Recensione – Nerve, di Henry Joost e Ariel Schulman

Pubblicato il 15 Giugno 2017 alle 20:10

Dopo il documentario sulle insidie del web Catfish e la regia di Paranormal Activity 3 e 4, Henry Joost e Ariel Schulman si divertono (e divertono) con Nerve, teen-thriller sulla falsa riga di Black Mirror che, nonostante le tantissime influenze, può vantare un’anima propria.

Adoro le coincidenze. Mi mandano letteralmente fuori di testa. Quella cosa che Jung chiamava sincronicità è un concetto a dir poco affascinante, e se va a mischiarsi col mondo dell’intrattenimento allora il brodo di giuggiole è assicurato.

Giusto una settimana fa ci ha lasciati The Leftovers, una delle serie migliori del XXI secolo. E proprio questa settimana su Sky Atlantic sono andate in onda le prime due puntate della terza ed ultima stagione: nello specifico, nella seconda (Don’t Be Ridiculous) viene menzionata la Wu-Tang Clan … che, coincidenza (o sincronicità), gioca un ruolo importantissimo in Nerve, il nuovo film di Joost e Schulman.

E non è finita qua. Uno dei personaggi principali del film infatti è interpretato niente meno che da Emily Meade, che ha lavorato alla prima stagione della serie HBO creata da Damon Lindelof: era Aimee, la migliore amica di Jill. E ad Aimee piaceva tantissimo fare cose stupide per gioco, come sfidarsi ad entrare in un frigorifero arrugginito e vedere quanto si resisteva al suo interno, senza luce né aria. Un po’ come accadrà a Sydney in Nerve. Un film dove un sacco di ragazzi fanno un sacco di cose molto più stupide che rinchiudersi in un frigorifero.

Ma non ci sono coincidenze in Nerve. In Nerve, le cose accadono esclusivamente grazie (o per colpa) degli spettatori, la prima delle due categorie del gioco (o forse ce ne sarà un’altra, chissà).

La seconda categoria è quella dei giocatori. Persone che hanno bisogno di soldi (si guadagnano tanti soldi in Nerve, a patto che tu sia pronto ad andare fino in fondo) oppure di capire di che pasta sono fatte, persone che hanno bisogno di essere messe alla prova dagli altri perché magari non sono in grado di mettersi alla prova da sole.

A questa categoria appartengono Venus (Emma Roberts, la nipote di Julia) e Ian (Dave Franco, il fratello di James – che comparirà in un brevissimo cameo che vi perderete se sbatterete le palpebre al momento sbagliato), due ragazzi che nel corso di una folle notte di giochi online su Nerve incroceranno le loro strade, in questa splendida New York del 2020 piena di luci al neon (è una città che potrebbe essere considerata antica negli universi di Blade RunnerGhost in the Shell Tron).

In questa sorta di fusione fra Guerrieri della Notte di Walter Hill e Black Mirror troverete Machine Gun Kelly che fa Mad Max, amicizia, amore, contrasti, tanta introspezione, un discorso molto intelligente e solido sui pericoli della rete (Nerve è molto meno fumoso della blue whale) e soprattutto una narrazione accelerata che più accelera più diventa divertente, la cui forza motrice è rappresentata dai tanti deus ex machina nascosti dietro i display dei propri cellulari e/o computer che di volta in volta sfideranno i protagonisti a fare qualcosa di ancora più stupido, di ancora più pericoloso. E la tensione aumenta.

La Roberts e Franco sono splendidi come non mai, e il film procede spedito come un treno (ci sarà anche un treno) dall’inizio alla fine del secondo atto. Il treno deraglia completamente dal terzo atto in avanti, ma a quel punto riesce ad arrivare per inerzia fino all’ultima stazione. E anche se alla fine il viaggio sarà un po’ turbolento, vale la pena comprare un biglietto e salire a bordo.

Vi sfido.

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