Va Tutto Bene, un messaggio di coraggio rivolto ai lettori da Alberto Madrigal – Recensione

Pubblicato il 10 Agosto 2015 alle 10:10

Lottare senza arrendersi mai, non lasciarsi rubare i propri sogni, avere fede in un futuro felice. La quotidianità è la più epica delle avventure, specialmente al tempo della Crisi.

Sara, Eva, Daniel e Stefano sono giovani, pieni di speranze, ma anche assediati da dubbi e paure per un futuro che rimane nascosto dietro nebbie sempre più fitte.

La loro casa è Berlino, crocevia dei sogni di un’intera generazione, quella “Generazione Erasmus” che nell’Europa ci crede o ci credeva, nonostante un declino economico e sociale che fatica a toccare il fondo per poi risalire. La capitale tedesca, questa “New York europea”, è infatti un enorme crocevia di storie, di progetti, di idee tentate, sbagliate, cambiate.

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Proprio così si sente Sara: al centro di un grande incrocio tra mille strade diverse. La sua creatività, la sua vivacità, il suo grande entusiasmo la spingono ora verso l’una, ora verso l’altra delle tante alternative, ma senza riuscire mai a portare a termine le proprie scommesse. È una romantica, un’incostante, una sognatrice. La rimprovera il suo amico Daniel. Una costruttrice di castelli di carta di cui dimentica di realizzare le porte. Daniel, invece, è più pragmatico, concreto.

Ormai disincantato, ha rinunciato alle sue velleità musicali e tutto quello che desidera è “svegliarmi presto la mattina e andare in ufficio”. Una vita stabile, insomma,  su cui fondare il suo amore per Eva e i loro progetti insieme.

In un mondo sovraccarico di stimoli e opportunità, ma in cui è arduo anche lavorare gratuitamente, i quattro ragazzi giocano tutte le loro carte, chi guardando ad un oscuro avvenire, chi rifiutandosi di fare un passo oltre il presente.

È davvero una guerra titanica, quella contro le bollette a fine mese, per questo il sostegno degli amici risulta fondamentale per sopravvivere. Ed è proprio quando esso viene a mancare, quando le strade si dividono, che gli ostacoli sul cammino (o sul marciapiede) appaiono davvero impossibili da sormontare.

Dopo aver incantato l’Europa dei fumetti con la sua opera prima Un lavoro vero, in cui, sotto le mentite spoglie di un fumettista spagnolo emigrato in Germania, Alberto Madrigal ci ha aperto il suo cuore raccontandoci la sua avventura di giovane artista, il talento iberico torna a farci riflettere, sognare e sorridere con una graphic novel simile e diversa.

Va tutto Bene, pubblicato anch’esso da Bao Publishing, che ebbe il merito di cogliere per prima l’incantevole sensibilità di questo giovane maestro, torna infatti a parlarci delle nuove generazioni al tempo della crisi economica. Sara, Eva, Daniel e Stefano, ma anche tutti gli uomini e le donne che restano sullo sfondo, si muovono infatti in quella Berlino reale ed ideale che tanti giovani hanno scelto come nuova casa, nella speranza di cominciare una nuova vita, quando nel paese d’origine, in patria, l’immobilismo sociale ne avrebbe forse soffocato ogni prospettiva.

È una Berlino reale, perché città straniera, vasta, popolosa, multiculturale e multietnica, di cui spesso non si conosce neppure la lingua (lo stesso Madrigal, quando vi si trasferì nel 2007, non parlava il tedesco). Ma è anche città ideale e idealizzata, una “Nuova America” dove poter cominciare, o ri-cominciare la propria avventura.

Alberto Madrigal conosce bene il mondo dei “cervelli in fuga”, di chi cerca il lavoro che lo realizzi come persona, perché lui stesso ne ha fatto e ne fa parte. Assunto come graphic designer da una ditta berlinese, ben retribuito e, almeno in teoria, appagato, non riusciva però a mettere a tacere il fumettista che era dentro di lui, la sua vena artistica ed espressiva, che implorava libertà contro un mondo, quello della routine lavorativa, che voleva ingabbiarla e soffocarla.

