La Distanza: l’affresco di una vita siciliana secondo Baronciani e Colapesce – Recensione

Pubblicato il 3 Agosto 2015 alle 11:20

Una relazione a metà. Un incontro voluto dal caso. Sotto il sole di Sicilia, una generazione insicura viaggia alla ricerca della propria meta.

Nonostante gli anni che passano, Nicola è costretto a vivere in un soffocante limbo tra giovinezza e vita adulta. Come tanti giovani d’Italia e, in particolare, della sua terra, la Sicilia, Nicola ha rinunciato ormai da tempo al sogno di fare il lavoro che ama e si trova a vivere ancora sulle spalle della sua famiglia.

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La sua ragazza, poi, si trova a Londra e, con tanti chilomentri a separarli, le incomprensioni, le incrinature, le gelosie e i sospetti si ingigantiscono. Per cercare di riallacciare i fili di un rapporto che si sta sfaldando attraverso gli invisibili tentacoli di un cellulare sempre più asfissiante, Nicola decide di prendere un volo e partire per l’Inghilterra. Prima, però, non può assolutamente perdersi l’Ypsigrock festival, il grande evento Indie Rock che si tiene ogni anno nella cittadina di Castelbuono, nei pressi di Palermo.

Per partecipare all’evento musicale più trasgressivo dell’isola ha bisogno di un passaggio ed è qui che giunge l’inaspettato e, almeno al principio, indesiderato aiuto di Francesca. La giovane turista spezzina gli propone un patto: lei e la sua amica francese Charlotte lo porteranno fino all’aeroporto di Palermo, passando per l’Ypsigrock, e Nicola, in cambio, dovrà mostrare loro i luoghi più incantevoli e inesplorati dell’isola.

Dapprima riluttante, Nicola imparerà ad apprezzare il suo ruolo di Cicerone e il viaggio attraverso alcune delle località più belle della Sicilia, in compagnia delle due ragazze, si rivelerà per lui più importante di quanto avrebbe mai immaginato. Perché la vita, che sia in Francia, nel Nord indaffarato o nella rassegnata Sicilia, non resta mai ferma ad aspettare.

La Distanza è un sincero e disincantato affresco di una giovane vita siciliana, costretta a districarsi tra i mille rovi spinosi di una società che non sembra offrire alcuna prospettiva, alcun futuro. È un racconto realistico, quello della calda estate di Nicola, eppure è anche magico, perché incantevole è il suo palcoscenico.

Le tappe del tour che il protagonista compie in compagnia delle due spensierate, meravigliate turiste venute dal nord, sono vere e proprie oasi di una bellezza pura, incontaminata ed emozionante. È il grande paradosso italiano, sempre più acuto mano a mano che si scende lungo lo Stivale: un contrasto stridente tra una terra paradisiaca, dove mare e terra si abbracciano con una dolcezza forse unica in tutto il mondo, e una società allo sbando, fragile, pessimista, tanto pessimista da far sospettare alla stessa Francesca che i siciliani abbiano “il dramma e il pessimismo nell’animo”.

Di fronte a tale accusa, tanto pungente quanto veritiera, Nicola non può negare e si giustifica ricordandole che la Sicilia è stata oggetto di conquiste per due millenni e mezzo e che, sì, un po’ di amarezza ce l’ha davvero nel sangue, un’ombra nello sguardo dei suoi abitanti che non scompare neppure sotto ad un sole così radioso ed invitante.

Nessuno che non fosse intimamente legato a questa terra avrebbe mai potuto cogliere così precisamente le sfumature del suo carattere romantico e volubile. Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, che ha plasmato l’anima di questo fumetto dal sapore di prosecco e mandorle, è un siciliano DOP e per questo riesce nell’impresa che per qualunque abitante del “continente” sarebbe stata impossibile.

Cantautore tra i più sorprendenti dell’odierno panorama italiano, originario di Solarino, patria degli agrumi, delle olive e delle mandorle, Lorenzo ha sempre fatto della propria origine l’elemento di forza e di carattere della sua creatività musicale.

Prima leader del gruppo Albanopower, poi rappresentante del progetto The Last Merendina e del trio Tempestine, dal 2010 ha assunto ufficialmente il nome di Colapesce, omaggio a quel “Nicola Pesce” protagonista di tante leggenda della sua terra ed emblema dell’uomo di mare, libero e inafferrabile come un folletto, ma anche umile come un pescatore. La Distanza è il suo primo progetto fumettistico, una scommessa, un azzardo giocato a fianco dell’amico e disegnatore dell’opera Alessandro Baronciani.

