Gli Orchi-Dei – Piccolo | Recensione

Pubblicato il 23 Aprile 2018 alle 10:00

Bao Publishing ci porta in Italia Les ogres-Dieux – Petit della francese Soleil, il primo dei cinque volumi della serie.

La storia è ambientata in un mondo in cui gli Orchi sono la razza dominatrice, mentre gli esseri umani sono loro asserviti, sia in quanto servitori, sia in quanto base della loro dieta. Tuttavia, la razza degli Orchi è presto destinata all’estinzione, dato che, generazione dopo generazione, il fatto di unirsi con i propri consanguinei ha prodotto Orchi sempre più piccoli di dimensioni e sempre più sciocchi nei pensieri. Durante una festa, la regina degli Orchi dà alla luce un figlio piccolo, delle dimensini circa di un bambino umano. Il Re lo rinnega, memore del passato della dinastia, ma lei riesce a salvarlo e,  invece di mangiarlo come dovrebbe, decide di portarlo alla zia Desdée, una orca di una generazione precedente, che sognava una vita diversa per sè e che è considerata anche una paria dagli altri membri del suo popolo per il fatto che rifiuta di mangiare la carne degli uomini. La volontà della regina è quella di salvare la propria specie, facendo unire il bambino con le serve umane, per farlo diventare il nuovo re in futuro.

Partiamo per una volta dal lato tecnico, in quanto privo di difetti e che regala tavole splendide. Gli Orchi-Dei è una opera che graficamente non può che sorprendere il lettore: Gatignol riesce a realizzare disegni in cui la gestione della luce e la qualità nell’utilizzo del bianco e nero sono una vera meraviglia per gli occhi, specie se coniugata con un tratto tanto delicato e delizioso. Inoltre il disegnatore riesce a rendere perfettamente l’idea di trorvasi come su un palco, di dimensioni gigantesce, grazie anche alle sproporzioni volutamente usate per gli ambienti, in cui i personaggi recitano perfettamente la loro parte come personaggi di una favola.

Ecco, i personaggi sono la parte più debole dell’opera: se alle comparse si può perdonare uno spessore insignificante, meno giustificabile è che anche il protagonista sembra non riuscire ad esprimere i propri intenti ed il proprio pensiero, risultando piuttosto debole come personaggio. L’unica eccezione sembrano essere la zia Desdée, l’unica con un pensiero proprio e con un comportamento non dettato dalla semplice natura (e anche l’unica che ha una varietà di espressioni degna ndi nota), e la madre di Piccolo.

Per il resto, invece, la storia riesce a evocare un macrocosmo inquietante e dettagliato, che non risparmia al lettore temi degni delle favole più gotiche e crude.

Per ora il rapporto di dominio tra orchi e umani è la base di tutto, ma il finale di volume lascia aperte molte porte, non tutte originali, per il fututo, anche se la volontà di salvare la specie degli orchi, che era la motivazione base della regina, sembra presto svanire già a metà volume per poi riapparire solo fugacemente.

Ciò che invece è originale è l’alternanza tra i fumetti e le storie classiche, che si trovano tra ogni capitolo per esporre la vita di uno degli antenati della famiglia. Grazie a questo, Hubert (Bellezza) può in maniera ancora più efficace introdurre il lettore nel mondo degli orchi, immergendolo nelle atmosfere gotiche e crudeli della loro vita.

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