Angry Birds – Il Film – Recensione

Pubblicato il 20 Giugno 2016 alle 00:08

L’Isola degli Uccelli è popolata da pennuti pacifici ma incapaci di volare. Red, un uccello asociale dal carattere irascibile e scontroso, viene condannato a frequentare un corso per il controllo della rabbia dove conosce il velocissimo Chuck e l’esplosivo Bomb. Quando una legione di zotici Maiali giunge dal mare, Red è l’unico a non fidarsi e a non voler dare loro ospitalità. Decide così di chiedere aiuto alla Grande Aquila, leggendario protettore della comunità ed unico uccello sull’Isola in grado di volare.

Angry Birds - Il Film Poster

Uccelli che si lanciano con delle fionde contro i malvagi maiali verdi che hanno rubato loro le uova per mangiarle. Non è l’incubo di un vegano bensì il concept, demenziale ed essenziale, del celebre puzzle-game della Rovio dal quale gli sceneggiatori della trasposizione cinematografica hanno dovuto trarre una storia che avesse un minimo di coerenza e che potesse intrattenere un pubblico di famiglie per un’ora e mezza.

Lungi da noi voler cercare noiose metafore sociopolitiche in un film d’animazione rivolto soprattutto ai più piccoli ma i contenuti della storia si prestano ad un’interpretazione alquanto ambigua. Il protagonista è Red, rosso, colore che viene associato alla rabbia ma anche agli stati repubblicani. Considerazione pretenziosa? Aspettate.

Sull’Isola degli Uccelli arriva una legione di Maiali immigrati. L’unico che non vuole ospitarli è proprio lui, il “rosso”, e, alla fine, ha ragione. Perché questi immigrati sono tutti malvagi e sono venuti a rubare le risorse degli uccelli, ovvero le uova. Red decide così di rivolgersi alla leggendaria Grande Aquila dalla testa bianca, inesistente nel videogame, simbolo delle istituzioni americane. E’ il protettore dell’isola e l’unico a saper volare, quindi è il più potente degli uccelli. Per farla breve, il Presidente degli USA. Quando Red lo incontra, però, scopre che si tratta di un cialtrone imbolsito.

Red deve quindi cavarsela da solo e va a finire che “i nostri” bombardano la città dei Maiali senza distinguere l’obiettivo militare da quello civile. Stando a questa inquietante chiave di lettura, ci troveremmo di fronte ad un film repubblicano, guerrafondaio e anti immigrazione. Alcune recensioni americane hanno dato quest’interpretazione e qualcuno ha sostenuto che Red può diventare il personaggio preferito di Donald Trump.

In realtà sono tutte stupidaggini. Basta la presenza del comprimario Chuck, il primo personaggio gay in un film d’animazione di questo livello, ed è sufficiente scorrere i nomi dei doppiatori della versione originale per rendersi conto che il film ha un’anima liberale e democratica. Ma allora, se il film non è in malafede, perché corre il rischio di far passare un messaggio opposto a quello voluto? Semplicemente perché è stato scritto in maniera maldestra e alcuni simbolismi e tematiche andrebbero trattati con maggior attenzione.

Quello che il film vorrebbe dire è che, a volte, un po’ di sana diffidenza e di rabbia ben incanalata possono salvarti la vita e si può sopperire alle proprie carenze, l’incapacità di volare, con l’inventiva e l’unione d’intenti della comunità. I maiali rappresentano tutto il peggio della civiltà che minaccia lo scenario naturalistico dell’Isola degli Uccelli e c’è una netta distinzione tra bene e male.

Un film che gioca con il contrasto tra l’indole pacifica degli uccelli e la rabbia del protagonista potrebbe presentare molte situazioni politicamente scorrette. Invece le gag sono piuttosto grevi e prive d’inventiva. Quando si deve far ricorso alle funzioni corporali per far ridere il pubblico, significa che davvero non ci sono idee. A questo si aggiunga un livello d’animazione buono ma che, ovviamente, non può reggere il confronto con le produzioni Disney-Pixar e un 3D che ha buona profondità ma viene sfruttato male.

La storia è un pretesto per arrivare alla battaglia finale nella quale gli uccelli iniziano a mostrare superpoteri usciti da chissà dove ma lo scontro non denota sequenze memorabili. Il finale è buonista, alla faccia del protagonista asociale e anticonformista. Immancabile lo stucchevole numero musicale in chiusura e l’inutile scena durante i titoli di coda. A prescindere da quelli che saranno gli incassi, bisogna aggiustare il tiro soprattutto per quanto riguarda la scrittura ed evitare il pasticcio tematico che grava ulteriormente su un film già mediocre e noioso.

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