-lecca che si appiccicavano dappertutto e dell’arrivo delle zanzare d’estate, Sospeso apre i conti con il passato di chi ha vissuto l’adolescenza più di vent’anni fa, giocando a mignolino o colletto con le figurine Panini e ascoltando musicassette contenenti le hit che venivano passate per radio.

Giorgio Salati, sceneggiatore di tante storie pubblicate su “Topolino Magazine”, confeziona una storia sospesa (appunto) tra un mondo magico e il mondo reale, disegnati entrambi da un altrettanto magico Armin Barducci.

Una volta iniziato a leggere, Sospeso ti risucchia voracemente nelle sue pagine, tirando in ballo l’adolescenza di ognuno di noi e mettendola davanti ai nostri occhi per la resa dei conti.

Il racconto si avvolge su sé stesso, come l’aura giallognola che abbraccia il protagonista Martino in copertina. Lui è il classico ragazzino “invisibile”, non popolare tra gli amici: nessuno ha cura di lui, tranne i bulli della sua classe, che gli affidano altri tipi di “cure”. Improvvisamente, Martino si accorge di avere particolari superpoteri, come quello di fermare il tempo con il suo walkman, e li usa per riscattarsi da tutti gli abusi subiti fino a quel momento.

Chi ha sempre sognato di avere la propria rivalsa su tutti coloro che hanno abusato della pazienza, lanciando zaini per aria, facendo sparire cappelli o altri oggetti personali, oppure gli stessi genitori che non capiscono di cosa tu stia parlando? In 154 pagine viene fatta una lunga fotografia del periodo adolescenziale nel quale il lettore potrebbe riconoscersi, soprattutto quando Martino ottiene la sua rivalsa contro i suoi “nemici”. Ma tra la fantasia e la realtà c’è un sottile confine che non tutti i ragazzi sono capaci di gestire; gli autori ci danno una spaventosa prova di ciò verso il finale del graphic novel, spiralizzando la storia come un gelato Twister che si insinua ghiacciato nel profondo dell’anima.

sospeso

LA MAGIA DEL BRUTTO ANATROCCOLO

Un lavoro come Sospeso rischia di passare inosservato sugli scaffali delle librerie. La copertina quasi completamente grigia e bianca, dove la figura centrale è colorata appena, è triste se presa a sé stante, ma spicca tra i colori degli altri volumi a fumetti che la circondano. Questa scelta cromatica fa sì che il volume, una volta preso tra le mani, sia qualcosa di tristissimo da vedere (l’unico colore più vivace è dato dal verde del logo Tunué!). La gamma di colori smorti è utilizzata anche all’interno e amplia il senso di fastidio, disagio e inadeguatezza al mondo circostante durante la lettura: il tutto incentiva il ripescaggio di questi sentimenti direttamente dai ricordi adolescenziali.

Salati racconta piano, con calma e lasciandosi tutto un giusto spazio, quasi cinematografico, nel prestare attenzione all’ambiente che circonda il protagonista. La narrazione strizza il cuore e lo riduce a uno straccio, facendolo uscire dal cantuccio dove lo si è riposto nel cercare di dimenticare quei momenti adolescenziali dove eri tu contro tutti. Inoltre, lo stile di Barducci che richiama la street art è azzeccato per raccontare la realtà quotidiana, quella invisibile e impalpabile come l’aria, che accade intorno a noi e nonostante noi. In questo modo gli autori regalano un messaggio forte e deciso sfruttando colori spenti, netti e senza ombre, paragonando la vita a un’eterna giornata nuvolosa.

Come altri esperimenti grafici prima di questo, il graphic novel pubblicato da Tunué ha una colonna sonora “installata” per ogni capitolo. Questo è possibile tramite la scansione dei QR Code all’inizio del capitolo, che rimandano ai rispettivi link su Youtube. Affiancando il proprio smartphone o tablet si può rivivere ogni singolo momento in cui il protagonista Martino indossa le sue cuffie e preme play sul suo walkman, saltellando dai Red Hot Chili Peppers ai manifesti del grunge anni Novanta, senza tralasciare le sonorità vacue e spaziali di Enya.

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