Monuments Men – Recensione

Pubblicato il 17 Febbraio 2014 alle 23:09

1943. Gli Alleati stanno riportando vittorie decisive sulle forze dell’Asse. Il Tenente Frank Stokes convince il Presidente degli Stati Uniti a mettere insieme un’unità composta da sette esperti d’arte per poter recuperare e mettere al sicuro le opere trafugate dai nazisti che rischiano di andare distrutte nel conflitto. Il team verrà chiamato Monuments Men.

Monuments Men

Titolo originale: The Monuments Men
Genere: Drammatico
Regia: George Clooney
Interpreti: George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin
Provenienza: USA, Germania
Durata: 118 min.
Casa di produzione: Columbia Pictures, Fox 2000 Pictures, Smokehouse Pictures, Studio Babelsberg
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Data di uscita: 7 febbraio 2014 (USA), 13 febbraio 2014 (Italia)

“Vale la pena mettere a repentaglio la vita di otto soldati per salvarne uno?” domandava Steven Spielberg nel suo Salvate il soldato Ryan. Traendo spunto dal libro Monuments Men: Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia di Robert M. Edsel, George Clooney, in veste di regista, produttore, sceneggiatore e interprete principale, chiede invece se valga la pena sacrificarne sette per salvare delle opere d’arte.

Clooney sembra rifarsi in parte proprio all’epica del film di Spielberg mescolandovi qualche suggestione da Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Il cast di altissimo livello dovrebbe sorreggere la storia ma finisce per essere una bomba inesplosa mettendo a nudo i limiti del regista nel dirigere un’opera corale che vorrebbe essere un po’ dramma, un po’ commedia e un po’ film di guerra e risulta non essere né carne né pesce.

Davanti allo spettatore si dipana una sequela di fatti e di scene didascaliche messe insieme senza grossa enfasi. I personaggi sono sviluppati in maniera superficiale, non si riesce ad affezionarsi a nessuno e la loro sorte non trasmette vere emozioni. La narrazione è molto dispersiva. Matt Damon ha poco spazio come pure Cate Blanchett nel ruolo di una coraggiosa collaborazionista. Due giganti del dramedy come Bill Murray e John Goodman risultano sprecati al servizio di una sceneggiatura che non li esalta e di gag comiche piuttosto scialbe. Anche il francese Jean Dujardin, appena visto in The Wolf of Wall Street, sta in scena pochissimo.

Il tema principale della storia, l’importanza delle opere d’arte, patrimonio inestimabile dell’umanità a fronte delle vite umane da sacrificare per la loro salvaguardia, è trattato in maniera piuttosto sommaria. Qua e là, Clooney si lascia andare a qualche immancabile glorificazione patriottica e cerca invano di dare profondità a dialoghi privi d’inventiva. L’epilogo cita ancora Salvate il Soldato Ryan con una comparsata del padre di Clooney nel ruolo del figlio da vecchio.

Una rivisitazione in chiave fiction di un’importante pagina di storia che resta però inerte nello sviluppo, carente di idee e con uno stuolo di grandi attori totalmente sprecato. Non emoziona, non diverte e si avvinghia in una prevedibile retorica. Senz’anima.

Voto: 5

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