Black Death, si conclude il primo arco narrativo [Recensione]

Pubblicato il 19 Luglio 2016 alle 11:25

Si conclude il primo arco narrativo di Black Death, l’intrigante saga horror ideata da Andrea Gallo Lassere! Cosa succede a Jack Franky e a Maelle quando si scontreranno con la terribile Zeena Lavey? Scopritelo in questo volume che include anche una suggestiva back-up story firmata da Paola Barbato!

Avevo mesi fa recensito il terzo numero di Black Death, intrigante serie horror ideata da Andrea Gallo Lassere per le Edizioni Inkiostro, e ritorno sull’argomento poiché esce ora il quarto albo che conclude la prima stagione.

Coloro che hanno avuto modo di leggere i capitoli precedenti si saranno resi conto che Black Death ha un ritmo adrenalinico e sincopato, è incentrato sull’azione ma non manca di momenti introspettivi. Inoltre, l’impostazione volutamente citazionista della trama lo rende davvero interessante.

Lassere è influenzato dall’immaginario pulp contemporaneo e in Black Death si colgono in continuazione riferimenti al cinema di registi del calibro di Tarantino e Rodriguez (stavolta c’è pure una battuta reminiscente del Carrie di De Palma), al rock degli AC/DC e dei Blue Oyster Cult, a numerosi romanzi horror e sci-fi. E’ un gioco palese ma divertente e il merito di Lassere è quello di utilizzare tanti cliché narrativi in maniera personale.

I protagonisti principali, il duro Jack Franky e la sexy Maelle, infatti, sembrano usciti da una storia di Joe R. Lansdale. Non hanno nulla di originale ma Lassere ne delinea in maniera abile le psicologie, rendendole sfaccettate e tridimensionali. Quando poi gioca con mostruosità alla Lovecraft inserisce nei testi e nei dialoghi un tono ironico e sarcastico che fa di Black Death un prodotto peculiare.

La vicenda è piuttosto complessa ed è basata sulla lotta senza esclusione di colpi tra i due anti-eroi e la terribile Zeena Lavey (e già il nome richiama la fascinosa figlia del fondatore della Chiesa di Satana Anton Lavey, giusto per restare in tema di citazionismo). Franky, in particolare, è finito nella lista nera di una setta di occultisti guidati dalla diabolica donna.

Quest’ultima gestisce un circo degno del film Freaks e controlla la cosiddetta Black Death, sostanza organica mutaforma di cui sono costituiti tutti gli avversari che assalgono i due protagonisti. Esiste, però, un’arma in grado di distruggerla, chiamata Blade Stardust, e in questo ultimo capitolo tale elemento giocherà un ruolo essenziale.

Maelle è peraltro finita, per una serie di circostanze, in un istituto gestito da una congrega di streghe. Si tratta di ragazze dall’atteggiamento pseudo-grunge, alla Riot Grrls in salsa horror, che le faranno passare brutti momenti. Jack, dal canto suo, incontra Marie Laveau, la mitica regina vudù di New Orleans, e Lassere ne approfitta per sfiorare tematiche legate al culto dei non morti e alle divinità ancestrali stile Damballah.

L’azione è prevalente ma ci sono momenti di riflessione e non vengono risparmiate sorprese al lettore, considerando che si avranno inaspettate rivelazioni sull’identità del padre di Maelle.

Testi e dialoghi sono curati e vivaci e si colgono curiosi sperimentalismi. Lassere, per esempio, a un certo punto inserisce nella sceneggiatura lo stralcio di un testo poetico, con risultati efficaci.

L’albo si compone di due episodi da lui scritti che portano quindi a conclusione il primo story-arc di Black Death e di una suggestiva back-up story firmata da Paola Barbato, nota a tutti i fan di Dylan Dog. L’autrice racconta il primo incontro tra Franky e Maelle e propone un suggestivo horror psicologico imperniato sul mito della Banshee.

Quanto ai disegni, il primo episodio è illustrato da Ugo Pepe che ha un tratto sporco, aggressivo, grezzo, visivamente spiazzante ma appropriato per una vicenda a forti tinte come questa. A volte le figure umane e le espressioni facciali sembrano un po’ legnose ma nel complesso il suo lavoro è valido.

Il secondo capitolo e la storia d’appendice sono invece appannaggio della bravissima Simona Simone, dallo stile elegante, plastico, fluido. La morbidezza del tratto contrasta piacevolmente con le efferatezze partorite dall’immaginazione di Lassere ma è appunto questo contrasto che colpisce, in senso più che positivo. Da tenere d’occhio, inoltre, i raffinati chiaroscuri di molte tavole. Black Death è quindi un buon esempio di fumetto horror che potrà incontrare il favore degli estimatori del genere.

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