Il Ragazzo Invisibile – Recensione

Pubblicato il 22 Dicembre 2014 alle 00:15

Michele è un ragazzino emarginato, preda dei bulli, innamorato della compagna di classe Stella ma troppo timido per dichiararsi. Per recarsi ad una festa di Halloween, decide di indossare un pessimo costume da supereroe acquistato in un bazar cinese e scopre di poter diventare invisibile. Inizialmente, Michele utilizza i suoi nuovi poteri in maniera egoista ma, di fronte alla verità sulle sue origini, dovrà capire cosa si cela dietro alla scomparsa di alcuni coetanei.

ragazzo invisibile terra uno 2

Il Ragazzo Invisibile è il primo coraggioso tentativo di realizzare un film di supereroi italiano che cerchi di reggere il confronto con le produzioni statunitensi ed è legittimato dalla presenza alla regia del premio Oscar Gabriele Salvatores. L’ambizioso progetto crossmediale è costituito anche da un romanzo edito da Salani e da un graphic novel in tre parti pubblicato da Panini.

Il film è fortemente derivativo e si rifà a tutti i canoni del genere, citando apertamente Spider-Man in apertura. In effetti, la vita del piccolo Michele Silenzi, nomen omen, è paragonabile a quella di Peter Parker. Un nerd emarginato, tormentato dai bulli, impacciato con le ragazze e innamorato della sua compagna di classe Stella, la Gwen Stacy della situazione. Valeria Golino è la mamma single del protagonista, un po’ zia May un po’ George Stacy nel suo ruolo di commissario di polizia che indaga sulle sparizioni di minori.

Proprio quando sviluppa il suo superpotere e riesce a diventare invisibile, Michele inizia ad esistere davvero prendendosi le sue rivincite personali e allacciando un singolare rapporto con Stella che richiama l’horror svedese Lasciami entrare. Ad una prima parte piuttosto divertente, fatta di dinamiche adolescenziali e sostenuta da un buon ritmo, segue una seconda più fortemente drammatica e fumettistica che esplora le origini del protagonista tirando in ballo la Russia e i figli dell’atomo, rifacendosi agli X-Men della Marvel.

Salvatores ha voluto evitare di ricorrere alla spettacolarizzazione roboante tipica dei blockbuster americani. Nella parte finale, il film alterna momenti thrilling che ruotano attorno allo psicologo Basili, interpretato dal grande Fabrizio Bentivoglio, e culmina in un finale piuttosto ingenuo nel quale i ragazzini diventano gli eroi avventurosi della vicenda in puro stile Chris Columbus, regista e sceneggiatore di film adolescenziali quali I Goonies, i primi due Harry Potter, Percy Jackson o Gremlins, pure citato apertamente da Salvatores nella scena del bazar cinese.

Se il pubblico nostrano è abituato a considerare le metropoli americane cinematografiche come una sorta di territorio fantasy dove tutto può accadere, ci sarà bisogno di un maggiore sforzo nella sospensione dell’incredulità di fronte alla riconducibile ambientazione italiana, in una Trieste fumettistica, quasi favolistica, dove nessuno parla con accento friulano e alcuni personaggi risultano piuttosto surreali. Buono il livello degli effetti visivi di fattura tutta italiana. Attenzione alla scena durante i titoli di coda che apre ad un eventuale sequel.

La giovanissima età dei protagonista, l’assenza di autentici combattimenti, elemento comunque fondamentale in un prodotto supereroistico, e il tono ingenuo, a tratti puerile, della narrazione rendono il film un prodotto adatto soprattutto ad una platea di bambini. Con i film Marvel che hanno fissato gli standard del genere e con un prodotto come Big Hero 6 attualmente nelle sale a rivaleggiare per gli incassi natalizi, è difficile pensare che il pubblico possa premiare Il Ragazzo Invisibile. Buone le intenzioni, dignitoso ma poco esaltante il risultato.

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