Cattivissimo Me 3 | Recensione

Pubblicato il 26 Giugno 2017 alle 20:40

Un terzo capitolo degno dei primi due, tra nuovi gemelli (super)cattivi e “vecchi” villain direttamente dagli anni ’80.

Spesso capita, scherzando, per non prendersi la colpa di ciò che abbiamo fatto, di dire che è stato “il nostro gemello cattivo”. Che magari vive in soffitta e in realtà è il gemello buono, come in un episodio dei Simpson. Ma cosa accade quando sei già cattivo, anzi cattivissimo, e scopri di avere un gemello che ti è stato sempre tenuto segreto?

È il dilemma che si ritrova ad affrontare Gru, il burbero dal grande cuore protagonista di Cattivissimo Me 3, terzo capitolo della fortunata saga animata targata Illumination Entertainment e Universal Pictures, diretto dal veterano Pierre Coffin affiancato questa volta da Kyle Balda.

Abbandonata definitivamente la carriera di cattivo per dedicarsi ad essere una spia e catturarli, i cattivi, assieme alla moglie Lucy, Gru sembra aver trovato un equilibrio familiare assieme alle piccole Margo, Edith e Agnes. Con grande disappunto dei Minions, che non hanno più un capo con cui fare scorribande.

A stravolgere questo status quo ci pensa da un lato il succitato gemello di Gru, Dru, separato alla nascita quando i loro genitori divorziarono. Dru è ricchissimo, vive nell’opulenza ma non vede l’ora di ricongiungersi al fratello di cui ha appena saputo l’esistenza.

Come Gru scoprirà presto, e gli spettatori con lui, il motivo è che il loro padre era uno dei più famosi supercattivi di sempre; Dru vorrebbe continuare la tradizione di famiglia assieme al gemello ritrovato, per onorare la memoria del genitore e recuperare il tempo che hanno passato lontani.

 

Dall’altro lato un vero supercattivo minaccia la famiglia work in progress di Gru: Balthazar Bratt, ex bambino prodigio, rimasto con la mente negli anni ’80 quando era famoso, ora più che mai deciso a vendicarsi di Hollywood per averlo dimenticato dopo che il suo show fu cancellato.

Da una parte Cattivissimo Me 3 si snoda, senza troppi intoppi, fra la famiglia ancora da costruire sia per Gru che per Lucy, che tenta goffamente di fare la madre con le tre orfanelle, mettendoci tutta se stessa e tutto il cuore, oltre che un po’ di sano coraggio.

Dall’altra il film gioca su tutti gli elementi meta-testuali del cinema e della tv e sui revival senza fine dei tempi passati, due elementi chiave del nostro tempo, attraverso il cattivo Bratt; proprio in virtù di queste caratteristiche, Bratt è un villain riuscito, poiché si prende fin troppo sul serio, risultando volutamente esagerato e caricaturale nella sua sete di vendetta, nell’elencare ciò che non va in Hollywood e nel ricordare quanto di bello c’era negli anni ’80, tra usi, costumi e colonna sonora.

I Minions svolgono la loro funzione primaria e più riuscita, ovvero quella delle spalle, con pochi e azzeccati momenti nel film a loro dedicati; anche se, lo ammettiamo, se non ci fossero stati in questo terzo capitolo non se ne sarebbe sentita la mancanza, poiché la pellicola animata si poggia soprattutto sulla storia familiare e (super)cattiva di Gru e compagnia. È questo il merito più grande del film, che ha saputo continuare ciò che era stato fatto nei primi due senza prendere la deriva totalmente nonsense e senza una trama del film dedicato ai Minions e di Pets – Vita da animali.

Il film procede veloce, con qualche momento morto che però gli si perdona in virtù del fatto che si ride di gusto e ci si emoziona con questi personaggi che saranno anche supercattivi, ma sono soprattutto supersimpatici.

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