Historica vol. 26 – La Grande Guerra: Scontro tra Imperi, recensione Mondadori Comics

Pubblicato il 3 Gennaio 2015 alle 10:15

Arriva un’opera ambientata durante la Prima Guerra Mondiale imperniata su un coraggioso gruppo di soldati australiani! Non perdete una nuova pietra miliare di area bd proposta da Mondadori Comics nella collana Historica!

grande guerra scontro imperi

La guerra fa schifo. La guerra è un orrore. La guerra non è mai giusta, malgrado a volte si cerchi di giustificarla con varie motivazioni. La guerra è un incubo. La guerra implica distruzione e morte. La guerra non ha nulla a che fare con patriottismo, eroismo, democrazia, libertà e altri concetti che uomini senza scrupoli usano per sostenerla. La guerra è soprattutto fatta da uomini vittime delle macchinazioni dei potenti, in pratica di coloro che osservano tutto dalle retrovie senza rischiare mai la vita. Sono queste le amare conclusioni che si ricavano dopo la lettura de La Grande Guerra, ennesimo gioiello bd pubblicato nella collana Historica.

L’opera scritta da Stéphane Antoni e disegnata da Olivier Ormiére è ambientata nel 1915. Ci troviamo quindi nel primo conflitto mondiale e lo sceneggiatore si concentra su un esercito di soldati australiani loro malgrado costretti a confrontarsi con una realtà terribile: prima affrontano l’esercito turco nell’incubo dei Dardanelli e in seguito giungono in Francia e in altri luoghi sconvolti dai combattimenti. L’Australia, come si sa, fu colonizzata da immigrati inglesi, galeotti e poco di buono che nel giro di poco tempo sottomisero le popolazioni aborigene, cercando di distruggerne la cultura ancestrale e assumendo comportamenti razzisti.

Antoni introduce quindi i personaggi fondamentali della saga: Stucker, un ufficiale idealista che comprende sin dal principio l’autentica, orrida natura del conflitto e cerca di adattarsi, abbandonandosi alla violenza per evitare di impazzire; e Freeman, un aborigeno che ha cercato di conservare le proprie radici ed è coinvolto nel ‘dreamtime’, il tempo del sogno, un luogo mitico che per il suo popolo simboleggia un mondo migliore. Entrambi rappresentano perciò i due aspetti principali della società australiana ma nella storia non ci sono solo loro poiché Antoni descrive un universo popolato di soldati, alcuni sensibili, altri aggressivi e a volte razzisti, e di superiori non sempre irreprensibili e non privi di lati discutibili.

Antoni racconta una serie di vicissitudini di stampo bellico che non dispiaceranno agli estimatori delle war stories. Non mancano perciò combattimenti dal ritmo serrato. Ma le sequenze d’azione vanno di pari passo con quelle riflessive ed è con queste che Antoni esprime la sua netta condanna della guerra, analizzando in maniera magistrale ogni personaggio. Di tanto in tanto ci sono persino momenti di natura onirica, incentrati sulle visioni di Freeman e sul ‘dreamtime’, che non compromettono comunque il tono crudamente realista dell’opera. i testi sono secchi, non retorici, di matrice quasi hemingweyana e si rilevano citazioni colte che vanno da Walt Whitman a Sigfried Sassoon.

Il volume si compone di tre capitoli: ‘Gallipoli’, ‘Fromelles’ e ‘Hermannsburg’. Il primo ha il ritmo più adrenalinico e da questo punto di vista è il più efficace: il secondo, un incedere più lento e malinconico ma rappresenta il culmine emotivo della vicenda; l’ultima parte, invece, costituisce la degna chiusura di una story-line straziante e intensa che non lascia spazio alla speranza (perlomeno per ciò che concerne il mondo reale poiché l’autore sembra suggerire che l’unica via di fuga dalle brutture umane può essere trovata nei meandri del ‘dreamtime’, quindi nel sogno e nell’immaginazione).

La Grande Opera è inoltre impreziosito dai disegni di Olivier Ormière. Le sue figure hanno eleganza e fluidità indiscutibili e si stagliano su sfondi di impostazione quasi iperrealista. Per ciò che concerne l’aspetto grafico, dunque, abbiamo a che fare con un lavoro di grande livello. Bisogna poi prestare particolare attenzione ai primi piani dal taglio cinematografico che aiutano il lettore a comprendere i complessi stati d’animo che condizionano i personaggi; così come alle pagine dei combattimenti, dotate di notevole dinamicità e impreziosite dai colori ombrosi della brava Virginie Blancher. Odio, razzismo, potere: La Grande Guerra è una lucida disamina di queste piaghe. Da non perdere.

 

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