Attila il flagello di Dio vol. 2 – Recensione Historica Mondadori Comics

Pubblicato il 10 Settembre 2014 alle 11:30

Si conclude l’avvincente saga di Attila il Flagello di Dio e della terribile Lupa in un nuovo volume della collana Historica scritto da Jean-Yves Mitton e disegnato da Franck Bonnet! Guerra, sesso, morte e vendetta: sono gli ingredienti di questa sorprendente produzione bd!

Historica vol. 22 – Attila vol. 2

Historica XXII

Autori: Jean-Yves Mitton (testi), Franck Bonnet (disegni)
Casa Editrice: Mondadori Comics
Genere: Avventuroso
Provenienza: Francia
Prezzo: € 12,99, pp. 154, col.
Data di pubblicazione: agosto 2014

La collana Historica ha pubblicato opere di innegabile valore e gli estimatori del fumetto di area bd (ma non solo) hanno avuto l’opportunità di leggere autentici gioielli. Molti dei lavori sono usciti nell’ambito di un singolo volume ma non sono mancate saghe in più puntate: è il caso di Attila Mon Amour, scritto dall’abile Jean-Yves Mitton e disegnato dal certosino Franck Bonnet. È concepito in ossequio alla tradizione del romanzo storico: oltre a personaggi realmente esistiti, infatti, ne appaiono altri del tutto immaginari e le vicende si collocano in un contesto temporale descritto dall’autore in maniera accurata.

Questo secondo volume dedicato ad Attila include quindi gli ultimi tre capitoli della story-line che assume toni molto più cupi, violenti e drammatici dei precedenti. Tutto ruota intorno a due figure. La prima è Attila, il Flagello di Dio, che nella sua irrefrenabile sete di conquista inizia ad incutere timore a Roma; la seconda è l’aggressiva Lupa, alias Galla Placidia, figlia dell’imperatore Valentiniano III e da questi ripudiata. Con la complicità del generale Ezio, altro character fondamentale della saga, Galla è condannata alla crocefissione per essersi rifiutata di convertirsi al cristianesimo. Tuttavia, è sopravvissuta e dopo svariate vicende si è unita a un circo errante, assumendo l’identità della Lupa, donna aggressiva che si atteggia a belva feroce.

Ma in seguito Galla entra nella vita di Attila e, grazie al suo innegabile erotismo, inizia a manipolarlo. Naturalmente la donna ha i suoi scopi e le dinamiche psicologiche che si instaurano tra i due sono uno degli elementi più interessanti della trama. Pure Ezio, però, gioca un ruolo rilevante, dal momento che, al di là delle diversità di opinioni e di cultura, è amico del perfido Attila. Con questi dettagli Mitton delinea una storia articolata e complessa che ha la profondità di un romanzo e sviluppa una serie di intrighi e complotti che coinvolgono innumerevoli personaggi, sullo sfondo di una tragedia dal pathos quasi shakespeariano.

Il tema della vendetta è ricorrente così come è onnipresente il concetto delle divisioni e delle guerre, spesso provocate non solo da diversi stili di vita ma da opposte visioni religiose. Il cristianesimo, infatti, è usato come arma per distruggere i pagani ma pure le credenze orientali assumono analoga valenza. Tuttavia, l’autore opta per l’equidistanza, non dà giudizi e ogni ‘attore’ di questo monumentale affresco narrativo non è esente da colpe, difetti e negatività. Nessuno, in poche parole, può dirsi completamente buono o cattivo. Vale per Attila, per la stessa Lupa, per Ezio e per gli altri character. La struttura narrativa è poi contrassegnata da numerosi flahsback, veri e propri racconti all’interno dei racconti. Tramite essi, Mitton descrive il passato della Lupa e di Ezio con dettagli che rendono più comprensibili molte delle loro azioni.

Un altro elemento peculiare della storia è quello degli scacchi. Attila ed Ezio sono impegnati in un’interminabile partita che diventa metafora delle loro stesse esistenze. La vita, sembra quasi volerci dire Mitton, è una sfida in cui i giocatori si contrappongono usando altri individui come pedine. Ed è esattamente ciò che avviene nella trama ed è significativo che il presente volume inizi e finisca proprio con una partita a scacchi.

Non manca l’erotismo, ovviamente simboleggiato dalla Lupa, che ha sfaccettature violente, quando non sadiche. Mitton a volte si concede qualche esagerazione (come nel caso, per esempio, della sequenza in cui la Lupa lotta con una fanatica cristiana e la sconfigge costringendola a subire un rapporto saffico) ma nel complesso è l’ingrediente che rende intrigante Attila Mon Amour. Il sesso è il simbolo dell’aggressività delle pulsioni umane e degli istinti irrefrenabili che dominano i protagonisti. Tutto ciò è espresso da Mitton con testi e dialoghi ben curati.

Ma l’opera è pregevole anche per l’aspetto grafico. Franck Bonnet ha uno stile naturalistico che ricorda gli esiti espressivi dei comics americani degli anni settanta, in particolare di John Buscema e delle sue classiche storie di Conan, ed è accurato nella rappresentazione dei paesaggi, degli accampamenti, degli squallidi villaggi pagani, delle armi, delle divise e dei maestosi palazzi degli imperatori romani; e caratterizza con abilità le figure umane, riuscendo a raffigurare le intense emozioni che le animano, tramite sguardi, smorfie e posture dei corpi. Le sequenze imperniate sull’azione e sulle battaglie hanno grande dinamismo ma quest’ultimo è presente pure in quelle apparentemente più statiche e riflessive. In ogni pagina si ha sempre l’impressione che Attila o la Lupa o altri character siano in procinto di aggredire qualcuno. Questi tre capitoli conclusivi di Attila Mon Amour sono dunque di grande livello qualitativo. Da non perdere.

Voto: 8 ½

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