Senza Luce, il webcomic a spirale di Silvia Vanni | Recensione

Pubblicato il 13 Ottobre 2017 alle 17:00

Una ragazza si ritrova immersa in un luogo sconosciuto dal quale inizia uno strano viaggio…

Ci si ritrova dentro un abisso buio, fin dalle prime vignette di questo one-shot pubblicato su Wilder, la neonata etichetta indipendente di webcomics. Un buio nel quale risplende la luce della protagonista, una ragazza senza nome e senza felicità, calata in un universo senza luce.

Proprio di questa luce che non c’è narra Silvia Vanni, usando colori intensi che creano piani di lettura differenti l’uno dall’altro, narrando storie su storie a ogni vignetta. I colori del corpo risaltano sull’ambiente, così come alcuni dettagli della pelle spiccano sul resto del corpo. È tutto come in un sogno a colori brillanti e mai invadenti, dove in un unico filo narrativo principale si tessono altri fili narrativi, così la Vanni riesce a creare una zona onirica sul “foglio digitale” sfruttando a pieno tutto lo spazio utilizzabile.

Senza Luce narra di una giovane senza nome e, come si comprende nel corso della lettura, senza vita. La giovane è anche senza una meta, finché non gliela fornisce un ragazzo all’inizio della narrazione.

I salti spazio-temporali da vignetta a vignetta descrivono perfettamente la dimensione del sogno: non c’è bisogno di chiedersi il perché o di farsi domande. Nel sogno tutto ha una ragione, una spiegazione. Il one-shot è una evoluzione della dimensione onirica di Alice nel paese delle meraviglie: Alice fa troppe domande, mentre l’eterea protagonista di Senza Luce no. Risulta, così, essere più simile ai sogni che noi facciamo abitualmente, formati da una narrazione a tratti disconnessa e a tratti plausibile.

Con un tratto lineare e favolistico, la protagonista viaggia tra mondi stranamente collegati tra di loro in maniera olistica e lineare al tempo stesso. La dimensione del sogno si sparge in lungo e in largo, catapultando il lettore all’interno della narrazione e facendolo diventare esso stesso parte di un universo dove tutto è possibile. Al contrario, nella vita reale, i colori si fanno più freddi, più definiti e meno morbidi. I personaggi reali sono più composti e “dritti”, rimanendo semplici spettatori di ciò che accade alla protagonista nel mondo reale. Sono loro che ci aiutano a spiegare a grandi linee cosa è successo alla protagonista, costruendo dei punti saldi ai quali il lettore si appoggia per evitare di cadere completamente nel mondo del sogno.


La struttura verticale della narrazione permette di cadere in un burrone di sentimenti e di sensazioni, aumentando la curiosità fino all’improvviso finale. Il ritmo iniziale è lento e improvvisamente incalza, fino al punto dove il lettore non può più fare scrolling: la storia è finita.

Senza Luce si legge e si rilegge in pochi minuti e soprattutto in più direzioni. Lo si può leggere dall’inizio alla fine, viceversa o addirittura partendo da metà. L’unica pecca è la mancata spiegazione di come la protagonista sia arrivata fino a quel punto. Il finale, invece, è sorprendente e inaspettato, un piccolo colpo al cuore che si lascia aperto a mille interpretazioni, tutte diverse tra loro.

Potrete leggere Senza Luce di Silvia Vanni GRATUITAMENTE sulla pagina Wilder a questo indirizzo.

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