Genocidal Organ Vol. 1 di Project Itoh & G. Aso | Recensione

Pubblicato il 14 Maggio 2018 alle 10:00

Da Star Comics una storia cruenta in bilico tra pace e terrore.

Guarda dietro di te, guarda tutti i morti che se ne vanno.

Quando la città di Sarajevo viene messa a ferro e fuoco, l’ombra dell’11 settembre si allarga come un sinistro monito e altri Paesi sembrano destinati alla stessa fine. Il reparto di Intelligence americano individua in un uomo americano il responsabile di questa violenza – un genocidio camuffato da programma di pace – e istituisce un gruppo di ricerca speciale, capitanato da Clavis Shepherd, con l’intento di eliminare la minaccia. La squadra assassina, formata oltre che dal capitano Shepherd da altri tre membri, Williams, Alex e Leland, ha ricevuto un addestramento durissimo per il controllo emotivo in situazioni di combattimento. E il capitano sarà pronto al tutto per tutto pur di catturare l’uomo che sta sconvolgendo gli equilibri della pace mondiale.

Genocidal Organ di Project Itoh e i disegni di Gato Aso, nuova proposta Edizioni Star Comics, è stato pubblicato nel 2015 sulla rivista Newtype di Kadokawa Shoten e si compone di un totale di tre volumi. Basato sulla novel di Project Itoh, pubblicata nel 2007, il manga è anche l’adattamento del film d’animazione giapponese prodotto dal Manglobe per la regia di Shukō Murase uscito nelle sale nei primi mesi del 2017.

Sin dalle primissime pagine, intrise di inchiostro nero e file di cadaveri smembrati, l’opera ci proietta in un mondo in guerra, in una realtà cupa e crudele, dove sembra non esserci più posto per la speranza, neppure per i vivi. Un mondo destinato all’estinzione, nel quale i morti non trovano pace e tornano a insidiare i vivi mostrando loro le aberrazioni compiute dagli uomini in nome di una pace che non esiste.

In questo primo volume l’azione ha la meglio sulle scene dialogate, ed è molto dinamica nelle illustrazioni a piena pagina e una crudezza visiva che fotografa un’era di guerre e genocidi dal punto di vista più impressionante possibile. I pochi dialoghi sono improntati tutti sui dubbi dei protagonisti riguardo alla guerra e alle loro azioni, dubbi che spingono il lettore a porsi molte domande: chi sta lottando dalla parte giusta? I responsabili dell’uccisione dei nemici lo fanno per scelta o solo per cieca fiducia nel loro Paese? È giusto che uno Stato debba intervenire nei conflitti di un altro? Queste e tutta un’altra serie di domande rendono il manga molto interessante dopo la sua lettura. Anche perché in questo primo volume la trama è molto nebulosa, sacrificata in nome della violenza e della rappresentazione dell’inferno esterno e interno che vivono i protagonisti.

E fa impressione assistere alle azioni quasi da automa dei soldati scelti, disposti ad accantonare la loro umanità, se mai ne è rimasta una traccia, pur di assicurare alla giustizia i criminali di guerra ed eseguire gli ordini del presidente americano in nome di una pace il cui concetto è pur sempre relativo.

I disegni di Gato Aso si avvicinano molto allo stile occidentale; le linee piuttosto irregolari e spesse dei suoi personaggi e le pagine cariche di inchiostro creano un’atmosfera claustrofobica che a volte soffoca il lettore sommergendolo negli orrori della guerra. Allo stesso modo, l’autore non ha remore a mostrare scene di violenza esplicita con le vittime e i soldati della guerra.

Genocidal Organ è un’opera consigliata ai lettori appassionati di conflitti bellici contemporanei con un tocco di fantascienza. Inoltre, è una lettura che fa ragionare il lettore costringendolo a interrogarsi sul perché dei conflitti, su cosa spinga davvero l’uomo a uccidere i suoi simili, a distruggere quelle stesse città che un tempo aveva fondato.

Un volume che si legge in un sorso.

 

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