Recensione: Wonderland: quando Alice se ne andò

Pubblicato il 15 Febbraio 2011 alle 16:30

Autori: A.A.V.V.
Casa Editrice:
Nicola Pesce Editore
Provenienza:
Italia
Prezzo:
€ 11,90, B/N, brossurato, 112 pp.


Sono sicuro che molti dei lettori concorderanno con me quando affermo che Alice nel paese delle Meraviglie fa parte, insieme ai Viaggi di Gulliver, al Piccolo Principe, ma anche alle fiabe dei fratelli Grimm, di quella parte della letteratura che, pur essendo sempre stata spacciata come “per bambini”, è invece densa di contenuti e riflessioni più adulte che mai.

Sarà perché ciò che vira nel fiabesco e nel “meraviglioso” viene guardato con una certa diffidenza al livello intellettuale.

Malgrado tutto il romanzo di Carroll ha moltissimi fan, forse perché nel nutrito numero di protagonisti e comprimari ce n’è sempre qualcuno nel quale ciascuno di noi riesce ad immedesimarsi, anche per l’eccentricità che li contraddistingue.

Come capita spesso a chi ama molto un’opera, e di professione, o nel cuore è artista (si, avete letto bene, ho detto artista e mi riferivo a chi fa fumetti), non possa far altro che creare, reinterpretare a proprio modo ciò che ama.

Così accade per il volume in parola che vede all’opera un nutrito gruppo di autori italiani più o meno noti, che si alternano in storie ispirate dal folle mondo visitato per ben due volte dalla giovane Alice.

Guidati dagli intermezzi di un Brucaliffo tra ironico e zen (molto ben realizzato graficamente da Elisabetta Melaranci) saltiamo da una storia all’altra, e ciascuna ci svela un momento della vita degli abitanti di quello strano mondo: il Cappellaio matto, Pincopanco e Pancopinco, il Bianconiglio, finanche il Tricheco e il Carpentiere ed il Due di picche.

Tra le mie preferite ci sono senza dubbio quella di Bartoli-Fortunato sul Cappellaio matto, tutta giocata sul nonsense surrealista con uno stile da manuale sia nel disegno e nella sceneggiatura, quella di Pincopanco e Pancopinco (Garota-Nigraz), intrisa di dark humor che fa da contraltare alla (presunta più che reale) stupidità della coppia di gemelli, davvero molto ben caratterizzati (anche meglio, a mio modestissimo parere, del deludente “Giovanna D’Arco nel Paese delle Meraviglie di Mordor” che ci ha proposto Tim Burton).

Un piccolo gioiellino è anche la storia del Due di picche (Uzzeo, Rossi Edrighi, Tramutoli) che strizza l’occhio a Fabrizio de Andrè ad alla sua “Volta la Carta”.

Completano il volume (last but not least), a parte la bella coper­tina di Davide De Cubel­lis, la bizzarra rapina del Bianconiglio di Tuono Pettinato, il sorriso in fieri della Duchessa brutta di Cristina Spanò, LRNZ che ha tolto allo Stregatto la sua più grande caratteristica: la parola, la Falsa Tartaruga finalmente “messa a nudo” da Armin Barducci, Humpty Dumpty allo specchio di Silveri-Leomacs e l’epilogo della storia del Tricheco e il Carpentiere di Sergio Ponchione.
A conti fatti, l’iniziativa della Nicola Pesce Editore, sia per quanto concerne la ricerca ed il “reclutamento” dei diversi autori, sia per il concorso che l’editore indisse l’anno scorso, regalando dieci copie del libro ai propri lettori, ha portato ad un risultato davvero positivo.

Da tenere nella libreria al fianco dei romanzi.


Voto: 7,5

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