Star Trek Beyond – Recensione in anteprima

Pubblicato il 21 Luglio 2016 alle 00:00

Durante una missione di soccorso, l’Enterprise cade in un’imboscata e viene attaccata da una micidiale flotta aliena comandata dal misterioso Krall. L’Enterprise finisce distrutta, parte dell’equipaggio viene catturata mentre Kirk, Spock e pochi altri superstiti sono costretti a naufragare su un pianeta sconosciuto dove verranno aiutati dalla coraggiosa Jaylah.

Star Trek Beyond poster

Cinquant’anni fa il mondo conosceva Star Trek, la serie tv di fantascienza ideata da Gene Roddenberry che diede il via ad una saga multimediale ancora in corso d’opera. Mentre è in preparazione una nuova serie tv, esce nelle sale Star Trek Beyond, terzo episodio della saga reboot che ha fatto inorridire i puristi del franchise per l’eccesso di action, il tono ritenuto troppo scanzonato e l’assenza di quelle questioni filosofiche alla base del concept originale.

J.J. Abrams, regista dei primi due episodi, buono il primo, sufficiente il secondo, si è limitato a produrre questo terzo capitolo per gli impegni con la saga di Star Wars, lasciando le redini al taiwanese Justin Lin che ha mostrato la sua predilezione per l’action dirigendo quattro episodi di Fast & Furious. Il talento comico Simon Pegg, interprete di Scotty, ha stavolta messo mano anche alla sceneggiatura apportando un miracoloso equilibrio tra intimismo e umorismo.

Il tema dell’unione è al centro della storia. La Federazione dei Pianeti Uniti è simboleggiata dalla base spaziale di York City mentre l’Enterprise rappresenta la coesione dell’equipaggio guidato da Kirk che rischia di disgregarsi. La voce del capitano dal diario di bordo esprime la sua frustrazione per una vita “episodica”, metaforico riferimento alla serialità della saga.

Delineato in poche battute lo status dei personaggi, Lin non si perde in chiacchiere e passa subito all’azione. Il mastodontico attacco dello sciame di navi aliene insettoidi è una sequenza da antologia che basta da sola a surclassare sul piano visivo ed innovativo Il Risveglio della Forza. Una quindicina di minuti di pura adrenalina nella quale il 3D ci scaraventa direttamente sulla plancia dell’Enterprise. La macchina da presa non sta ferma un attimo, sfreccia tra i corridoi della nave che cade a pezzi, vola nello spazio tra laser ed esplosioni, gli effetti sonori esplodono nello stomaco del pubblico.

L’Enterprise è distrutta, i membri dell’equipaggio sono separati, morti, catturati o dispersi. La situazione è disperata. Dramma, epica e tragedia. I protagonisti sono divisi in quattro linee narrative che dovranno convergere nella speranza di rovesciare le sorti della battaglia. Semplice ma avvincente. Non è solo uno spettacolo visivo, è una storia con un cuore enorme che, a questo punto, ha già catturato il pubblico e non lo lascerà andare fino al termine.

Sul pianeta alieno, il film diventa avventuroso. Kirk è accompagnato da Chekov, il giovane e talentuoso Anton Yelchin, scomparso un mese fa a soli 27 anni. Il film è dedicato a lui e a Leonard Nimoy, interprete dello Spock originale. La morte dell’iconico attore diventa motore emotivo la sua giovane controparte interpretata da Zachary Quinto che forma una riuscita coppia da buddy movie con McCoy, la logica del vulcaniano contrapposta al cinismo e al sarcasmo del medico.

L’imbranato Scotty trova invece la spalla ideale in Jaylah, action girl bella e forte la cui pelle bianca cela l’affascinante franco-algerina Sofia Boutella (Kingsman: Secret Service, il prossimo La Mummia). Zoe Saldana regge il confronto sul piano del girl power affrontando a muso duro il perfido Krall, un irriconoscibile ma spaventoso Idris Elba, insieme a Sulu (la cui discussa omosessualità è solo un elemento di caratterizzazione, com’è giusto che sia).

La riscossa dei nostri eroi passa per altre spericolate sequenze ricchissime di gag visive e fantatecnologiche. L’epica corsa in moto di Kirk starebbe bene in un Fast & Furious. Il tentativo di far decollare la vecchia USS Franklin rappresenta l’apice epico e il punto di svolta del film. Il tema di Michael Giacchino fa ancora da veicolo emotivo e la musica diventerà uno strumento narrativo nella battaglia finale che resterà memorabile. Lo scontro finale con Krall si svolge sul piano più ideologico e intimista.

Tutto quello che dev’essere un pop corn movie emozionante e divertente. 120 minuti di grandissimo cinema d’intrattenimento, sostenuti da un ritmo forsennato e senza una sbavatura. Continua ad essere prediletta la componente action ma il lavoro di scrittura inizia anche a riconciliarsi con i contenuti della serie originale. Spiace dirlo ma J.J. Abrams è meglio come produttore che come regista. Lunga vita e prosperità a Justin Lin che è arrivato là dove Abrams non era giunto prima.

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