Tex: Verso l’Oregon, la nuova recensione del Texone di Manfredi e Gomez

Pubblicato il 3 Aprile 2014 alle 11:30

Nel 25° Texone, Tex e Carson sono alle prese con un assassino psicopatico e con una carovana di zitelle in cerca di marito. Quale situazione darà loro più problemi? Una storia di Gianfranco Manfredi (Magico Vento) con le matite del grande Carlos Gomez!

Tex Oregon 300dpiTex: Verso L’Oregon

Autori: Gianfranco Manfredi (testi), Carlos Ernesto Gomez (disegni)

Casa Editrice: Rizzoli/Lizard

Genere: Western

Provenienza: Italia 2011

Prezzo: 24 Euro, cartonato, 21×28 cm, 256 pp b/n.

Data di Pubblicazione: Febbraio 2014

Verso l’Oregon fu recensito da noi di Mangaforever.net già alla sua uscita per la Bonelli nel 2011. Ora, presentare la nuova edizione Rizzoli Lizard ecco una recensione da un punto di vista diverso, quello di un lettore per la prima volta alle prese con il Ranger della casa editrice milanese.

“Come è noto, Tex è il personaggio che tutti i disegnatori sognano di disegnare almeno una volta nella vita”

Queste sono le prime parole di Carlos Gomez, disegnatore argentino famoso in Italia soprattutto per Dago, nella breve intervista che apre l’edizione Rizzoli Lizard del 25° “Texone”: Verso l’Oregon. E si può dire che questa collana, con le sue grandi tavole, sia nata proprio per realizzare questo sogno: sulle sue pagine hanno lavorato artisti come Magnus, Joe Kubert e Goran Parlov.

Prima di lodare il gran lavoro di Gomez, che degnamente va ad aggiungersi a quella lista, parliamo anche della sceneggiatura di Manfredi. La storia di Verso l’Oregon vede Tex e Kit Carson sulle tracce dell’assassino di un Ranger che muovendosi di città in città si lascia dietro una scia di cadaveri. Mentre la seguono, i due pard si troveranno a proteggere (e a guidare, o a tentare di farlo)  un gruppo di agguerrite donne in viaggio verso un possibile matrimonio “per corrispondenza” organizzato da un’associazione religiosa.

Quando un fumetto ha una vita editoriale lunga quanto quella di Tex, è inevitabile che si parli di periodi di stanca. E anche se non sono mai stato un lettore del ranger (a parte qualche storia “classica”: Mephisto, El Morisco…) le voci che avevo captato negli anni passati sullo stato della serie erano proprio su un personaggio un po’ imbalsamato dalla sua iconicità. Bene, evidentemente sono stato fortunato, perché il Tex di Manfredi è stata una bella e inaspettata scoperta: una storia scritta in modo moderno e interessante ambientata in un west non stereotipato e, specialmente, un Tex credibile oltre che come eroe e investigatore, anche come uomo. In ogni scambio di battute con le ingenue (ma tutt’altro che indifese) fanciulle che è costretto a scortare, si intuisce il disagio del maschio non abituato a dover discutere con una donna: abituato ad essere obbedito senza doversi spiegare, Tex per molto tempo non riuscirà a capirsi con la carovana da Venere. A fare da mediatore tra le due parti sarà il saggio (e un po’ dongiovanni) Kit Carson, che grazie all’età evidentemente ha imparato meglio del suo capo come trattare con le donne.

Se la “trama secondaria” delle mogli per corrispondenza (basata su fatti reali, ed è noto quanto Manfredi sia abile nel mescolare la Storia alle storie) brilla per qualità di scrittura, quella principale dell’inafferrabile assassino apparentemente senza movente non è da meno. Un personaggio, di nuovo, moderno. Magari non originalissimo, ma neanche monodimensionale. Non è solo un bersaglio per Tex, ha una sua storia e si potrebbe quasi parteggiare per lui.

Chiudiamo il cerchio con le preannunciate lodi a Gomez. I suoi primi piani sono incredibili, con i volti che esprimono perfettamente un’ampia gamma di emozioni. I suoi disegni aiutano, e molto, i personaggi a sembrare realistici: Tex si arrabbia, è sorpreso, affronta qualcuno a muso duro; Carson fa il marpione o si prende gioco del suo pard; l’assassino prova terrore, le donne fanno il classico sguardo parla-pure-tanto-faccio-quello-che-voglio. All’estremo opposto, i campi lunghi e gli ambienti sono curatissimi e affascinanti. Si vede che l’artista argentino credeva sul serio alle parole dette nell’intervista. (Chi scrive spera che torni con la stessa passione su Dago, in cui ultimamente ha un po’ abusato di vignette “zoomate” e trucchetti tecnologici simili ).

In conclusione questa nuova edizione di Verso l’Oregon è un’occasione per chi, come me, è curioso di conoscere un po’ meglio (o per la prima volta) questo personaggio che da decenni domina le edicole italiane. Non perdetela, per tutti i diavoli!

Voto confermato: 9

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