Le 7 Meraviglie – recensione del secondo volume

Pubblicato il 14 Marzo 2015 alle 10:30

Star Comics presenta il secondo volume de ‘Le 7 Meraviglie’, incentrato questa volta su il Faro di Alessandria e il Tempio di Artemide ad Efeso.
le 7

Scritta interamente da Luca Blengino e disegnata da artisti vari, la serie Le 7 meraviglie aveva già dimostrato tutto il suo potenziale nel primo volume , incentrato sulla statua di Zeus e i giardini pensili di Babilonia. Sfruttando i diversi background storico-culturali che identificano ognuna delle 7 meraviglie dell’antichità, l’autore ha già avuto modo di tessere storyline appassionanti e caratterizzate da personaggi iconici, che prendono vita grazie a disegni suggestivi e realistici.

In questo secondo volume, Blengino sposta l’attenzione su altre due splendide rappresentazioni dell’ingegno umano: il faro di Alessandria e il tempio di Artemide.

Il faro di Alessandria fu costruito da Sostrato di Cnido sull’isola di Pharos ( da qui l’utilizzo del termine “faro”) intorno al III secolo a.C per tutelare la sicurezza dell’intensa navigazione marittima, sfruttando il riflesso del sole durante il giorno e il fuoco durante la notte. Alto più di 100 metri, “la stella caduta dal cielo” aveva una base parallelepipeda sormontata da una torre ottagonale e una costruzione cilindrica.

La nostra storia, ambientata nel  254 a.C durante il regno di Tolomeo II Filadelfo, si apre con la morte del guardiano del faro Telemakos, precipitato in circostanze misteriose  dal faro con in il corpo in fiamme. Durante le indagini svolte all’interno del faro, il comandante Kiostrates, ciecamente fedele al re,  ritrova una pergamena contenente alcune coordinate geometriche. Per decifrare questo documento enigmatico, Kiostrates chiede aiuto al giovane egiziano Mathyatu, un indisciplinato genio della matematica rinnegato dall’università Alessandrina.  La ricerca dei due porterà alla luce i segreti nascosti del Faro di Alessandria , aumentando l’agitazione avvertita in città anche a causa dell’arrivo di Archimede di Siracusa.

Blengino cattura l’attenzione del lettore, grazie a un’indagine di omicidio ben costruita e intrigante, pur se non troppo complessa. Curioso e intelligente il riferimento all’epagogé (ἐπαγωγή,) , il procedimento di analisi deduttivo teorizzato da Aristotele, applicato all’indagine del crimine dai protagonisti della storia. Anche in questa occasione c’è una ricostruzione storica perfetta, cui si accompagna tutto il fascino legato ai miti del contesto di riferimento: dalla biblioteca di Alessandria, tempio del sapere antico e promotrice della filologia, fino al contenuto e ai meccanismi del faro. Ottima la varietà e la caratterizzazione dei personaggi primari e secondari, con un occhio di riguardo a Kiostrates e Mathyatu, che nel prosieguo del racconto subiranno un’evoluzione imprevedibile.

Spesso, vedi, il confine tra fedeltà e stupidità è sottile. Che cosa sei? Un uomo libero che si batte per il suo paese…? O un cane che esegue gli ordini del padrone?

La parte grafica affidata a Tommaso Bennato ci offre uno spettacolo visivo notevole, complice un buon livello di dettaglio ed un layout non statico.

Nella seconda storia del volume ci concentriamo sul Tempio di Artemide ad Efeso (nell’attuale Turchia), la cui costruzione definitiva si ebbe nel 560 a.C per ordine del re Creso che fece ricostruire in onore della Dea della caccia un edificio risalente all’ VIII secolo a.C..  Lodato da Antipatro di Sidone come la meraviglia senza eguali, l’Artemision era un tempio diptero octastilo ( cioè circondato da una doppia fila di colonne , di cui 8 alla facciata) che presentava una struttura ornata da decorazioni alta 79 metri e lunga 130, sorretta da circa 120 colonne di marmo in stile ionico, con al centro la statua della Dea in oro e argento.

Il racconto proposto ha luogo inizialmente  nel 356 a.C a Crisopoli, e vede protagonisti due ladri:  l’ex soldato Demeter di Smirne e lo scaltro Abder Fenice, inseguito dai debiti maturati nei confronti del perfido Lisimaco. Un giorno,  i due si imbattono fortuitamente nella carovana di una  processione religiosa  rimasta vittima di un massacro da parte di ignoti. Grazie alle parole di un sacerdote in punto di morte, si scopre che la processione partita da Delo era diretta ad Efeso e che tra le vittime della strage c’è colei che avrebbe dovuto ricoprire  il ruolo di sacerdotessa del tempio di Artemide. Illuminato dall’apparizione di un ariete, simbolo del Dio protettore dei ladri Hermes, Abder sviluppa un piano ingegnoso; utilizzando i documenti con il sigillo del culto e sfruttando le doti attoriali della bella Dafne, che interpreterà il ruolo della sacerdotessa,  il gruppo ingannerà i sacerdoti di Efeso e si introdurrà nel tempio per saccheggiare le ricchezze ivi nascoste. I piani del ladro, tuttavia, verranno presto stravolti dall’azione di nemici insospettabili.

Non ho la forza di Ettore, il coraggio di Achille o l’astuzia di Ulisse. Ma credimi….il mio nome non diventerà polvere con le mie ossa! Già, tra migliaia di anni … gli aedi canteranno ancora le gesta di Abder Fenice, il principe dei ladri!

Se finora i protagonisti degli altri racconti de Le 7 Meraviglie si erano sempre dimostrati character positivi che perseguivano fini nobili e giustificabili, con questa storia i personaggi principali acquisiscono una connotazione leggermente più negativa e diventano piuttosto intriganti. La stessa vicenda, per effetto di un ritmo abbastanza alto, risulta divertente e scorre in maniera molto più fluida rispetto a quelle precedenti, aprendosi a colpi di scena interessanti. Convincono le pittoresche rappresentazioni delle Amazzoni, le donne guerriere protettrici del santuario, e delle commedie teatrali di Aristofane. Blengino mette in scena ancora una volta l’homo homini lupus che, a causa della sua avidità, del suo odio e del suo egoismo, ha il potere di distruggere le meravigliose opere che lui stesso ha creato con tanto zelo, corrompendo tutto ciò che è puro.

I disegni di Antonio Sarchione, pur presentando alcuni sfondi un po’ approssimati e qualche espressione facciale non troppo curata, godono di un tratto morbido che offre inquadrature molto suggestive e di discreti giochi di chiaroscuro.

Nel complesso, questo secondo volume della serie rappresenta più che una conferma rispetto alle buone cose viste all’esordio. Tralasciando l’elemento troppo ricorrente delle cospirazioni politico-religiose, Blengino ha il merito principale di stimolare un’ insaziabile curiosità nel lettore su tutta la storia e le leggende che circondano ognuna delle 7 Meraviglie del mondo antico, ricordandoci di quanto l’uomo abbia una natura ambivalente.

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