Into the storm – Recensione in anteprima

Pubblicato il 26 Agosto 2014 alle 23:16

La cittadina di Silverton, in Oklahoma, viene devastata da una serie di tornado il più grande dei quali deve ancora colpire. In lotta per la sopravvivenza, il vicepreside Gary Morris si mette alla ricerca dei suoi due figli e s’imbatterà in un gruppo di coraggiosi cacciatori di tornado e in due spericolati youtuber, stunt amatoriali in caccia di emozioni forti.

Into the storm

Into the storm

Titolo originale: Into the storm
Genere: Azione, drammatico
Regia: Steven Quale
Interpreti: Richard Armitage, Sarah Wayne Callies, Jeremy Sumpter, Nathan Kress
Paese: USA
Durata: 89 min.
Casa di produzione: Broken Road Productions, New Line Cinema, Village Roadshow Pictures
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 8 agosto 2014 (USA), 27 agosto 2014 (Italia)

Continuano i saldi di fine agosto e la case di distribuzione grattano il fondo del barile mandando nelle sale prodotti di quart’ordine spacciati per blockbuster. In questo caso si tratta di un b-movie del filone catastrofico da retrocedere immediatamente in serie C. Steven Quale, regista di Final Destination 5, non esattamente un merito, cerca di imbastire il film in chiave mockumentary ma finisce per combinare un terribile pasticcio.

Le dinamiche tra i personaggi sono tanto banali da essere imbarazzanti. Richard Armitage, il Thorin Scudodiquercia de Lo Hobbit, è un severo vicepreside in conflitto generazionale con i figli. La catastrofe che si abbatte sulla città sarà la consueta prova da superare per rinsaldare la loro unione. Sarah Wayne Callies, la Lori di The Walking Dead, fa parte di un gruppo di cacciatori di tornado e desidera tornare da sua figlia che non corre però alcun pericolo e l’arco narrativo del suo personaggio riserva minor tensione.

Da un punto di vista stilistico, il film è un fallimento totale. Le riprese amatoriali in soggettiva, peraltro inutili, sono intervallate da una regia tradizionale mandando così all’aria qualunque tentativo di immergere il pubblico nella storia attraverso gli occhi dei protagonisti. Oltretutto, se i cacciatori di tornado e e i due youtuber idioti in stile Jackass hanno un valido motivo per avere una videocamera, i due figli del vicepreside si trovano a riprendere quello che accade attraverso un forzoso pretesto narrativo. E, guarda caso, i tre gruppi dotati di videocamere finiranno per incontrarsi.

Nonostante un budget esiguo, appena cinquanta milioni di dollari, gli effetti visivi sono di buon livello ma le scene catastrofiche non denotano nulla di nuovo. Sembra che non muoia praticamente nessuno. Si vedono sì e no un paio di feriti e neanche un cadavere in giro. Le situazioni più drammatiche vengono risolte all’insegna del buonismo verso uno scontato lieto fine.

Il film si risolve in una stucchevole retorica sulla felicità di vivere e il presente e butta lì un messaggio ecologista appena appena accennato. Lo spettacolo è trito e ritrito, il lavoro di scrittura imbarazzate e la storia si rivela irritante a tratti. Un’operazione debole e inutile che sbaglia il colpo sotto ogni punto di vista. Un vero disaster, ma non nel senso che avrebbe voluto il regista.

Voto: 4

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