Conosciutisi per caso ad un concerto nella lontana Milano, i due artisti, affascinati l’uno dal lavoro dell’altro, sono sempre rimasti in contatto, sviluppando il desiderio di realizzare un’impresa insieme, qualcosa che parlasse della terra incantata ma anche ferita che è la Sicilia, della sua giovane e già triste generazione, ma anche della musica e dell’estate, dei viaggi e degli incontri che cambiano la vita.

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Baronciani, fumettista, illustratore, art director, grafico e musicista originario di Pesaro, ma milanese d’adozione, dovette sottoporsi ad una “operazione chirurgica” di “sicilianizzazione” per poter scendere nelle profondità della miniera d’oro sicula, carpirne i tesori più preziosi e trasprtarli nelle sue tavole e vignette.

Ad accompagnarlo, proprio come Nicola fa con Charlotte e Francesca, ci ha pensato Colapesce. Nel corso di un’intera estate, gli autori de La Distanza hanno compiuto il tragitto che avrebbero riprodotto nelle pagine della loro opera: Noto, Mazzamemi, Siracusa, Catania, Enna, Castelbuono, Palermo. Queste le tappe, reali e raccontate, vissute e disegnate, che il lettore stesso si troverà a desiderare ardentemente di percorrere per ammirarne le meraviglie e, chissà, per fare, nel tragitto, nuove conoscenze.

Da un sodalizio artistico tanto originale e fruttifero, non poteva che scaturire un lavoro altrettanto fuori dall’ordinario. La Distanza è un fumetto che sfugge ad ogni classificazione e spiegazione, che si propone semplicemente di raccontare un’estate, un viaggio, relazioni strette e spezzate, non generiche e astratte, bensì inserite in un precisissimo contesto spazio-temporale, quella Sicilia che, sebbene sembra rimanere immobile in una bolla di calda luce fori dallo scorrere dei giorni e delle epoche, in realtà cresce, si evolve e si interroga come tutte le altre terre, anche si in modo tutto particolare.

La storia voluta da Colapesce e Baronciani potrebbe essere, senza alcuna imperfezione, biografica e attuale, sia per ciò che racconta sia per come lo fa. I dialoghi sono diretti, schietti, quotidiani, anti-retorici, qua e là intarsiati di un dialetto siciliano che è come un biglietto d’aereo per Palermo, che ti porta in un attimo tra gli aranceti e sulle balconate dei palazzi barocchi. Colapesce mette in gioco tutto il suo talento di cantautore della realtà, di osservatore partecipe di un mondo che cambia ma che non riusciamo a cambiare.

Alessandro Baronciani, poi, vi aggiunge il suo inconfondibile tratto artistico. Abilissimo nel giocare con la luce soffusa e i colori caldi della Sicilia, Baronciani sfrutta una linea densa, spessa, ma mai pesante, per realizzare personaggi che sono insieme concreti, vivi, ma anche statici, quasi da cartolina. Non c’è brama di perfezionismo nelle tavole paesaggistiche che svelano, tappa dopo tappa, le meraviglie dell’isola e proprio così riesce a coglierne l’atmosfera sognante e distratta.

L’influenza dei due autori si percepisce poi nei molti rimandi e nelle molte citazioni artistiche e musicali all’interno dell’opera, piccole finestre affacciate su quelli che sono stati e sono tuttora alcuni degli ispiratori della coppia Colapesche-Baronciani, da Bill Callahan e gli Smog ai Bark Psychosis, a Guy Picciotto, a Rosa Balistreri, a Woody Allen, a Kubrick, al grande Michelangelo Antonioni, le cui atmosfere hanno ispirato profondamente il ritmo del fumetto.

Un fumetto nato e cresciuto libero da costrizioni e condizionamenti, anche grafici. Significativa è, infatti, la scelta, da parte di Baronciani, di non racchiudere nel classico bordo bianco le proprie pagine, di lasciare le vignette entrare ed uscire senza gabbie o intelaiature, come rapide diapositive un po’ disordinate, come a voler ricordare al lettore che la storia di Nicola, Francesca e Charlotte non è che un frammento, una minuscola (eppure non per questo meno essenziale) parte di quel grandioso mosaico che è la vita, con tutte le sue circostanze.

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Questa umiltà, questa “leggera profondità” è forse il tratto più apprezzabile de La Distanza, che, senza nessuna pretesa, surclassa le attese, meritevole di regalare al lettore una prospettiva nuova sulla Sicilia, sui suoi abitanti e, attraverso l’emblema di Nicola, sulle loro inermi battaglie.

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