Da questo impulso inarrestabile, da questo desiderio di raccontare quello che succedeva dentro e fuori di sé, nacquero Un lavoro vero e, sulla sua scia, Va tutto bene, che formano una sorta di “bilogia”, dove, se nel secondo fumetto risulta attenuato l’elemento autobiografico, non meno forte è il valore biografico, nel senso letterario del termine: “scrittura (ma anche disegno) della vita”.

Va tutto bene, infatti, ha la forza della sincerità, del suo volersi porre non come politicizzata critica della situazione sociale o economica, bensì come racconto di un frammento di quattro giovani vite, con le loro umanissime particolarità, debolezze e straordinarietà.

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Ognuno dei quattro protagonisti, infatti, ha il proprio individuale modo di affrontare la realtà, a cominciare da Stefano, l’amico festaiolo e sempre allegro, latin lover che, ragazzino a vita, forse non si assumerà mai le proprie responsabilità.

E poi Daniel ed Eva, che, insieme, cercano di far fronte alle tante difficoltà della vita quotidiana. Il loro amore sarà forte abbastanza per resistere ai colpi di martello del lavoro precario e del carovita? Infine c’è Sara, che forse più degli altri riecheggia nel proprio animo sognatore la personalità di Alberto Madrigal, che cambia progetto per conquistare il mondo ogni settimana e non vuole proprio rinunciare a lasciare la propria impronta, a creare qualcosa di buono che sia amato dalla gente e per il quale lei sia amata.

Eppure, se lasciata sola, anche la fiamma più brillante, prima o poi, è destinata a spegnersi nell’ombra.

Tutto questo Alberto Madrigal lo raccoglie in un’unica storia che è insieme ottimista e amara, mesta e ironica, comica, che vola via fluida, dentro a vignette leggere che assomigliano a fazzoletti stesi ad asciugare ad uno dei balconi di quella Berlino pittoresca e familiare che ha quasi l’aria di una cittadina di provincia. Fazzoletti dai colori  flebili, eterei, quasi acquatici.

Proprio come in un disegno ad acquerello, poi, le linee di Alberto Madrigal appaiono mobili, ondeggianti, tanto negli scorci di quartieri berlinesi, quanto nei profili dei personaggi, dove il tratto e le sfumature sembrano armonizzarsi più con gli stati d’animo che con la realtà oggettiva e i dettagli. Le figure sono snelle, gli occhi semplici macchioline di colore, eppure incredibilmente espressivi, come se l’autore riuscisse non tanto a stilizzare, quanto a rappresentare l’interiorità delle sue creature, l’anima evanescente.

Alberto Madrigal è, prima di tutto, disegnatore, che ha in Gipi il proprio ispiratore artistico e spirituale, ma si sta riscoprendo sempre di più anche scrittore e narratore di grande equilibrio e acume, che usa le parole giuste senza mai esagerare, senza attardarsi in frasi posticce, bensì riproducendo dialoghi veritieri e diretti e lasciano dire tutto il resto alle immagini. Un’impresa, quella del Madrigal-scrittore, che stupisce ancora di più, se si considera che Va tutto bene, così come Un lavoro vero, è nato in italiano, non nella lingua madre dell’autore.

Genuino e lieve, nonostante racconti di fatiche e sconfitte, Va tutto bene è un messaggio di coraggio rivolto ad ogni lettore, a chi tenta la fortuna nel “paese del crauti” e a chi è rimasto nel “paese del sole”; un invito a rinsaldare le amicizie, ad offrire gratis un caffé, a rimboccarsi le maniche e pulire ogni mattina la propria strada da tutte le maleodoranti difficoltà che vorrebbero “farci chiudere”.

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