In SENTINELLE D’INVERNO, gli Stati Uniti invadono il Canada nella nuova opera di Brian K. Vaughan [Recensione]

Pubblicato il 18 Novembre 2016 alle 11:25

E se, in un futuro distopico, il Canada dovesse affrontare un’invasione da parte degli Stati Uniti… a colpi di robot giganti? Brian K. Vaughan racconta un ipotetico scontro tra i due paesi confinanti toccando temi attuali come il terrorismo e la guerra.

BAO Publishing continua l’interessante proposta di opere Image dello sceneggiatore Brian K. Vaughan, apprezzato autore di Saga e Paper Girls (entrambe pubblicate sempre da BAO), con una miniserie in sei parti raccolta in un volume cartonato che racconta un futuro distopico (forse non troppo impossibile) in cui gli Stati Uniti invadono il Canada… a bordo di robot giganti!

Sentinelle d’inverno (in originale: We Stand on Guard, frase tratta dall’inno ufficiale canadese) è nato quasi per scherzo, come ha raccontato la stessa BAO al suo annuncio. La moglie di Vaughan, infatti, è canadese e sappiamo come gli americani scherzano spesso sulle abitudini dei loro vicini (chi non ricorda le battute dei protagonisti di How I Met Your Mother sulle origini canadesi di Robin Scherbatsky?), ma nonostante l’opera possa sembrare una divertente satira sui costumi canadesi (ma anche americani), Vaughan ne approfitta per trattare temi attualissimi come il terrorismo e la guerra.

L’idea di un’America che spinge il Canada a un’annessione non è molto lontana dalla fragile situazione tra la Russia e l’Ucraina, ma ciò che più meraviglia è la capacità di Vaughan di mettere da parte i patriottismi per un momento di autocritica al proprio paese (perché nessuno è perfetto). Gli americani sono i cattivi (anche se nella storia si autodefiniscano i “buoni”, chiaro esempio di un patriottismo spinto all’estremo), e il Canada cerca di difendersi come può creando gruppi di ribelli per combattere l’invasione americana.

Vaughan costruisce una vera e propria parodia del genere catastrofico tanto caro a Hollywood (per questo i robottoni) e i canadesi ricordano in tutto e per tutto la resistenza di Star Wars, tanto che molti elementi richiamano l’universo di George Lucas, dai robot stessi ai costumi, sino a un rifacimento in chiave “realistica” sugli innevati territori canadesi della battaglia iniziale sul pianeta Hoth de L’Impero colpisce ancora.

La struttura narrativa, infatti, è abbastanza classica, molto cara a Star Wars ma Vaughan ha comunque il plauso di saper catturare il lettore con una certa fluidità nel raccontare le gesta di uno sgangherato gruppo di ribelli, tra cui spicca persino un attore comico francofono che nelle battute finali fa il verso a uno dei monologhi più famosi della cinematografia catastrofica hollywoodiana.

Il tutto, poi, è riassunto da una splendida metafora di Superman che rappresenta l’intero racconto, tanto da apparire in più di un’occasione.

Fa sorridere ma anche riflettere come Sentinelle d’inverno sia uscito in Italia proprio in questo periodo: molti americani, infatti, desidererebbero migrare in Canada ora che il chiacchieratissimo Donald Trump è divenuto il loro presidente.

Passando ai disegni, dove troviamo Steve Skroce, di origine canadese, e conosciuto soprattutto come storyboard artist di molti film dei fratelli Wachowski, tra cui Matrix. Il suo tratto rappresenta bene il realismo dell’opera e lo stile sembra un incrocio a metà strada tra Frank Quitely e Steve Dillon, perfetto per chi ama disegni precisi e dettagliati mentre potrebbe essere un po’ ostico per i palati più fini e ricercati. I colori di Matt Hollingsworth sono chiari e accesi, infondendo un taglio pop tipico dei fumetti di Vaughan.

Il volume è poi arricchito da bozzetti preparatori e studi dei personaggi di Steve Skroce.

In definitiva, un’opera che lascia il segno grazie ai testi di Vaughan e a un’idea più attuale che mai, arricchita da momenti d’azione tipici del fumetto americano ma anche di riflessione, alzando l’asticella rispetto ad altri titoli Image di genere. I disegni di Skroce sono funzionali alla storia, non spiccano ma nemmeno lasciano a desiderare mentre la scelta del titolo da parte di BAO è azzeccata. Consigliato soprattutto a chi ha già apprezzato opere dello stesso autore.

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