Recensione: Jacovitti – Sessant’anni di Surrealismo a Fumetti

Pubblicato il 29 Novembre 2010 alle 11:53

Testi: Franco Bellacci, Luca Boschi, Leonardo Gori, Andrea Sani
Casa Editrice: Nicola Pesce Editore
Provenienza: Italia
Prezzo: € 35,00, pp. 352


A mio avviso, un amante dei fumetti degno di questo nome deve certamente concentrarsi sulle opere della letteratura disegnata presenti nel mercato; ma non può esimersi, quando ne ha la possibilità, dal leggere volumi di critica fumettistica, se realizzati egregiamente, poiché, grazie ad essi, può comprendere meglio la peculiarità di tale medium comunicativo, nonché la natura ispirativa di determinati autori o la particolarità di un genere.

Nel caso di Jacovitti, uno dei nomi fondamentali del fumetto italiano, la lettura di un saggio a lui dedicato è addirittura doverosa. Questo perché colui che è forse stato uno dei cartoonist più originali e trasgressivi del panorama culturale nazionale è un autore al quale bisogna accostarsi con l’ausilio di un valido strumento di approfondimento.

Forse coloro che ricordano Jac per fumetti passati alla storia, non solo dei comics, ma della cultura nazionale, come Cocco Bill, I Tre P o Jack Mandolino, tanto per citare i primi che mi vengono in mente, potrebbero pensare che la mia affermazione è esagerata. D’altronde, si diranno, si tratta di un autore dallo stile personale ma non tanto complesso.

Be’, sarebbe un errore considerare la questione in tal modo. E ce lo dimostrano gli ottimi Franco Bellacci, Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, che nel volume Jacovitti – Sessant’anni di Surrealismo a Fumetti, pubblicato da Nicola Pesce Editore, analizzano in maniera seria e approfondita la prolifica produzione del Maestro.

Il titolo è già significativo, dal momento che si tira in ballo il surrealismo. Effettivamente, l’ispirazione jacovittiana, tutto tranne che ‘realistica’, deve molto al movimento di André Breton; ma anche ad altre avanguardie storiche, come, per esempio, il futurismo (riscontrabile in certi stilemi grafici di Jac e negli indiavolati giochi di parole che rimandano agli esperimenti marinettiani e palazzeschiani).

Un altro fondamentale elemento affrontato dagli autori è quello della forte carica eversiva, a volte perfida, dell’umorismo jacovittiano, che causò, in epoche diverse, non pochi grattacapi al cartoonist. Il fascismo non gradì, per esempio, alcune caricature; il mondo cattolico non lo vide di buon occhio quando Jac decise di illustrare il Kamasultra per la rivista ‘Playmen’. E, soprattutto, va ricordata la triste vicenda di ‘Linus’ (a un certo punto, Jacovitti decise di interrompere la collaborazione con il mensile perché la sinistra ‘progressista’ dell’epoca fu talmente tollerante da imporne la cacciata, dal momento che si era permesso di prendere in giro le contraddizioni degli ambienti extraparlamentari degli anni settanta).

Anarchico, ribelle, anticonformista: Jacovitti è stato tutto questo e la sua straripante personalità ha lasciato la sua impronta non solo nei fumetti, nei quotidiani o nei periodici; ma anche nell’editoria scolastica (con il celebre Diario Vitt) o nella pubblicità. In un certo qual modo, Jac è stato un creativo multimediale capace di anticipare tendenze e linguaggi.

Gli autori del volume descrivono le varie fasi della sua carriera con competenza e professionalità e il libro va segnalato per la ricca ed esaustiva bibliografia, per una interessante intervista al Maestro e per l’apparato iconografico, relativo alla sterminata produzione jacovittiana, con tavole ormai introvabili e disegni realizzati in svariate occasioni, alcuni dei quali inediti.

In poche parole, questo è un saggio critico di alta qualità e non può mancare nella libreria non solo degli estimatori di Jac ma dei cultori del fumetto in generale.


Voto: 8

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