Recensione: Tales of Avalon

Pubblicato il 3 Gennaio 2011 alle 11:35

Autori: Tommaso Destefanis, Gianluca Maconi (testi), A.A.V.V. (disegni)
Casa Editrice: ReNoir Comics
Provenienza: Italia
Prezzo: 112 pagine, b/n e colore, 15,7 x 24 cm, brossurato, € 10,00


Tales of Avalon è uno di quei volumi che dimostrano come esistano nuove leve del fumetto italiano dotate di tecnica, talento e di quel pizzico di intraprendenza senza il quale non si raggiungono gli obiettivi importanti.

Vi consiglio di saltare la prefazione introduzione che vi parlerà di stile “Kyrbiano” e della sua influenza anche sugli autori italiani.

Tornateci dopo, nel frattempo calatevi nell’atmosfera del contesto epico, dove divinità di pantheon diversi si trovano faccia a faccia, ma con il comune intento di fronteggiare un nemico che ne vuole insidiarne il potere ed il dominio sulla terra.

I testi di Tommaso Destefanis e Gianluca Maconi sono degni di un romanzo cavalleresco e calzano perfettamente l’atmosfera leggendaria di cui si respira la forza ad ogni pagina.

Numerose didascalie svelano i punti oscuri della storia e catturano l’attenzione del lettore spostando il punto di vista narrativo che ci appare quello di un bardo il quale, durante un banchetto di corte, narra le gesta di eroi leggendari quali il fiero ma testardo Arcturus, il possente Thor, il crudele Ares.

I personaggi, graficamente accattivanti, ricalcano solo a grandi linee il loro stereotipo, assumendo spesso dei tratti nuovi ed intriganti, a volte misteriosi, come nel caso di Ginevra, con il volto celato da una maschera, oppure il piccolo Ade, che assomiglia più alla Death di Gaiman che al re degli inferi.

Non mancano contaminazioni di generi e le singolarità, come i Titani (che assomigliano a dei robots: uno è proprio uguale a Galctus!) o i riferimenti al multiverso, che accentuano ancor di più il sentore che si ha, e che diventa via via più palese con il passare delle pagine, della volontà degli autori di rendere un tributo al re dei comics Jack Kirby.

Ai disegni una sinfonia di tratti: Semerano, Celona, Micelli, Scoppetta, Rak, Maconi, Castiello, Snareser, Harren, Acunzo, Medri, Desiato e molti altri.

L’azzardo, a mio avviso riuscito, di cambiare disegnatore nel corso dello stesso capitolo ogni tot di tavole potrà forse far un po’ storcere il naso al lettore medio, ma di sicuro ha il pregio di offrire a ciascuno la propria vetrina oltre che di aprire a tutti quelli che amano lo stile dell’uno piuttosto che dell’altro e che magari, a fronte di una monotonia imperante, hanno voglia di osare un po’.

La Tribute Gallery a colori in coda al volume dimostra, ancora una volta, la dedizione e l’impegno profuso in questo progetto del cui seguito siamo speranzosi.

Un plauso a parte va alla ReNoir che ha dato, come spesso fa, il suo contributo alla pubblicazione della parte sana del fumetto italiano.


Voto: 8-

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